Il 25 giugno ha segnato l’ultima data per il famoso Taormina Book Festival
Spesso, soprattutto al giorno d’oggi, soprattutto per i giovani, è difficile credere nei propri desideri, sembrerebbe vivere nelle proprie fantasticherie e dimenticare la realtà che ci insegna a ricercare soltanto un personale tornaconto economico, il miglior rapporto qualità-prezzo, la realizzazione più efficace e veloce; sembra che credere nei propri desideri sia ingenuità, superficialità o, peggio ancora, follia, ma come evitare i desideri se costituiscono la natura più profonda di noi stessi?
È un segno importante, quindi, per la nostra società che un festival abbia fede nel coraggio di credere nei propri desideri, pur imparando a intravedere in essi la realtà. Cerchiamo concretezza, sicurezza ma, senza desideri, ottenerlo è impossibile, senza desideri ogni cosa sarebbe irrealizzabile.
Questo ha insegnato il Taobuk, in tutte le sue giornate, e continua a farlo, con i grandi eventi conclusivi del 25 giugno.
Matteo Nucci e Silvana Grasso espongono al pubblico, tramite i loro testi, il rapporto tra Eros e Disìo, soprattutto in Sicilia. A descrivere la Sicilia è, poi, Pietrangelo Buttafuoco, tramite il suo paradigma del desiderio che i più grandi autori del Novecento ne hanno delineato. Nel pomeriggio verranno, ancora, tracciate le coordinate di una Sicilia desiderio d’altrove e immagine del desiderio, grazie a Samuele Mazza, Paolo Patanè e Costanza Messina.
Alle 16,00, a Palazzo Ciampoli, Marino Bartoletti si racconta al pubblico, aprendo le porte del suo mondo.
Ancora Leonardo Da Vinci protagonista, grazie a Jacopo Stoppa e Giovanni Agosti, “la misura dell’uomo è la misura della sua sensibilità verso lo spazio che occupa”.
Alle 17,30, la masterclass di Orazio Tomarchio per delineare la linea sottile tra Eros e Desiderio nell’arte della Bellezza, con la truccheria CHERIE.
Cosa significa davvero popolo, democrazia, e cosa è il desiderio di sovranità? Ne discutono uno storico di fama internazionale e un economista tra i più apprezzati, intrecciando le loro conoscenze, Emilio Gentile e Federico Fubini, alle 18,00, a Palazzo dei Duchi di Santo Stefano.
All’NH Collection, alle 18,30, Paolo Stella racconta il desiderio di comunicare e il bisogno di esistere nell’era dei social.
In Piazza IX aprile, alle 20,00, Caravaggio diviene protagonista, tramite gli studi di tre personalità d’eccezione, l’italianista Salvatore Nigro, il generale Roberto Riccardi e il regista Roberto Andò.
Alle 21,00, Andrea Purgatori, tra i più grandi sceneggiatori italiani, conclude il festival, presentando in anteprima il suo primo romanzo “Quattro piccole ostriche”, un thriller internazionale il cui desiderio è far luce su tanti coni d’ombra.
Sono, inoltre, rimaste aperte durante tutte queste giornate le tre mostre d’arte “Questa è la certezza dal cuore” a Palazzo Ciampoli, titolo tratto proprio dalla frase del diario di un siciliano, tra i testi protagonisti che accompagnano le opere; “Danzando con la mente”, all’ex Chiesa del Carmine, fotografie di premi Nobel, attori, musicisti e sopratutto autori, di Leonardo Cèndamo; e “De_sidere” al Palazzo Duchi di Santo Stefano, in cui Sergio Fiorentino gioca sull’etimo del termine desiderio, -de, prefisso latino privativo e sidus, stella. Desiderare come mancanza di stelle e la loro ricerca appassionata che le sue opere cercano di raffigurare a pieno.
In queste giornate, anche il Taokids ha affascinato grandi e piccini con giochi, feste, e una grandissima caccia al tesoro conclusiva, mentre il Taormina cult ha permesso di compiere suggestive passeggiate tematiche negli svariati luoghi della letteratura e del cinema a Taormina.
Un festival capace di soddisfare qualsiasi desiderio. Tanti i complimenti e i meriti dei volontari del Taobuk, giovani studenti vero motore del festival, disponibili 24 ore su 24, pronti a svolgere qualsiasi ruolo venisse loro assegnato, anche quello del tutto inaspettato, senza l’impegno dei quali la realizzazione del festival sarebbe stata impossibile. Instancabili e sostenuti soltanto dalla forza inarrestabile dei loro desideri.
Avere davvero il coraggio di desiderare è come compiere quel salto nel vuoto kierkegaardiano, è rischiare, ma tutti abbiamo bisogno di farlo per dare un senso alla nostra vita, tutti abbiamo bisogno di essere un po’ folli-savi, perché in fin dei conti il vero folle è solo chi non desidera più. Dal festival si torna a casa con la consapevolezza di dover difendere i desideri, senza lasciarli chiusi in un cassetto ma lottando per realizzarli, perché se anche così non dovesse essere, c’è sempre tempo, spazio e possibilità per costruirne di nuovi. Il desiderio alimenta il desiderio e rende il mondo un posto migliore.