Il presidente, oggi liquidatore, Micali risponde alle dichiarazioni pubbliche del rettore dell’Università di Messina
MESSINA – Riceviamo e pubblichiamo una precisazione del presidente, oggi liquidatore, Antonino Micali in relazione alle dichiarazioni pubbliche del rettore dell’Università di Messina in occasione della presentazione degli impianti alla Cittadella sportiva universitaria.
“La gestione del Cus UniMe dal 2013 al 2020”
Apprendiamo con rammarico, rimanendo basiti, di alcune dichiarazioni rilasciate dal rettore dell’Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea. Facciamo chiarezza sulla gestione ad opera del Cus UniMe della Cittadella sportiva universitaria dal 2013 al 2020. Una gestione di successo come quella del Cus UniMe.
La gestione della manutenzione delle piscine e la relativa compilazione dei registri di controllo acque veniva effettuata da una ditta a cui il Cus aveva dato in affidamento il servizio, dopo opportuna evidenza pubblica. Detti registri, sino a quando a gestire era il Cus Unime, venivano custoditi in un armadio metallico nei locali dell’infermeria della piscina coperta che dovevano essere resi ispezionabili in qualsiasi momento da parte dei funzionari dell’Asp, anche senza la presenza del gestore e che di fatto venivano effettuate quasi mensilmente. Nei registri era obbligo segnalare quotidianamente, tutte le manovre e qualsiasi anomalia si presentava nell’intero circuito dell’acqua: filtri e vasca comprese.
Inoltre, in autocontrollo, il Cus UniME aveva stipulato, anche se non dovuto per legge, una convenzione con il Dipartimento ChiBioFarAm dell’Università di Messina proprio per innalzare gli standard qualitativi e di controllo nella gestione delle acque e delle piscine. Quando si verificavano anomalie, venivano registrate e immediatamente si interveniva, procedendo anche con la chiusura temporanea, per mettere in opera i protocolli previsti sulla base del problema riscontrato. Queste precisazioni sono a tutela dell’operato del Cus UniME, della professionalità dei funzionari dell’Asp, del Dipartimento ChiBioFarAm dell’Università di Messina e dell’allora gestore del servizio.
Non si è mai verificato che il Cus Unime lasciasse aperto l’impianto in caso di situazioni critiche che potessero ledere l’incolumità e la salute delle persone. È opportuno ricordare al Rettore che proprio negli anni del suo insediamento avvenuto nel 2018, nella piscina coperta abbiamo cambiato i filtri, rifatto la vasca di compenso, abbiamo ripristinato l’impianto di riscaldamento dell’acqua operando su tutta una serie di apparati dopo un incendio all’interno della centrale energetica, mentre nella piscina scoperta è stata rifatta la vasca di compenso, sono stati impermeabilizzati tutti i canali di scolo, è stato cambiato il quadro elettrico di controllo, sono state sostituite tutte le caldaie di riscaldamento dell’acqua, è stato piastrellato il fondo della piscina ed altri piccoli e grandi lavori.
Tutti questi lavori di straordinaria manutenzione sono stati eseguiti con i fondi del Cus UniMe che si è sostituito all’Università, proprietaria degli impianti ma che non aveva accolto gli appelli provenienti dal gestore. Inoltre, il Rettore, prima di rilasciare dichiarazioni, come quando asserisce “adesso l’acqua è perfetta”, dovrebbe leggere cosa dicono gli utenti sullo stato dell’acqua di tutte e due le piscine.
A tal proposito, non so cosa intenda il Rettore quando afferma “abbiamo rifatto integralmente il sistema di filtraggio di entrambe le piscine” perché i filtri della piscina coperta sono stati cambiati dal Cus UniMe, mentre quelli della piscina scoperta sono ancora li. Per quanto riguarda il soffitto, premesso e ribadito che la gestione della manutenzione straordinaria spettava all’Università proprietaria degli impianti, va precisato ancora una volta che, diverse volte, per evitare chiusure e creare danno all’utenza e agli sportivi, è intervenuto il Cus con propri fondi e ciò è stato fatto sino al 2020.
Comunque, giusto per verità di cronaca, bisogna fare presente che il vantato intervento di asporto dei calcinacci dal tetto della piscina coperta, non ha fatto altre che ripristinare le condizioni esistenti dopo che un analogo intervento era stato eseguito dalla passata amministrazione. Purtroppo, si tratta sempre di un palliativo e non di un intervento radicale, così come dovrebbe essere fatto, che, quanto prima, si ripresenterà. Forse a questo punto sarebbe opportuno che degli ispettori preposti ispezionassero seriamente il tetto della piscina coperta della cittadella per evidenziare le eventuali criticità strutturali, al fine di individuare gli opportuni interventi e al fine di rassicurare i tanti frequentatori.
Anche sul manto di erba sintetica, rinvenuto accatastato un una parte della cittadella, occorre fare chiarezza. L’operato del Cus UniMe, sin dall’inizio del suo insediamento in cittadella, è stato improntato al risparmio, al riciclaggio e al rispetto dell’ambiente e del verde. A tal proposito, volutamente, non abbiamo mandato a discarica gli oltre 12 mila metri quadri di manto in erba sintetica che erano stati rimossi dal campo di calcio a undici dopo il rinnovo con un manto di ultima generazione, regolarmente omologato Figc. Il manto rimosso, in parte, è stato frazionato e donato a molti operatori che ne hanno fatto richiesta.
La rimanente parte è stata riutilizzata come pacciamatura nei tanti interventi di piantumazione. Tale pratica era stata consigliata dal giardiniere dipendente dell’università, e viene praticata per non fare crescere erbe infestanti lì dove vengono piantati arbusti, piante e verde di ogni genere. Basta dare uno sguardo alle scarpate appena si entra in cittadella, sul lato destro, e scoprire che sotto le centinaia di lantane il colore verde è dato proprio dal manto dismesso.
Gli ultimi centinaia di metri quadri rimasti erano stati accatastati accanto al campo di calcio ad undici, visibili e non occultati e dovevano servire per continuare l’opera iniziata, interrotta dallo stesso Cuzzocrea con la nota risoluzione unilaterale della convenzione. Quello che invece va sottolineato è che il verde prima veniva curato e accudito meticolosamente. Ciò che mi preme è anche ricordare e valorizzare gli anni di cure e cospicui investimenti del Cus UniMe, evidenti ai più e ai tanti frequentatori della cittadella.
E andiamo alla questione dell’omologazione del campo di calcio ad undici. Il Cus UniMe, come emerge dalla relazione redatta dal presidente del Cus, nel proporre la ristrutturazione del campo di calcio a 11, ha sempre e chiaramente specificato che i lavori erano finalizzati per un recupero ad uso servizio e non per attività sportiva agonistica. Tant’è che gli uffici: tecnico e contabile dell’Università e la passata amministrazione, concordi che con le somme a disposizione non si poteva intervenire radicalmente, avevano rilasciato il visto esecuzione regolare dei lavori e la loro conformità alle previsioni.
Si pensi che, per rifare il campo secondo le linee dettate dalla Figc, sarebbero serviti oltre un milione di euro contro i poco meno di 215 mila spesi per riportare l’impianto ad una funzionalità di base. Comunque, il Cus UniMe aveva avanzato richiesta di omologazione alla federazione ma tale percorso è stato interrotto dalle posizioni assunte dall’Università.
Infine, per quanto riguarda lo smarrimento dei progetti, si fa sommessamente rilevare che tale aspetto riguarda gli uffici preposti dell’Università. Ci teniamo, comunque a precisare che, quando il Cus UniMe è stato coinvolto in realizzazioni, quali Club House, tettoia impianto di riscaldamento piscina scoperta, Palagym, ecc., lo ho sempre fatto producendo tutte le autorizzazioni di legge.
Presidente, oggi Liquidatore del Cus UniMe, Antonino Micali