La cultura del Mediterraneo è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene, Roma e Mecca, la città santa per l’Islam.
A motivo della sua posizione strategica, la penisola italiana è protagonista del contesto geopolitico mediterraneo. La Sicilia, poi, è particolarmente rilevante per tutte le dinamiche che interessano il nostro mare, il Mare Nostrum, specialmente per le rotte migratorie dall’Africa. Caterina Resta, filosofo teoretico dell’Università di Messina, è più volte tornata sul tema, interrogandosi sulla identità mediterranea. Cosa è il Mediterraneo? Chi è il Mediterraneo?
Il testo Geofilosofia del Mediterraneo(Mesogea, 2012) parla a noi, di noi. Nonostante il nostro modo di vita americano (o americaneggiante), non siamo affatto atlantici: siamo mediterranei. Il nostro modello è l’Ulisse omerico, il protagonista dell’Odissea, e non l’Odisseo dantesco, che si avventura oltre le Colonne d’Ercole verso l’oceano aperto e illimitato. Il pluriverso mediterraneo – la molteplicità dei versi, delle direzioni – ci definisce intimamente. Ed è un errore, suggerisce Caterina Resta, il ritenere l’America, e cioè l’estremo Occidente (il Far West), come il nostro destino. “La politica della comunità europea […] appare rivolta verso Ovest, verso la costa nordamericana”, denuncia nel testo. Bisogna piuttosto ricondurre lo sguardo di questa Unione Europea alla vera culla della nostra civiltà, al mare che le è proprio.
Ebbene, continua la Resta, “rivendicare la matrice mediterranea dell’Europa significa riconoscere la complessa articolazione da cui ha tratto la sua peculiarità il primo Occidente, la quale non può essere limitata semplicemente all’eredità ebraico-cristiana o greco-romana, ma include a pieno titolo anche quella arabo-islamica”.
Da questo punto di vista, le migrazioni attuali non costituiscono uno scandalo per il tessuto culturale dell’Italia e di tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’elemento islamico è parte del nostro DNA. Il mondo islamico “è fratello nemico e complementare, la cui ostilità e rivalità rivelano anche la natura mimetica di un rapporto che ha conosciuto momenti di profonda osmosi”, scrive con estrema chiarezza la Resta.
Nel 2011 Papa Benedetto XVI dichiarava: “La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma” (discorso al Reichstag di Berlino, 22 settembre 2011). Ebbene, si potrebbe aggiungere che la cultura del Mediterraneo è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene, Roma e Mecca, la città santa per l’Islam, simbolo di austerità, profondità e rigore spirituale.
Continua Caterina Resta: “Il Mediterraneo è dunque il luogo per eccellenza della relazione, del rapporto, dell’incessante interrogare, del continuo incontrarsi del proprio e dell’estraneo. Luogo della traduzione interminabile”. E se la traduzione implica uno sforzo interpretativo tra due o più mondi culturali, l’accordo finale sarà un legame saldo, una unione radicata, il risultato di un incontro/scontro ermeneutico a cui siamo già stati abituati da secoli di convivenza e coabitazione. E così “l’accordo mediterraneo”, conclude la Resta, “può scaturire solo dal conflitto delle interpretazionie dal paziente lavoro di traduzione di una lingua nell’altra”.
Ma guai a confondere questo genere di conflitto – conflitto ermeneutico, per l’appunto – con conflitto armato. Bisogna vigilare affinché questo processo non sfoci in guerra aperta, come invece vuole qualche moderno alfiere dello scontro tra civiltà.
Il testo risulta esaurito. Come fare per reperirlo? Grazie. Prof. Francesco Villano