Nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente Mattarella, Giuffè racconta la sua impresa e si racconta: dalle sfide aziendali alla politica, passando per la vita privata
CAPO D’ORLANDO – Due figli, 3 nipoti, un’azienda con 800 dipendenti sparsi in 3 continenti che ha però il core business ben saldo nella casa madre: Capo d’Orlando. Le radici del colosso Irritec sono siciliane e ancora oggi il patron Carmelo Giuffè, uno dei 2 siciliani nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica, ci tiene a dire che è proprio grazie a queste radici, la lavoro quotidianamente svolto con i suoi ragazzi nello stabilimento di Rocca di Capri Leone, che l’azienda è diventata la quarta azienda nel mondo per fatturato nel settore degli impianti di irrigazione. In nessun altro posto sarebbe stato possibile, spiega Giuffè, per il quale la Sicilia è anche il miglior laboratorio per testare gli sviluppi tecnologici. L’imprenditore orlandino tra qualche giorno parteciperà ad una colazione con Mattarella e nel prossimo autunno sarà premiato insieme ad altri 24 esponenti del mondo produttivo italiano.
La storia “ufficiale”
Parla di un’azienda nata nel ’74 quando Carmelo prende in mano la società del padre che si occupa di avvolgibili, si appassiona al profilo “tecnico” e innovativo del business e comincia a produrre impianti di tubazione. In breve l’azienda cresce, innova il settore, diventa leader nel settore degli impianti di irrigazione a goccia, così importanti per l’agricoltura. Nei decenni successivi lo stabilimento cresce, da Giplast diventa Siplast e poi Irritec, dà lavoro ai giovani di una intera area siciliana, l’impresa fonda basi logistiche e produttive in diversi posti del mondo, dagli Stati Uniti alla Spagna, dal Messico al Brasile.
Il nodo delle terze generazioni di impresa
Oggi i suoi due figli lavorano per l’impresa di famiglia e. come il padre, hanno deciso di rimanere ancorati al territorio d’origine. Giulia Giuffrè è una delle poche donne componente di cda di società leader dei settori produttivi, rappresentante di quella sparuta flotta di terza generazione delle famiglie imprenditoriali che non lascia la Sicilia. “Sono ovviamente molto contento che i miei figli siano rimasti qui e lavorino con me – confessa il manager – ma mi rendo anche conto che crescendo le esportazioni estere, probabilmente il nostro prossimo passo sarà creare una sede stabile internazionale, che necessiterà certamente di un controllo diretto”, confessa.
Quasi l’80% dei nipoti dei fondatori, raccontano i dati, è invece costretta ad andarsene. Tra i tanti riconoscimenti alle persone ed all’azienda in sé, Giulia è stata premiata dall’Onu tra i dieci professionisti che nel mondo hanno favorito i principi del Global Compact.
L’importanza della ricerca e della prospettiva green
Oggi infatti la Irritec è passata dalla sola produzione agli investimenti in ricerca. In azienda ci sono circa una ventina di persone che si occupano di innovazione tecnologica e sviluppo e sono numerose le collaborazioni con le più importanti università italiane. Il focus, oggi, è sull’abbattere lo spreco di acqua e l’impatto ambientale. “Lavoriamo cercando di recuperare quasi al 100% i prodotti “di breve durata” che forniamo, andandoli a recuperare e riportandoli a casa”, spiega a titolo di esempio Carmelo Giuffrè.
Nonno, imprenditore e sportivo. “Ma non parlatemi di politica!”
Dai figli ai nipoti: sono 3, ancora piccoli, e nonno Carmelo se li gode ogni volta che può. Quando il lavoro glielo consente, smanetta con ogni tipo di nuovo ritrovato tecnologico, va a mare, va in bicicletta e vola con gli ultraleggeri. La politica? La intende come la intendono gli imprenditori di razza: “Non bisogna confondere gli affari con l’economia, l’utilità, la politica. Quindi se anche lei vuole chiedermi del ponte sullo Stretto – dice – le rispondo che secondo me è fondamentale. Ma che soprattutto lo sono una ferrovia che arriva fino a Palermo, i porti, insomma le infrastrutture in generale”. Fondamentali per cosa? Ovviamente per fare sì che anche realtà come la Irritec restino in Sicilia per fare crescere l’occupazione e l’economia dell’Isola, per salvare quelle terze generazioni di industriali costrette solitamente a fuggire.
Il cavaliere Giuffrè merita tutta la nostra ammirazione per il successo imprenditoriale che ha ottenuto, sicuramente con grande impegno, coraggio e capacità.
E’ lecito chiedersi se gli stessi risultati li avrebbe ottenuti in patria, ancor di più in Sicilia. La risposta è assolutamente no. Da noi non basta il coraggio e la forte determinazione; infatti, lo strangolamento delle tasse e della italica asfissiante e paralizzante burocrazia avrebbe sicuramente avuto la meglio ! Considerata anche l’abominevole e spregevole attività estorsiva degli endemici gruppi malavitosi, è abbastanza pacifico pensare che l’emerito Cavaliere Giuffrè non gli sarebbe stato consentito avere la stessa eccellente sorte professionale.
Ehm in realtà li ha ottenuti proprio in “patria”, gli stabilimenti irritec sono a capo d’Orlando…
Un imprenditore che onora l’Italia nel mondo ogni giorno con le sue altissime competenze professionali, accomunate da una straordinaria capacità innovativa che fa la differenza, soprattutto in Sicilia, dove è difficilissimo fare impresa per mille ragioni, che declinare tutte è veramente arduo. Ma mi limiterò solo ad alcuni aspetti che sono purtroppo molto onerosi e difficili da superare per competere in una economia sempre più globale. Parliamo delle nostre autostrade gestite dal C. A. S. e dall’Anas che negli anni anziché migliorare si sono trasformate in delle “Parigi-Dakar”, senza che i nostri Amministratori mostrino un po’ di vergogna, perché si sono trasformati in “droidi” e pensano solo alle prossime elezioni… La “monnezza” lasciata nelle nostre vie ad ammorbare le narici dei cittadini e dei turisti, forse per costoro sono diventati totem turistici per promuovere la Sicilia, mentre la crisi economica che attanaglia le famiglie siciliane, costringendo a mandare i propri figli a lasciare l’isola per cercare altrove un pezzo di pane ha trasformato la Sicilia “l’isola dei tesori”, in “l’isola dei reietti”. Chiudo questo intervento per complimentarmi con il neo Cavaliere della Repubblica, sperando in cuor mio che rimanga attaccato alle nostre comuni radici e possa trasmettere ai suoi discendenti il coraggio e la tenacia che finora lo ha contraddistinto.
Al Mitico Carmelo Giuffrè … perchè di “Cavaliere Mitico” si deve parlare … un immenso abbraccio da un EX giovane “navigatore di grandi viaggi”. Ciao Carmelo, tuo Claudio ;-). GRANDE !!!