Oggi la manifestazione in Calabria. Un'iniziativa per ridare centralità alla richiesta d'infrastrutture e servizi, con un modello di sviluppo alternativo
di Marco Olivieri
E venne il giorno della manifestazione “no ponte” a Villa San Giovanni. I comitati di Calabria e Sicilia insieme, sabato 18 maggio, a partire dalle ore 9,30, con partenza da Piazza Valsesia. Uno degli obiettivi è quello di evidenziare che il tema investe l’intero Mezzogiorno. E si tratta di un elemento decisivo. Nel momento in cui l’operazione politica avviata dal ministro Salvini non convince a partire dai tempi, e dalla fretta priva di una ponderazione più riflessiva, chi si oppone ribadisce la necessità di immaginare un altro modello di sviluppo per il sud d’Italia. Il ponte sullo Stretto avrebbe richiesto una dose maggiore di valutazione, tra pro e contro, costi e benefici, e l’accelerazione politica ha invece assecondato una spinta nemica di ogni approfondimento privo di pregiudizi e senza studiare soluzioni alternative.
La manifestazione di oggi a Villa San Giovanni ci ricorda che “un altro modello di sviluppo” è possibile. Infrastrutture e servizi non devono necessariamente passare da un’opera controversa e con enormi conseguenze sulla vita quotidiana di Messina. Quello che la politica, se ancora c’è, avrebbe dovuto fare è valutare l’operazione ponte con un occhio al futuro, tra i pro e contro, in una dimensione libera da accelerazioni e frette elettorali. E, nel frattempo, progettare un piano straordinario alternativo per il sud. E che tenesse insieme velocizzazione del collegamento Sicilia-Calabria e notevoli passi in avanti in termini di realizzazioni infrastrutturali.
I rilievi del presidente Anac e il ritorno della questione meridionale mentre il tema ponte divide
In più, quanto l’attuale operazione politica non convinca trova conferma nelle osservazioni del presidente dell’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia: “Sul ponte esisteva un progetto di un privato che aveva chiesto i danni allo Stato per la mancata realizzazione. Avendo l’impresa perso il giudizio in primo grado, sarebbe stato molto più conveniente fare una transazione, acquistare per pochi soldi quel progetto e solo dopo, eventualmente, aprire una gara per aggiornarlo e migliorarlo. Invece, prima ancora di chiudere il contenzioso, si è scelto di utilizzare proprio quel vecchio progetto per il Ponte, così facendo lievitare le pretese del privato” (fonte la Repubblica).
Il monito di Busa pone l’accento sulla necessità di dare centralità all’interesse pubblico. Di recente, scrivevamo: Messina è da ricostruire ma il nodo ponte la può imprigionare. Forse è l’intero Mezzogiorno che rischia di rimanere imprigionato in un processo che è partito con il piede sbagliato sul piano politico. E occorre immaginare in tempi rapidi un piano straordinario europeo per il sud su due fronti: scelte economiche e occupazione; infrastrutture e servizi. In questo piano straordinario, il tema ponte avrebbe dovuto essere ripreso con un approccio molto più “laico” e privilegiando le soluzioni con minore impatto nei tempi brevi. Non è difficile fare un elenco di tutte le opere stradali e ferroviarie e le operazioni legate alla navigazione veloce nello Stretto che possono far parte di un progetto organico per il Meridione.
In ogni caso, comunque la si pensi, una manifestazione libera e pacifica è un segnale di democrazia e aiuta a ridare dignità al tema emarginato ma sempre attuale della questione meridionale. Il ponte sullo Stretto continua a dividere e accendere gli animi ma sarebbe auspicabile che la politica si liberasse dagli slogan e dibattesse su quale modello per il Mezzogiorno possa affermarsi con il sostegno dell’Europa. Da qui passa un’idea di presente e di futuro all’altezza delle tantissime necessità.
L’urgenza del piano per il sud non mi sembra che sia tale dal momento che se ne parla solo quando qualche politico vuole avere un po’ di visibilità parlando del ponte….
no AL pONTE MANCANO LE INFRASTRUTTURE!ummmm ma nei 74 anni di repubblica chi non ha fatto le infrastrutture? L’Italia è una perchè le instrutture continuano sempre al NORD e non al SUD chi teme il Ponte?
Tutti quelli che campano di una rendita derivante dallo status quo, tutti i parassiti che vivono di meridione, a tutti coloro che sta bene non cambiare nulla.
Tanta gente per il NO al PONTE.