Il no al ponte e gli espropri, "ci sentiamo calpestati"

Il no al ponte e gli espropri, “ci sentiamo calpestati”

Marco Olivieri

Il no al ponte e gli espropri, “ci sentiamo calpestati”

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domenica 17 Marzo 2024 - 07:58

Ieri un'animatissima asssemblea organizzata dal comitato Noponte Capo Peloro: "Non ci sentiamo ascoltati, questa è una battaglia nazionale"

MESSINA – “La nostra voce va ascoltata. E questa è una battaglia nazionale e non di parte”. A parlare sono due persone – la signora Mariolina e Ilaria Spadaro – che fanno parte dei cosiddetti “espropriandi”. Le loro abitazioni dovranno, se partiranno i cantieri, fare posto al ponte sullo Stretto e la cosa provoca loro sconcerto. E spiegano perché: “Se percepissimo la grande opera come qualcosa di davvero utile per la collettività, la nostra reazione sarebbe diversa. Ma, in realtà, ci sentiamo pedine di una battaglia politica del ministro Salvini, che va avanti nonostante siano tante le riserve”, dicono quasi in coro. Le due donne hanno partecipato ieri a un’animatissima assemblea dal titolo “Siamo tutti espropriandi, no al ponte”, ieri al Capo Peloro Resort di Torre Faro. L’obiettivo è trasmettere l’idea, più volte espressa durante l’incontro organizzato dal comitato Noponte Capo Peloro, che l’impegno contro quello che viene definito un “mostro” riguarda tutti. Si sia o meno “espropriandi”.

“Lo scriva, siamo davvero incazzati. Da più di vent’anni combatto con quest’incubo. Ricordo pure le trivelle nel mio condominio”, tiene a sottolineare la signora Mariolina. E aggiunge Ilaria Spadaro, proprietaria di un immobile commerciale nella zona degli espropri: “Vorremmo avere il sostegno del sindaco di Messina, che però non esprime una posizione chiara”. Su questo interviene l’attivista politico Santino Bonfiglio: “L’amministrazione comunale, invece di recepire le istanze di tanti suoi cittadini, che fa? Apre le porte del Palacultura alla società Stretto di Messina“. Continua poi Ilaria Spadaro: “Mentre le nostre riserve e i nostri timori su un territorio così fragile aumentano ogni giorno di più, noi non ci sentiamo ascoltati dalle istituzioni. Le 68 osservazioni sulla grande opera e gli effetti notevoli su tutta la città, e non solo su Torre Faro, dovrebbero non fare dormire sonni tranquilli a ciascun abitante di Messina. Non sentiamo invece la voce del nostro sindaco. Quali saranno le tutele e le opere compensative se il ponte davvero partirà? Nessuno lo sa”.

Ora movimenti e cittadini si preparano a una “nuova fase della lotta contro il progetto”. Tra le le iniziative in programma, anche quella di esporre le bandiere no ponte nei balconi e alle finestre. Intanto lunedì 18 marzo alle 11.30, la commissione Ponte presieduta dal consigliere Pippo Trischitta ospiterà Pietro Ciucci, amministratore delegato della società “Stretto di Messina”. Ed è previsto un sit-in no ponte di contestazione, dalle 10.30, davanti a Palazzo Zanca.

Tra gli interventi, invece, durante l’assemblea a Capo Peloro, quelli dell’avvocato Carmelo Briguglio, da anni punto di riferimento legale, dell’avvocato Giuseppe Vitarelli, di Mariella Valbruzzi (Noponte Capo Peloro) e dell’architetta Giuliana Fiertler.

“La battaglia legale per impedire il ponte continua”

Ed ecco il comunicato del comitato, che ha tra i i suoi rappresentanti Daniele Ialacqua: “Più di 500 persone si sono riunite per parlare di come impedire la cantierizzazione della città e di come muoversi legalmente per fermare lo scempio del ponte sullo Stretto. Mentre ingegneri, senatori, ministri e sedicenti esperti pro-ponte discutono fra di loro del destino della città, senza fare sapere nulla agli abitanti dello Stretto, centinaia e centinaia di residenti sotto esproprio e di cittadini stanchi di progetti campati per aria dimostrano con la loro presenza che la città non vuole questa grande opera. La città vuole che si investa sulle autostrade, sulle ferrovie e sulla salvaguardia del paesaggio”.
E ancora: “Questa sala gremita è la risposta dal basso a tutti coloro che vogliono togliere a pescatori, contadini, commercianti il loro lavoro, spostandoli come se fossero pedine di una scacchiera. Il kit noponte è andato a ruba, centinaia di persone, venute anche dalla Calabria , si sono iscritte per essere aggiornate e poter partecipare alle future iniziative. La lotta continua, anche sul fronte legale, per impedire l’apertura dei cantieri”.

“Il progetto prevede l’eliminazione d’interi quartieri ma stenta a diventare una battaglia nazionale”

Ma cos’è il kit noponte? “Una scheda informativa con una serie d’indicazioni su come agire nel caso di esproprio. Possiamo accompagnarli allo sportello del ponte e forniamo supporto anche a chi non è tra gli espropriandi”, spiega Mariella Valbruzzi. A sua volta, il costituzionalista Antonio Saitta ha messo in rilievo durante l’assemblea: “È davvero sorprendente che un progetto che prevede non l’espropriazione di case, ma l’eliminazione d’interi quartieri della città e lo sconvolgimento di tutto l’assetto del territorio, non abbia raggiunto l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Io interrogherei un cittadino romano se ha la consapevolezza che il ponte non sorgerà nel nulla, in mezzo a campagne abbandonate, ma sopra centinaia di abitazioni e attività imprenditoriali. Sorgerà sopra progetti di vita e d’esistenza d’intere famiglie. Questo è un terreno umano, politico e istituzionale, che chiama in campo le rappresentanze politiche del territorio”.

“Quei vincoli espropriativi”

Aggiunge Saitta, esponente del Partito democratico e legale di diversi cittadini della zona: “Le realtà politiche hanno il dovere di rappresentare i sentimenti di centinaia e migliaia di famiglie che potrebbero perdere i loro progetti di vita. Dobbiamo avvertire la comunità che siamo tutti espropriandi, davvero tutti. E un danno economico lo abbiamo subito tutti con l’apposizione dei vincoli espropriativi sulle case, dato dalla legge finanziaria del 2022, che ha rinnovato i vincoli. Se chiedete un certificato di destinazione urbanistica, perché volete accendere un mutuo e dare in garanzia la vostra casa, su quell’abitazione c’è un vincolo espropriativo. Non è commerciabile”.

Ha aggiunto il docente universitario: “Si tratta di un danno che mi ha portato a polemizzare con l’amministratore delegato della società Stretto di Messina. Da vent’anni, a intervalli di cinque anni, tante persone non sanno se la loro casa sarà demolita o potrà essere goduta. Io sono sommerso da richieste gravissime e tutte legittime. Ho il mutuo sulla casa: se me la espropriano cosa succede? Questa è una delle tante domande. Viene meno la garanzia del mutuo. Oppure, io ho un’attività e ho in affitto l’immobile: a chi mi devo rivolgere? Al proprietario espropriato, alla società Stretto di Messina o a nessuno? Sono solo due esempi concreti di vita, d’aspettative sconvolte. Sono tante le situazioni preoccupanti e paradossali”.

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9 commenti

  1. Il problema esiste e non si risolve di certo spostando, ove possibile, la costruzione altrove perché il problema sarebbe identico. La gente deve essere ascoltata dalle istituzioni di qualsiasi ordine. Ma la politica deve rimanere fuori. Non si possono cavalcare le problematiche della gente ai soli fini elettorali e propagandistici specie per recuperare la credibilità persa con il voto.

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    1. …questi signori (pseudo ambientalisti!!!!) non cavalcano per fini politici….. sono semplicemente proprietari anch’essi di case costruite ai margini dei laghi!!!

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  2. questo governo mandatelo a casa

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  3. Ci sono modernissime navi super ecologiche che potrebbero fare da ponte mobile su diversi punti della costa; sono più sicure, più veloci e più modulari.

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  4. Hanno ragione poverini se gli espropiano le case di villeggiatura dove andranno a farsi le vacanze?

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  5. Tutta la mia solidarietà agli abitanti delle due sponde dello stretto che temono di venire espropriati dei loro beni per un progetto distruttivo

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  6. Viva lo stretto senza il ponte!

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  7. Solidarietà alle famiglie delle due sponde dello stretto che non vogliono il ponte

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  8. Solidarietà a tutti quelli che non vogliono il ponte

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