A fine luglio 2019 è stato siglato il nuovo accordo, che però in sei mesi, come evidenzia Beppe Picciolo è rimasto solo alle parole
Mentre a Palazzo Zanca va di moda il “cambio di passo”, nella zona falcata si sperimenta ormai da tempo il “passo della lumaca”. Le uniche cose veloci sono state la parole ma quanto ai fatti il famoso “Patto per la Falce bis” è rimasto al palo, almeno per quel che riguarda le fasi previste dopo la firma digitale.
Il Patto scaduto
Nel luglio del 2019, su continuo stimolo da parte dell’ex presidente dell’Autorità Portuale Antonino De Simone, si tenne un vertice alla presenza dello stesso Presidente della Regione Nello Musumeci, alla luce della scadenza del Patto per la falce 1 e della necessità di modifiche ed integrazioni. A gennaio 2019 infatti erano trascorsi i 3 anni previsti dal Patto siglato nel febbraio 2016 e nel frattempo era emersa la necessità di accelerare su tutti i fronti e ampliare la prima intesa. Ma, a passo di lumaca dall’inverno si passò alla primavera e quindi all’estate per arrivare alla riunione palermitana. Intorno ad un tavolo erano presenti le istituzioni coinvolte: Regione Siciliana, Città Metropolitana di Messina, Comune di Messina, Università, Autorithy, Capitaneria di Porto, Sovrintendenza, Camera di Commercio.
Il bis…a passo di lumaca
Un momento importante, il Patto per la falce bis, rimasto però alla firma digitale poiché il successivo tavolo tecnico non si è mai tenuto nei mesi a seguire e le istituzioni procedono “in ordine sparso”.
Picciolo: “Il buio oltre la siepe”
Non è una riflessione di poco conto, sollevata nei giorni scorsi dal leader di Sicilia Futura Beppe Picciolo: “Quando le Parole….restano Parole. Tutti gli attori nell’estate del 2019 RI-sottoscrivevano un Patto della Falce per la semplificazione ed il coordinamento procedurale per l’attuazione di iniziative di riqualificazione e recupero urbanistico, architettonico e funzionale della zona Falcata. Da allora sono passati sei mesi….il buio oltre la siepe, ovviamente”. Picciolo allega al post pubblicato su facebook il documento che prevedeva le firme digitali del governatore Musumeci, del commissario AP De Simone, del sindaco De Luca, della sovrintendente Mirella Vinci, del Rettore Cuzzocrea, del comandante della Capitaneria di porto Gianfranco Rebuffat, del presidente della Camera di Commercio Ivo Blandina.
Zona Falcata luogo identitario
Il punto di partenza è sempre lo stesso, ovvero il porto e la zona Falcata come luogo identitario di Messina, dove insediamenti e attività umane si sono succeduti sino dalla fondazione, consegnando ai nostri giorni un importante patrimonio materiale e immateriale. Di valorizzazione e riqualificazione se ne parla sin dai tempi del governatore Cuffaro, con tanto di visite e annunci ad ogni nuova elezione regionale. Il Patto per la Falce del 5 febbraio 2016 sembrava aver invertito la rotta, ma piuttosto che innescare il turbo è andato avanti come una tartaruga. Qualcosa è stata fatta, le demolizioni sono in fase avanzata e l’Università ha avviato le attività di caratterizzazione ma 3 anni per piccoli passi quando invece altre realtà corrono, sono troppi.
Cosa prevede il Patto bis
Il Patto per la Falce bis affidava compiti ben precisi alle singole istituzioni.La Regione Siciliana aveva il compito più importante: il reperimento di risorse, sia europee che nazionali e regionali, destinate al recupero della Falce. La Città Metropolitana di Messina ed il Comune di Messina per quanto nelle rispettive competenze dovevano agire di concerto con AP per il coordinamento dello sgombero e della pianificazione dell’area nelle fasi della bonifica e della riqualificazione.
La Soprintendenza per i Beni Culturali s’ impegnava a progettare ed attuare l’intervento di recupero e riqualificazione dell’ex Real Cittadella nonché a garantire l’assistenza nell’ambito dei processi di progettazione relativamente alle competenze in materia di tutela e conservazione. Spettano alla Sovrintendenza tutte le attività relative al rilascio di autorizzazioni o pareri, nonché la vigilanza su beni e immobili d’ interesse culturale. Capitaneria ed Autorità Portuale avrebbero dovuto continuare a “camminare insieme” per lo svolgimento delle attività di sgombero delle aree demaniali marittime ed edifici ancora occupati. La Camera di Commercio in realtà dovrebbe entrare in scena nella parte finale del Patto predisponendo ed attuando, d’intesa con il Comune di Messina, programmi per la promozione di attività terziarie tecnologicamente avanzate, sostenendo l’artigianato, il commercio e le attività di promozione del turismo. L’Università degli Studi di Messina ha in carico le attività di caratterizzazione ed analisi e la definizione di un cronoprogramma delle iniziative da completare per un piano di bonifica.
Scadenza nel 2022
L’Autorità Portuale di Messina in un clima di collaborazione con tutti i firmatari ha infine il compito di ultimare le operazioni di demolizione, procedere con quanto previsto dal Piano Regolatore Portuale, reperire ulteriori risorse da destinare al Patto per la Falce. Era infine istituito un tavolo tecnico per ultimare la valorizzazione della zona Falcata.Il Patto per la Falce bis del luglio 2019 ha una durata di 3 anni….
Le intenzioni ci sono tutte, quel che manca è davvero il “cambio di passo”, finora più simile a quello di una lumaca. La Regione non ha dato cenni di passi avanti sul fronte delle risorse e quel tavolo è rimasto alle buone intenzioni. Quelle firme sono rimaste incompiute. Le demolizioni procedono, i piccoli passi in riva allo Stretto si stanno facendo, ma senza la sinergia di tutte le parti coinvolte, senza una regia e senza risorse si rischia di dover siglare, negli anni a venire, Patti per la Falce ter, quater….. e restare al palo….