Il tema del consumo idrico dei cantieri è centrale nella realizzazione dell'opera. In commissione scontro tra FdI e Pd
MESSINA – Il ponte, i cantieri, ma soprattutto l’acqua che servirà per un decennio durante tutte le fasi di realizzazione dell’opera. La commissione Ponte presieduta da Pippo Trischitta (Con De Luca per Basile) ha ospitato l’ingegnere Adriano Grassi, componente del cda di Amam, per analizzare la questione. La “promessa” della Stretto di Messina spa era stata, con l’ad Ciucci, di realizzare fonti alternative tramite dissalatori o “pozzi tra loro collegati”, per far fronte al fabbisogno d’acqua dei cantieri e non gravare sulla città. E Amam aveva lanciato un avviso per avere riscontri da altri operatori economici su possibili soluzioni come, appunto, i dissalatori.
L’intervento di Grassi sugli avvisi
Grassi ha spiegato che Amam ha “fatto un avviso per acquisire la disponibilità di operatori economici del settore per indicare orientativamente soluzioni impiantistiche alternative e suppletive alla dotazione idrica attuale di Messina. Oggi siamo in una condizione di crisi della risorsa idrica, l’avviso serviva a questo. Con questa manifestazione d’interesse abbiamo acquisito 18 disponibilità, la maggior parte delle quali riferite a semplici manifestazioni di disponibilità ma senza feedback specifici o proposte. Solo 2 si sono tradotte in soluzioni proposte, esperienze interessanti che ci hanno portato a considerare il project financing come mezzo per arrivare a misure specifiche e alla realizzazione di progetti”.
“L’interlocuzione con WeBuild – ha continuato Grassi – ancora non c’è stata. C’è stato solo un incontro informale in cui abbiamo parlato di eventuali misure compensative relative a Via e Vas, ma in maniera generica. Non abbiamo notizie su questi eventuali pozzi di cui si parlava prima. Ritengo che da un punto di vista di approvvigionamento WeBuild non possa fare a meno di ricorrere a risorse proprie. Noi abbiamo già detto di non poterli aiutare vista la condizione attuale. Bisognerà parlare quindi di un approvvigionamento autonomo ma servono anche garanzie che queste risorse possano essere utilizzate per la cittadinanza. Sono obblighi imprescindibili per la realizzazione dell’opera”.
L’ingegnere poi ha aggiunto: “L’idea di Amam non è mai stata quella di dotarsi di impianti come dissalatori molto consistenti. Ripeto che, però, la nostra è stata soltanto un’indagine per capire cosa si può fare e analizzare le tecnologie eventualmente proposte”. Grassi ha poi parlato dei costi, che sarebbero elevati anche per questioni gestionali oltre che di consumi. Il dibattito si è poi concentrato sui dissalatori.
Oteri sul dissalatore: “WeBuild parta da qui”
Il consigliere del gruppo misto Cosimo Oteri ha richiamato una precedente interrogazione, scritta insieme alla collega di Prima l’Italia Amalia Centofanti settimane fa, avanzando nuovamente la richiesta di dissalatori per “sfruttare una risorsa inesauribile come il mare e garantire, così, l’acqua dolce. Il mio invito a WeBuild è di iniziare da queste progettualità per dire a Messina che la società c’è e che mostra affetto nei confronti di questa terra, risolvendo un problema primario come quello dell’acqua”.
Antonella Russo: “WeBuild ora è salvatore della patria?”
Poi Antonella Russo, consigliera del Pd, che ha manifestato “un grande disagio nel fare un intervento che possa avere un senso compiuto. La mia difficoltà è nel capire perché stiamo ascoltando l’ingegnere Grassi oggi. Perché se l’ingegnere Grassi ci ha parlato di due manifestazioni di interesse per la costruzioni dei dissalatori, credo che queste siano collegate alla situazione attuale e alla mission dell’Amam che sta cercando di risolvere il problema idrico”. Poi l’attacco: “Ora WeBuild passa per salvatore della patria e ci aiuterà a risolvere ogni problema? Allora chiederò di risolvere anche i problemi di sanità e scuola, oltre che dell’acqua. Ciucci e la WeBuild oggi sanno quanto acqua serve per costruire il ponte, quindi presumo avranno già previsto la costruzione di dissalatori, no? Chiedo poi a Grassi: quanto ci vuole per costruire un dissalatore, quanto costa e che danni fa al mare?”.
L’ingegnere ha capito che “Amam sta lavorando per il miglioramento della situazione. L’intervento del prossimo 3 settembre è stato programmato in maniera strategica per quel giorno ed è legato alla perdita di Santa Margherita, sulla condotta Fiumefreddo. Non ci è sembrato opportuno fare un distacco in un momento così critico come quello estivo. Parlando dei dissalatori, i costi sono di 15 milioni di euro senza contare i costi energivori e di gestioni. Ma ribadisco che la nostra manifestazione d’interesse è stata solo per acquisire disponibilità e fare le nostre valutazioni sui dissalatori”.
Rinaldo e Schepis tra ex Sanderson e cantieri attuali
A parlare è stato poi anche Raffaele Rinaldo di “Con De Luca per Basile”, che ha chiesto, parlando sempre di dissalatori, che la WeBuild prenda in considerazione di utilizzare l’area ex Sanderson per “la bonifica della zona” e la realizzazione lì a un passo dal mare. Poi Giuseppe Schepis, anche lui legato alla maggioranza politica, che ha chiesto a Grassi spiegazioni sulla quantità di acqua “in uno stato di grazia” da utilizzare senza fonti alternative e se invece si dovesse ricorrere ai dissalatori, di quanto suolo occupato si parla. Schepis ha poi chiesto qual è il sistema dei cantieri attuali della WeBuild, presenti sul territorio provinciale per la realizzazione del raddoppio ferroviario.
Gioveni attacca il Pd e sui dissalatori è sicuro: “Sì subito”
Libero Gioveni, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha poi chiesto “di capire dal punto di vista tecnico, per quello che può farci conoscere l’ingegnere Grassi, come proiettarci rispetto a questa ipotesi dei dissalatori. Parliamoci chiaro: con l’acqua dell’Amam non si può fare il ponte e lo dico da esponente di FdI”. Poi Gioveni ha attaccato il Pd perché Antonella Russo e Alessandro Russo, presenti in aula, sono andati contro quanto detto da Felice Calabrò in precedenza sulla “non presenza del Pd in aula quando ci sarebbe stato questo incontro. L’aveva detto a nome del gruppo, e invece loro sono qui”. Tornando poi alla WeBuild ha aggiunto: “Ma di che stiamo parlando? Parliamo di un colosso mondiale, come se trasformasse l’acqua in vino, non parliamo di una ditta piccola. Cosa stiamo aspettando? Dobbiamo insistere e la dobbiamo porre come condizione perché sono in grado di farlo. La discussione va fatta. Non è pensabile realizzare il ponte e tutto il resto con l’acqua dell’Amam che serve ai messinesi”.
Alessandro Russo: “WeBuild ha escluso i dissalatori”
Sull’attacco di Gioveni ha risposto Alessandro Russo: “La nostra compattezza dà fastidio, lo capisco. Ed è difficile che qualcuno ponga dei dubbi, dà fastidio che il Pd sollevi problemi o che dà fastidio ricordare in aula che Ciucci appena due mesi fa ha detto che di dissalatori non vuole sentire parlare. Comprensibile il fastidio dei colleghi rispetto ai dubbi elevati da noi, ma collega Gioveni lo continueremo a fare. Non possiamo tacere, perché il governo Meloni sta prendendo in giro la città di Messina. Lo ha detto Ciucci che la Stretto di Messina non avrebbe fatto il dissalatore, ma oggi che la città è in ginocchio si tira fuori il dissalatore. Una mossa alla Achille Lauro, la prima scarpa prima delle elezioni e la seconda solo dopo il voto: manca l’acqua? Ve la diamo noi, poi però il problema finirà e Ciucci si tirerà indietro. Il dissalatore non è nel progetto. Questa è un’eterna presa in giro. La legge non lo prevede, non si può fare. Oggi è emerso che l’Amam e la Stretto non dialogano, che non si sa da dove arriva l’acqua, che non si sa quale sarebbe l’impatto ambientale di questo dissalatore”.
I tecnici della Stretto di Messina, in ogni caso, saranno invitati in aula dalla seconda metà di settembre in poi per analizzare la questione, come ha sottolineato Trischitta: “Questo è solo l’inizio di un percorso”. Nella parte finale di commissione a intervenire sono stati anche Salvatore Papa (Sud chiama Nord) e Giuseppe Villari (Prima l’Italia), che ha chiesto dei costi di realizzazione eventuali. Cosimo Oteri ha poi attaccato Alessandro Russo definendolo “esperto di governi comunisti”, mentre Antonella Russo ha fatto alcune precisazioni, rispondendo anche all’attacco di Gioveni, definito “ingiustificato”. E annunciando, in ogni caso, che i due consiglieri del Pd rinunceranno al gettone di presenza “perché ci interessa avere detto cose importanti, al servizio della città”.
La discussione, lunga e molto dibattuta, sarà ripresa nelle prossime settimane visto il tema caldo.
Francamente per quello che ho letto siete tutti ,e sottolineo TUTTI da mandare a casa …..in questo momento di serie difficoltà in cui versano i messinesi, pensate sempre a quello che vi pare e piace buttando qua e là noi nella mischia dei vostri discorsi senza un fine costruttivo, tanto per non farla troppo sporca……meglio essere commissariati che pagare voi a vuoto!!!!!
…ORA DICO IO, una società di livello mondiale come WE BUILD ha fatto il suo progetto costruttivo e poi ha fatto la conta dei costi … e ci avrà messo tutto, cemento ferro legno manodopera e le macchine operatrici che costano più del ponte e che da sole sono uno spettacolo a vederle in azione … ORA DICO IO, ci avranno messo pure il costo dell’acqua ben sapendo che a Messina acqua non ce n’è! ORA DICO IO, avranno anche valutato dove come e da chi approvvigionarsi per tutto quello che serve anche per i tempi di consegna … ORA DICO IO, ma vi pare che una società come WE BUILD si mette a perdere tempo per parlare con gli esperti messinesi ??? l’aspetto più spassoso mi sembra, però, è rappresentato dalla consigliera del PD : visto che risolviamo il problema dell’acqua, perchè non chiedere di risolvere anche il problema della scuola e il problema della sanità ???
Giocate pure con il ponte, la prima (mezza) mareggiata si porterà via la ss114 zona briga marina e poi ci sarà da ridere
E mentre si parla del Nulla(perché il ponte non sarà mai fatto perché non è fattibile),in città si continua a non fare niente,e la gente per trovarsi un lavoro deve migrare.
Il tempo tecnico necessario perché un dissalatore (esclusi i tempi di costruzione) entri effettivamente in funzione non è inferiore ai tre anni. Anche ammesso che si costruiscano ( e WeBuild non ne ha mai fatto cenno) per tre anni o anche quattro)che si fa?
Si parla, ma i fatti son loro a parlare chiaro, per il presente e soprattutto per il futuro : senza due grossi dissalatori ad alta efficienza (alimentati in parte ad energia solare) Messina sara’ sempre a secco.