Da una riunione a Palazzo Campanella due input: l'istituzione di un'area della Zona economica speciale nel retroporto e di una possibile zona franca
Far finalmente “decollare” il porto di Saline Joniche, territorio comunale di Montebello Jonico, nel Basso Jonio reggino. Questa la mission dell’incontro tenutosi ieri a Palazzo Campanella. In atto, il sito portuale è completamente ostruito dalla sabbia e inutilizzabile.
L’incontro è stato convocato e presieduto dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo, «al fine di valutare in particolare la possibilità che il porto sia incluso fra quelli rientranti nella competenza dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto e affinché nell’area retroportuale sia estesa la Zona economica speciale (Zes)». Dall’assessore, l’auspicio che la collocazione del porto all’interno del perimetro dell’Autorità di sistema portuale possa costituire il giusto inquadramento per il rilancio del porto e dell’area retroportuale, in un quadro di sinergie fra i vari attori coinvolti».
L’assessore regionale ha anche evidenziato che «alle positive ricadute economico turistiche e commerciali, si aggiungeranno quelle ambientali e paesaggistiche sulle aree costiere limitrofe che negli ultimi decenni hanno subito danni incommensurabili in conseguenza dell’insabbiamento del porto».
«Il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Mario Mega – si sottolinea –, ha accolto positivamente l’iniziativa, peraltro già prevista negli atti di programmazione del proprio Ente, evidenziando la fondamentale importanza dell’istituzione di un’area Zes nel retroporto». Un’idea immediatamente condivisa dal sindaco di Montebello Maria Foti, partendo dal presupposto delle potenzialità sotto il profilo commerciale, turistico e peschereccio rendono «indispensabile la convergenza e l’unità d’intenti da cui potrebbe scaturire il rilancio economico sociale e produttivo di un’area ormai abbandonata da anni». E a manifestare il proprio interesse sono stati anche l’Università “Mediterranea”, «che prevede la realizzazione di un polo tecnologico nelle dismesse Officine grandi riparazioni» delle Ferrovie dello Stato e Renato Bellofiore, commissario del Corap, che ha competenza su un’importante area industriale nel retroporto.
«Significativi – si fa sapere – i contributi tecnici dell’Agenzia del demanio e della Direzione marittima della Guardia Costiera, che hanno auspicato che possano essere risolte le significative criticità che interessano il porto anche in termini di sicurezza. Di notevole interesse la proposta di Rocco Carbone, dirigente dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, di esplorare la possibilità d’istituzione di una zona franca».
L’assessore Catalfamo ha quindi demandato ai dirigenti regionali presenti, in rappresentanza dei Dipartimenti regionali Infrastrutture e Attività produttive, «di ricostruire un quadro unitario della pianificazione territoriale e dei progetti di sviluppo che interessano l’area». All’orizzonte, una formale proposta riguardo all’«istituzione dell’area Zes e alla destinazione di finanziamenti per il ripristino del porto e per lo sviluppo del retroporto».