"Serve un nuovo concetto di oncologia, che comprenda un percorso dalla prevenzione alla terapia. E l'umanizzazione delle cure al centro"
“Era la sera del 6 marzo, stavo per andare a cena fuori. Poi ha chiamato il direttore Laganga. L’idea era quella di utilizzare il padiglione H per ospitare i casi di Covid. Io avevo tutto pronto per inaugurare l’hospice di oncologia il 13 marzo. Ma non ho esitato, sono andato al Policlinico ed in poche ore erano rimasti solo i letti ed i comodini. Il reparto di oncologia è stato spostato in odontoiatria. Lì abbiamo continuato ad assistere i nostri pazienti, a garantire le chemio. Non ci siamo mai fermati, nessuno dei nostri pazienti è rimasto senza risposta o assistenza. Le dirò di più, non abbiamo nessun arretrato. E adesso l’inaugurazione dell’hospice è solo un altro passo di un percorso”.
Le cure non sono solo farmaci
Il professor Giuseppe Altavilla ha dedicato questi anni alla mission dell’umanizzazione delle cure, lo ha fatto con tenacia ma anche con la determinazione di chi sa che se non ci sono molte risorse devi andare a conquistartele. Sin dal 2013 si è attivato su diversi fronti per portare l’intensità e la luce della bellezza nelle corsie dei suoi reparti. Perché le cure non sono di soli farmaci. Perché insieme al corpo c’è l’anima. Più di recente, grazie a progetti presentati in tempi europei è riuscito ad ottenere fondi per i suoi obiettivi di umanizzazione delle cure. Sono 900 mila euro che vanno ad aggiungersi ad una serie di donazioni fatte da familiari di chi ha perso una persona cara per un cancro.
Quei dipinti di luce in corsia
Se cammini tra i reparti del padiglione H resti senza fiato nell’ammirare decine di quadri dipinti dai pazienti. Ci sono cieli e orizzonti, ci sono mari e ci sono abissi. Ci sono colori accesi e sfumature. Poi c’è la “stanza tutta per sé” dedicata ai libri, alle poesie, ed ogni lunedì nel punto estetico ci sono i parrucchieri. Ma il percorso di umanizzazione ha riguardato l’intero assetto dei reparti. Qui chi entra non è un numero. Non ci sono più “camerate”, il bagno non è esterno e c’è la poltrona reclinabile per chi vuol restare accanto a chi soffre. Il concetto di accoglienza, di famiglia, si “respira” anche nei dettagli.
Il DAI oncologico
Così, quando nei giorni scorsi il rettore Cuzzocrea nell’inaugurare 4 reparti si è soffermato sull’hospice oncologico dicendo “L’Università si candida ad essere punto di riferimento per l’oncologia e non solo in Sicilia”, per il professore Altavilla è stato un riconoscimento che affonda le radici in una storia interrotta. La storia è quella del Polo oncologico sognato dal professor D’Aquino ma finita, dopo la morte dell’ex ministro, in un labirinto di annunci, tagli, scontri ai piani alti. Un Polo d’eccellenza mai nato e tanti progetti rimasti nei cassetti. E’ passato quasi un quarto di secolo. Cuzzocrea ha ribadito: l’oncologia a Messina è Universitaria, è ricerca, formazione, assistenza, didattica. Con la nuova riorganizzazione del Policlinico, dal 3 luglio è attivo il DAI oncologico (Dipartimento attività integrate) che unisce sotto il profilo gestionale tutto il percorso, dall’individuazione della diagnosi alla terapia. Quindi sotto lo stesso “tetto” c’è ematologia, urologia, chirurgia oncologica, la terapia del dolore e vi saranno ulteriori collegamenti funzionali. L’obiettivo è prendere in carico il paziente in modo complessivo.
La buona cura
“Mentre c’è chi parla di eutanasia io voglio parlare di eubiosia, preferisco le buone pratiche– prosegue Altavilla, che è il direttore del DAI oncologico- Noi non curiamo i pazienti, ce ne prendiamo cura e questo è un modo di essere che non riguarda solo l’oncologia, ma tutto il percorso. Anzi io direi che dovremmo iniziare dalla prevenzione. A me non piace la visibilità. Certo, le interviste, gli articoli sono importanti. Ma vede, per me quello che conta è il dopo. Per me sono importanti le cose che si fanno per i pazienti e le loro famiglie. I fatti”.
Entro Natale il nuovo day hospital
Al progetto del nuovo hospice ha lavorato per molto tempo, perché voleva renderlo “casa” e meno ospedale. “Entro Natale spero di poter inaugurare anche il nuovo day hospital usando lo stesso spirito che abbiamo avuto fin qui. Il concetto di buona vita e buone cure. Ci sono persone che scelgono l’hospice per tanti motivi, sentono il conforto dell’equipe medica, oppure non possono ricevere adeguata assistenza in famiglia. A volte però ho notato che c’è un problema che sta diventando frequente ed è la solitudine. Questa è una ferita che non riusciamo a rimarginare”.
Continuità della cura
Ma per Altavilla il nuovo Hospice ed anche il Dia rappresentano uno step per un percorso più ampio, che deve essere legato ad un diverso concetto di oncologia. Si deve puntare alla “continuità della cura”, dalla diagnosi alla terapia, anzi alle terapie. Passare dalla frammentazione ad una gestione davvero globale.
La rete dell’oncologia
“Oggi si parla molto di reti territoriali. Io ne farei una per la provincia di Messina per l’oncologia, dalla prevenzione fino alla fine. Pensi all’IOV in Veneto o all’Ior in Emilia Romagna. Sono diversi presidi ospedalieri ma un’unica rete e solo così davvero puoi prenderti cura di chi si affida a te. La persona è il centro di tutto”.
Al centro di tutto c’è la persona
Pensando ad ogni singola persona il reparto di oncologia è diventato laboratorio di pittura (grazie ai maestri Serboli, Militti, Marino, Valentini), e ci sono stati pazienti che hanno anche potuto realizzare il sogno di mostre personali. Il laboratorio di pittura è stato interrotto per via del Covid ma l’obiettivo è ricominciare al più presto, così come poter dar vita a laboratori di scrittura. Il reparto è una mostra a cielo aperto ed ogni firma è una storia diversa, un messaggio diverso, un inno alla vita.
La forza dei sorrisi
“Il sorriso dei pazienti è il motore che mi spinge a cercare di essere sempre più pronto a dare risposte. E’ la mia benzina. Ho visto persone straordinarie e coraggiose darci la forza di non arrenderci quando invece avremmo dovuto essere noi a dar forza a loro. Mi viene in mente il sorriso di una donna straordinaria, Sabrina, giovanissima, una combattente sempre col sorriso. Ci ha lasciato col sorriso. Se non sbaglio lei ha pubblicato il suo quadro in un suo articolo. Aveva scritto frasi meravigliose sulle donne”.
Dedicato a Sabrina, che non c’è più
Così sono andata cercare Sabrina e il suo sorriso. Ho trovato l’articolo del 2018 dedicato ai quadri del laboratorio di quell’anno. E ho trovato anche la fotogallery che allego a fine articolo. Dipinti meravigliosi. Ma prima ho trovato Sabrina e il suo autoritratto, e quel che ha scritto accanto: Ecco Sabrina: “Non siamo solo lunghe chiome che ci hanno coccolato quando lo scirocco soffiava caldo e il maestrale impazzava- scrive Sabrina accanto al suo quadro- Ci siamo lasciate crescere i capelli per nascondere i nostri sentimenti. Siamo donne, con pensieri e sogni nascosti, se ci passi accanto riesci ad ascoltarli. Siamo bellezza e mistero, l’una che spesso è da riscoprire nel corso di una malattia, l’altra è un seme piantato alla nascita dalla mano di una fata. Siamo luce e illuminiamo il buio. Curatrici e giardiniere ed ogni germoglio è forza vitale”
E mi sembra di vederla ancora, curatrice e giardiniera che ha piantato un seme invincibile con queste parole, un seme che va oltre la vita terrena. Grazie Sabrina. E qui di seguito la fotogallery perché sono tutti semi di grande potenza piantati nell’eternità della vita
LA FOTOGALLERY DEL 2018 (mostra dei pazienti in oncologia)
Ma dove siamo stati qualche mese fa…forse questo reparto si trova in un universo parallelo ed il signor Altavilla l’ha visto in una esperienza pre-morte!
Per onore di verità posso affermare che all’interno del reparto oncologico ci sono stato, ho constatato che quello che descrive l’articolo corrisponde a verità, sia per quanto riguarda l’organizzazione che per l’attenzione verso gli ospiti del reparto.