Al Palacultura di Messina l'esibizione per la stagione concertistica dell’associazione musicale "V. Bellini"
MESSINA – Sabato al Palacultura, per la stagione concertistica dell’Associazione musicale V. Bellini, si è esibito un quartetto composto da giovani ma eccellenti musicisti. Il Quartetto Eos, formato da Elia Chiesa violino, Giacomo Del Papa violino, Alessandro Acqui viola e Silvia Ancarani violoncello.
Molto ambizioso il programma proposto, che ha contemplato due dei principali capolavori mai scritti per questo complesso d’archi: Il Quartetto in fa maggiore op. 59 n.1 di Ludwig Van Beethoven e Il Quartetto “La morte e la fanciulla” D 810, di Franz Schubert.
La prima parte del concerto è stata dedicata al Quartetto beethoveniano. Il Quartetto in fa maggiore op. 59 n.1 è il primo e probabilmente il più perfetto dei tre Quartetti che Beethoven dedicò al conte Andrej Rasumovskij, diplomatico russo, cultore di musica e violinista dilettante molto dotato (sono chiamati appunto Quartetti Rasumovskij).
Composti fra il 1805 ed il 1806, anni in cui vedono la luce alcuni dei grandi capolavori romantici di Beethoven, come la Sinfonia n. 5 e il Concerto per violino, i Quartetti op. 59 appartengono alla cosiddetta seconda maniera stilistica del musicista di Bonn, pertanto non sorprende ritrovare, in particolare nel primo, alcuni fra i temi indimenticabili del compositore, ora dolci e affettuosi, come l’incipit del primo movimento, ora umoristici, come l’“Allegretto vivace e sempre scherzando”.
La vera perla del quartetto e un’eccellente perfomance
Ma la vera perla del quartetto è il terzo movimento “Adagio molto e mesto”, la cui invenzione melodico armonica, secondo il musicologo Quirino Principe, è “una delle più belle mai ideate da una mente umana in tutta la storia della musica occidentale”. In effetti il sentimento di dolore che promana da questa pagina angosciosa (sono gli anni dell’aggravarsi della sordità del musicista) non può che suscitare profonda commozione nell’ascoltatore. Conclude il brano, senza soluzione di continuità col terzo movimento, l’”Allegro”, un’elaborazione del “Tema russo” voluto dal conte Rasumovskij.
Nella seconda parte del concerto i musicisti hanno eseguito il Quartetto “La morte e la fanciulla” D 810, il quattordicesimo quartetto scritto da Schubert. Capolavoro assoluto della musica cameristica, il Quartetto deve il suo nome al Lied omonimo “Der Tod und das Madchen” D 531, il cui materiale tematico impernia tutti i quattro movimenti della composizione, in particolare il secondo, cinque variazioni basate sul tema del celebre lied.
L’impronta del quartetto è estremamente tragica in tutti i movimenti, Schubert fa i conti con il sentimento estremo della morte e la sua musica raggiunge vette insuperate nell’ambito della musica dedicata a questo organico, degna di stare accanto anche agli ultimi quartetti di Beethoven, quasi coevi. Già l’apertura del primo movimento, “Allegro”, cinque note in fortissimo all’unisono nella tonalità minore del brano, un attacco angoscioso ed indimenticabile, ci introduce in un vortice di ritmi concitati e inquieti. Il secondo movimento “Andante con moto” consiste in cinque variazioni sul famoso tema del lied, tema che ha quasi l’andamento di una marcia funebre. Le variazioni, tutte in tonalità minore tranne la quarta, raggiungono momenti di tale intensità e commozione da rappresentare forse il più alto esempio di variazioni nella musica di Schubert. Dopo lo “Scherzo”, breve ma intenso, anch’esso dal tono drammatico, l’ultimo movimento “Presto”, è stato definito da alcuni una tarantella tragica, una sorta di danza macabra, che ci trascina nell’abisso.
Davvero eccellente la performance dei quattro musicisti, giovani ma già perfettamente maturi per interpretare questi due capisaldi della musica quartettistica, i quali hanno dimostrato una sensibilità e intensità nell’interpretazione fuori dal comune, oltre ad una padronanza assoluta della partitura, ed inoltre un notevole affiatamento.
Molto bello il bis proposto, dopo gli entusiasti applausi del pubblico, l’”Adagio” dal Quartetto op. 77 n. 1 in fa maggiore di Joseph Haydn, il padre di questo genere musicale, un brano che ha messo in risalto soprattutto le doti artistiche di Elia Chiesa, straordinario primo violino di questo complesso che speriamo di rivedere presto nelle nostre sale musicali.