"Trema la notte", firmato dalla scrittrice messinese, ha convinto la giuria ieri a Siracusa
La messinese Nadia Terranova ha appena vinto il Premio Vittorini con “Trema la notte”, pubblicato da Einaudi. In primo piano in forma di romanzo la storia di due personaggi che vivono il terremoto del 1908 nelle due città dello Stretto: Messina e Reggio Calabria. Come annunciato sui social ieri dalla giornalista Rosa Maria Di Natale, la premiazione, nel ricordo del grande scrittore, si è tenuta ieri sera in piazza Minerva a Siracusa.
La giuria, presieduta dal critico Antonio Di Grado, ha sottolineato il valore dei romanzi finalisti in gara: “Il cercatore di luce” di Carmine Abate (Mondadori) e “Il sangue della montagna” di Massimo Maugeri, La nave di Teseo.
Il romanzo sul terremoto di Messina e Reggio
Il terremoto del 28 dicembre 1908 è il punto di partenza di una storia con protagonisti l’undicenne reggino Nicola e la giovane Barbara, proveniente dalla provincia di Messina. Ama raccontare la scrittrice, autrice dei romanzi “Gli anni al contrario” e “Addio fantasmi”: “Non si tratta solo di raccontare ciò che si conosce bene, che è fondamentale, ma di ripercorrere, risalire il fiume e fermarsi a guardare sponde mai esplorate prima. L’invenzione completa l’attività della memoria”.
“Innocente e disperata, un’altra luna è sorta sullo Stretto”: questo è l’incipit del romanzo. Terranova fa rivivere le ore prima del sisma, unisce le sponde di Messina e Reggio in un insieme narrativo emozionante, racconta e rielabora la vita e la morte, la storia e la finzione, la memoria e la luce su vite anonime e condannate all’oblio. E ancora: la distruzione e la difficilissima ripresa attraverso due personaggi, una donna e un bambino, simboli di una ricostruzione prima di tutto esistenziale.
“Che emozione un premio nel segno di Vittorini”
Ecco su Fb le prime dichiarazioni della scrittrice: “Un premio dedicato alla me quattordicenne turbata e trasformata per sempre da Conversazione in Sicilia, libro della vita. Con incredula commozione e gioia, grazie. Dedicato anche alla me di due anni fa, che sceglieva proprio Ortigia per ritirarsi e scrivere questo libro. C’è sempre una restituzione, in tutte le cose”.