Il consiglio comunale vota sì al nuovo regolamento edilizio di fatto chiudendo un capitolo di polemiche e archiviando la Variante di salvaguardia
L’addio al salvacolline è stata una delle prime decisioni della giunta De Luca dopo l’insediamento. A distanza di due anni e mezzo l’ultima parola è stata posta con la votazione del Consiglio comunale che, approvando il nuovo regolamento edilizio ha di fatto chiuso un capitolo.
Quasi 10 anni di dibattito
Il cosiddetto salvacolline risalente all’era Buzzanca era diventato negli ultimi anni della sindacatura Accorinti tema di scontro con il consiglio comunale e con gli ordini professionali. L’incrocio con altri strumenti urbanistici (come il Piau) rischiava di vanificare l’obiettivo del salvacolline, limitandosi a spostare i volumi dalle colline alla città, per di più in aree come la zis e il water front. La revoca quindi della Variante di salvaguardia al Prg è stato uno dei primi atti del sindaco, ma sono trascorsi altri due anni per arrivare al nuovo voto dell’Aula, per certi versi anche inedito.
Il sì dei 5stelle
A votare sì al nuovo regolamento, che esclude per l’appunto la Variante, è stato il gruppo 5stelle, in piena coerenza con la posizione fortemente critica avuta negli anni del mandato Accorinti. I favorevoli sono stati 16 (compresi i 5 stelle) e 5 gli astenuti (il presidente Cardile, i Pd Gennaro e Alessandro Russo e Rizzo e Pergolizzi di Libera Me). Per la prima volta dal giorno dell’elezione 5stelle e giunta De Luca si trovano d’accordo.
Non era adatta al momento
Nelle scorse settimane era stato l’assessore Mondello a ribadire la posizione della giunta: “La variante Salva Colline era condivisibile nel merito dell’obiettivo che avrebbe dovuto conseguire, ovvero la salvaguardia e la messa in sicurezza delle aree libere del territorio collinare della città anche per sottrarle a futuri processi di urbanizzazione, ma è stato dimostrato che tali processi non si ritenevano necessari, considerato il decremento demografico della città, i costi non sostenibili per le urbanizzazioni, l’ingiustificato consumo di suolo”. Una relazione presentata in estate per spiegare le motivazioni che hanno spinto la giunta De Luca a revocare la variante parziale di salvaguardia idrogeologica e ambientale. Gli ex assessori della giunta Accorinti avevano invece replicato ribadendo la validità dello strumento urbanistico.
Per l’amministrazione De Luca il problema non era tanto il merito del provvedimento quanto piuttosto il fatto che non era adeguato al contesto attuale ed al perseguimento degli obiettivi. La Variante non sembrava in grado di poter conseguire l’obiettivo della salvaguardia dai rischi idraulici e geologici, che era uno dei motivi per la quale era stata pensata. Infatti veicolava una visione limitata del concetto di “difesa del suolo”, basata esclusivamente sulla introduzione di vincoli di inedificabilità. Il territorio deve essere protetto anche attraverso interventi che mettono in sicurezza e non solo con i vincoli e i divieti. Ad esempio politiche di intervento che prevedano regimentazione delle acque, consolidamenti di versanti.
“Non bastano i vincoli”
“Per tutelare un territorio non è sufficiente evidenziarne le criticità ma è necessario mettere in atto tutta una serie di azioni di mitigazione strutturale e non. I vincoli all’edificazione introdotti dalla Variante, ove necessari ed indispensabili, esistono già, in virtù di leggi e norme previste a livello statale e regionale”. Insomma per l’amministrazione è più opportuno andare oltre il vincolo e pensare a politiche di rigenerazione del territorio. Resterà il tema della banca volumi, perché la Variante ha istituito una banca dati che consente a chi aveva volumi in collina di utilizzarne parte in città, di fatto “spostandoli”, con conseguenze che potrebbero anche essere negative. Occorre capire cosa accadrà adesso con quei volumi.
Ora lo zampognaro potrà replicare “la messa in sicurezza” degli argini del torrente nel suo paesello natale: un pugno nell’occhio, una c……a di proporzioni inaudite. Cemento e xxxxxxxx!