In questi 116 anni molti ricercatori si sono impegnati a valutare questi fenomeni, studiandone attentamente gli effetti e lo sviluppo
MESSINA – In occasione dell’anniversario del terremoto del 1908, ripubblichiamo un articolo.
Nella giornata di oggi si è celebrato il 116esimo anniversario del terremoto che cambiò le città di Messina e Reggio Calabria. Da parte nostra, cercheremo di analizzare gli effetti prodotti dal maremoto che fece seguito alla potentissima scossa del 28 dicembre 1908. Sappiamo che al terremoto fece seguito, come causa indiretta, un maremoto. A determinarlo fu una grossa frana sottomarina avvenuta lungo la costa ionica a circa 80-100 km a largo di Capo Taormina, lungo la faglia “Messina-Giardini Naxos”. Il corpo della frana, scivolando a grandissima velocità lungo gli abissi dello Jonio, favorì l’attivazione dell’onda del maremoto, che una volta formatasi si diresse con grande impeto verso le coste calabresi e siciliane. In meno di 5 minuti, secondo le testimonianze dei sopravvissuti raccolte nel 1910 dal geografo Mario Baratta, l’onda colpì dapprima l’area antistante l’evento franoso sottomarino, lungo la costa tra Giardini Naxos e Taormina. In seguito, iniziò a propagarsi lungo la costa jonica messinese risalendo da sud, in direzione dello Stretto, con una velocità elevatissima, non inferiore ai 300 km/h (tipica degli tsunami).
Gli effetti del maremoto
Prendendo in esame i dati raccolti da Giovanni Platania, illustre docente di Fisica terrestre all’Università di Catania, autore dello studio più dettagliato sugli effetti del maremoto, nel suo lavoro “Il maremoto dello stretto di Messina del 28 dicembre 1908″, si scoprono dei particolari molto interessanti.
A cominciare dal dato della massima altezza dell’onda che fu registrata a Capo S. Alessio (11.70 m), mentre valori notevoli (circa 8–9 metri) si segnalarono a Giardini Naxos (presso la stazione ferroviaria) e nel pittoresco borgo marinaro di Cala San Paolo (oggi Briga Marina) dove molte personei, rifugiatisi sulla spiaggia, vennero travolti dalle acque. Colpite notevolmente anche Scaletta Zanclea (8 metri di run-up e 200 metri d’ingressione) e Roccalumera, dove il mare inondò anche la Via Provinciale. In tutte queste località furono innumerevoli le barche trascinate a riva e gli alberi sradicati, numerosi i muri delle costruzioni danneggiati. Allagato anche il porto di Catania, con un run-up di 3 metri e con un’ingressione di circa 700 metri nella sua zona più a sud e non protetta dalla diga foranea (Tinti ed altri, 2008).
Effetti, sia pure più labili, vennero avvertiti anche più a Sud: a Siracusa (1.6 metri di run-up al ponte del canal grande) e perfino a Malta, dove il mareografo di La Valletta registrò oscillazioni anomale intorno al metro, circa un’ora dopo la scossa sismica. Variazioni del livello marino, sia pure limitate, si notarono anche nel Tirreno, a nord dello Stretto: a Nicotera, Tropea e Scalea il mare invase parzialmente la spiaggia. A Stromboli il mare avanzò di oltre 10 metri. Ma fu comunque nello Ionio che le onde si propagarono a più ampio raggio: oscillazioni vennero avvertite ad Ovest fino a Licata e Porto Empedocle, a nord fino ad Isola di Capo Rizzuto.
La ringrazio per l’attenzione a quanto da noi segnalato. Cordiali saluti
COMPLIMENTI a Daniele Ingemi per l’ articolo così ben spiegato,dettagliato , con dovizia di particolari sul terremoto del 1908 che non conoscevo!!!!