Dalla lettura del documento sul gender redatto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica emerge uno scontro tra due visioni antropologiche contrapposte, tra due concezioni dell’uomo radicalmente differenti.
Il 2 giugno la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato un documento che intende rispondere a quella che è nota come teoria del gender (“genere” in inglese). L’agevole testo di quasi trenta pagine e intitolato “Maschio e femmina li creò” risponde puntualmente alle questioni riguardanti l’identità di genere che oggi appare sempre più fluida.
Il presupposto teorico della teoria del genderè la sostanziale separazione tra genere (gender) e sesso (sex). Il sesso è inteso come l’appartenenza biologica alla diade originaria maschio-femmina, il genere invece indica le preferenze sessuali personali, che in quest’ottica non avrebbero alcuna connessione con la propria definizione biologica. Va da sé che il genere avrebbe priorità sul sesso – da cui lo scardinamento di quella spesso chiamata la binarietà originaria, o eteronormatività. Gli orientamenti sessuali, pertanto, non dipenderebbero dalla differenza sessuale tra maschio e femmina, ma sarebbero determinati dall’individuo autonomo (“l’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutabile nel tempo” pag. 12. La citazione è di Papa Francesco).
Il documento vaticano scorge in questa teoria “una crescente contrapposizione tra natura e cultura” (pag. 8), un distacco tra il soggetto che intende se stesso come un individuo astratto, da una parte, e la natura biologicamente determinata e quindi inevitabile, dall’altra. La teoria del genderprevede pertanto un “dualismo antropologico: la separazione tra corpo ridotto a materia inerte e volontà che diviene assoluta, manipolando il corpo a suo piacimento” (pag. 11). Una teoria simile mirerebbe alla “utopia del neutro” (pag. 11), il dominio dell’indiscriminato, dell’indifferente.
A questa concezione basata su “un processo progressivo di de-naturalizzazione o allontanamento dalla natura” (pag. 11), la Congregazione per l’Educazione Cattolica oppone il concetto classico di unità tra anima e corpo, declinato nei termini della “integrazione tra elementi biologici, psico-affettivi, sociali e spirituali” (pag. 4).
Inoltre la Congregazione avverte che il costante richiamo del Vaticano all’ordine naturale non riguarda l’ordine biologico o meramente fattuale. Citando Karol Wojtyla, il documento avvisa che “non bisogna confondere le espressioni ‘ordine della natura’ e ‘ordine biologico’, né identificare ciò che essere esprimono. L’ordine biologico è ordine della natura nella misura in cui è accessibile ai metodi empirici e descrittivi delle scienze naturali; ma in quanto ordine specifico dell’esistenza, che resta in evidente rapporto con la Causa prima, con Dio Creatore, l’ordine della natura non è più un ordine biologico” (pag. 12).
Di conseguenza, la differenza tra uomo e donna non è solo biologica ma ha anche una “radice metafisica” (pag. 19). Secondo il documento, il rapporto uomo-donna risponde a “una dinamica di reciprocità” (pag. 18) basata su un finalismo intrinseco in cui sono i corpi stessi a rimandare mutuamente l’uno verso l’altro: il risultato è il fiorire della persona umana nella miracolosa apertura alla vita.
In questa visione, la famiglia viene a configurarsi come lo spazio del dono reciproco e della comunione pienamente attuata. Com’è noto, la teoria del genderintende relativizzare la famiglia, ritenendola un fatto culturalmente determinato, relativo a un dato popolo in un dato tempo. Alla famiglia oppone relazioni affettive più fluide e flessibili, non necessariamente vincolanti e basate “sul desiderio contingente degli individui” (pag. 8), il cui numero può variare da due a indefinito (secondo la logica delle relazioni cosiddette poliamorose). La risposta del documento vaticano a questa argomentazione è l’affermazione che la famiglia “è un fatto antropologico, e [solo] conseguentementeun fatto sociale, di cultura” (pag. 20. La citazione è di Papa Francesco).
In conclusione, dalla lettura del documento redatto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica emerge uno scontro tra due visioni antropologiche contrapposte, tra due concezioni dell’uomo radicalmente differenti. L’“ecologia pienamente umana e integrale” (pag. 19) proposta dalla Chiesa cattolica si opporrebbe così a “ogni riduzionismo ideologico o relativismo omologante” (pag. 27), “alle antropologie della frammentazione e del provvisorio” (pag. 28).
Il documento vaticano è l’indice di un rinnovato dibattito su tematiche di stringente attualità. La modernità fluida certamente confligge con la tradizione religiosa, ma la mette pure costruttivamente in discussione, costringendola ad approfondire il proprio mistero e a “trasformare positivamente le sfide attuali in opportunità” (pag. 27).