La giovane non ha parenti messinesi o siciliani. Ha "solo" trovato in riva allo Stretto il proprio posto: "Vivere in un luogo bello cambia la vita"
MESSINA – Ogni anno Messina assiste a una fuga dei suoi “figli” verso il nord Italia o l’estero. Un viaggio quasi sempre a senso unico, verso un sogno o un equilibrio professionale che in Sicilia non è mai semplice da raggiungere. La storia di Veronica Franzoni, però, è quella di un viaggio al contrario. Lei è di Brescia, non ha genitori siciliani né alcun parente proveniente dallo Stretto. Eppure ha scelto di intraprendere la via “verso giù”, lavorando prima a Salina e poi stabilendosi a Messina, dove ha trovato un nuovo equilibrio, con caparbietà e grande consapevolezza.
Gli inizi a Salina
Veronica arriva in Sicilia quasi per caso: “Io volevo fare l’esperienza di una stagione lavorativa estiva. Non ho pensato subito alla Sicilia. Tutto è nato perché il mio vecchio titolare passava le vacanze da sempre a Salina. Quasi per scherzo gli chiesi di domandare se avessero bisogno lì sull’isola di qualcuno per lavorare. Mi ha messo in contatto con un’attività gestita da amici suoi e dopo il colloquio sono stata chiamata. Sono partita nel luglio 2021. Per me questa è stata un’opportunità per provare a essere autonoma. E dopo la stagione ho deciso di continuare: se fosse andato tutto male sarei potuta tornare a casa a Brescia, ma non è stato così”.
Veronica: “Finita l’estate ero sicura sarebbe successo qualcosa”
“Ho fatto finire l’estate – continua Veronica – convinta che qualcosa sarebbe successa. Ero sicura che mi sarei trasferita, preferendo il sud Italia al nord. Ho cominciato a guardare case anche a Roma. Mi attirava l’idea di vivere al Sud, ma pensavo anche che la capitale potesse darmi qualche possibilità in più. Non ho trovato nulla, né lavorativamente né una casa da affittare. Ed è lì, verso metà agosto, che l’idea di Messina ha preso forma. Ha iniziato a lavorare con me un ragazzo, diventato un mio caro amico, Peppe. Dopo un po’ gli ho chiesto se secondo lui sarebbe stato possibile trovare qualcosa a Messina, pur non avendo mai visto la città perché quando sono arrivata dall’aeroporto di Catania sono andata direttamente alle isole Eolie”.
La vita a Messina comincia nell’ottobre 2021
L’aiuto di un amico, in questo caso, si è rivelato fondamentale: “Sì, perché lui è stato davvero super disponibile. Mi ha detto di non preoccuparmi e che mi avrebbe aiutata lui, ospitandomi. Poi mi ha messo in contatto con qualche conoscenza nell’ambito della ristorazione ed è così che ho trovato lavoro. Diciamo pure che in quest’ambito trovarlo è facile, il difficile è trovare un posto che ti permetta di lavorare in buone condizioni. Tra le proposte ce n’è stata una che era più idonea, sia a livello di orari sia economico. Così dall’ottobre del 2021 ho iniziato a incastrare tutto: la casa, il lavoro, portare da Brescia la macchina. Ed è iniziata la mia vita a Messina”.
Dalla ristorazione all’insegnamento
La vita di Veronica però cambia a gran velocità. La giovane bresciana prosegue nel racconto: “Ho conosciuto tanta gente, compresi quelli che sono diventati miei cari amici e il mio ragazzo, Sergio. Anche per questo motivo gli orari della ristorazione non erano più congeniali alla vita che volevo. Così ho sfruttato il fatto che nel 2022 scattava la possibilità di aggiornamento delle graduatoria di insegnamento, così da poter modificare la destinazione. A Brescia insegnavo ed è questo ciò che vorrei fare. C’ho provato e ci sono riuscita, così da settembre scorso ho ripreso a insegnare”.
Il sostegno dei genitori
Quella di Veronica è un’emigrazione “al contrario”. Talmente abituati alla fuga di giovani dal sud al nord, trovare una giovane donna che decide di iniziare un percorso opposto, riuscendo a trovare il proprio equilibrio, sembra una chimera. Una scelta che Veronica ha fatto con coraggio, sostenuta anche dalla famiglia: “Direi che negli anni c’è stato un gran lavoro per abituarli. Io viaggiavo da sola da tempo, anche se per loro non è stato mai facile. Sono stata un mese in Asia da sola, quindi per i miei genitori accettarlo è stato difficile. Dopo due, tre, quattro volte, hanno capito che poteva diventare normalità. E intanto ho sempre detto loro che il mio sogno era quello di vivere al mare, anche se ho sempre pensato di farlo dopo la pensione e non così. Loro sapevano che avrei voluto fare l’esperienza lavorativa stagionale al mare. Quando stavo per partire mia madre piangendo mi disse: ‘Non piango perché devi partire, ma perché so che non tornerai più’. Se lo sentiva e così è stato”.
“Mi sono sentita a casa”
“All’inizio mio padre era titubante – continua Veronica – anche perché diceva che tutti quelli della mia età solitamente vanno al nord, quindi che possibilità avrei potuto avere giù? Però alla fine l’hanno presa bene, forse perché già abituati, ma non si sono stupiti per la scelta di restare. Qui a Messina ho trovato il mio equilibrio. A casa stavo bene, ma mi mancava qualcosa. Lì conoscevo tutto e tutti quelli che potevo conoscere, avevo bisogno di stimoli diversi. Quando sono partita, ma soprattutto quando mi sono stabilizzata definitivamente, è stato bello: mi sentivo a casa, come se fossi sempre stata qui in riva allo Stretto. Sembra una frase fatta, ma non lo è per me. Quando percorro in auto la strada verso casa è come se l’avessi sempre fatta. Quando esco con i miei amici di qui è come se li conoscessi da sempre”.
Veronica: “Tante volte mi hanno detto, ‘Ma cu ti puttau?'”
Salutando Brescia e volando verso la Sicilia, Veronica si è tuffata in mentalità e culture diverse. Un tuffo non semplice, soprattutto all’inizio: “La gente mi guardava come se arrivassi non so da dove. Sentivano l’accento diverso e mi chiedevano se fossi in vacanza. Anche il cassiere al supermercato. E quando spiegavo che in realtà avevo scelto di vivere qui tutti, ma proprio tutti, mi rispondevano: ‘Ma cu ti puttau?’. Dopo un inizio da favola ho iniziato a vedere non solo le cose positive ma anche quelle che non vanno bene. Ad esempio mi sono trovata molto bene con i nuovi amici, con le persone con cui sono uscita, incontrando grande disponibilità e accoglienza. Ma allo stesso tempo ti scontri con problemi non semplici, soprattutto sul lavoro. Ci sono dinamiche che forse sono tipiche di qui. Vedo molta gente legata a ‘cose’ che vedono come status symbol. Ci sono pregiudizi classisti anche superiori rispetto al nord. Con la mentalità del messinese mi sono trovata bene, tanto che sono rimasta a occhi chiusi, ma non tutti sono uguali”.
Veronica sulle differenze tra nord e sud
Le differenze tra nord e sud si vedono anche in altri piccoli dettagli: “Alcune volte mi è stato detto che qua una ragazza non farebbe una determinata cosa o non indosserebbe un vestito magari un po’ più ‘osè’ per andare in discoteca. A Brescia non ho mai avuto problemi di questo tipo. Sono due città molto simili a livello di grandezza e di popolazione, anzi Brescia è anche un poco più piccola, però la mentalità a volte è quasi di paese. Solo in questo ho sentito la differenza tra nord e sud, ma non mi è mai pesato e mi sono sempre trovata benissimo. Ci sono anche differenze di altro tipo però: è capitato spesso che qualcuno prendesse le tue parti semplicemente perché ci tiene, per solidarietà. Anche alcune amiche lo hanno notato. Questa è una cosa molto bella, che mi piace tanto”.
“Cosa cambierei? Le condizioni di lavoro”
Veronica, nel raccontare la sua storia, sottolinea che non cambierebbe nulla del percorso fatto: “Farei tutto da capo allo stesso modo”. La sua è una scelta quotidiana, quella di restare in un posto che l’ha adottata. Ma cosa cambierebbe di Messina? “Le condizioni di lavoro. Che sia più difficile qui è vero, per le esperienze che ho visto e vissuto io. Sono stipendi diversi, molto più bassi. Mi rispondono tutti che la vita costa di meno, ma non è vero: può essere così al supermercato, ma la benzina, gli affitti, le bollette, perfino uscire la sera, non costano meno. Quindi lavorare tutto il giorno per 800 euro non basta per campare, mentre passa questo messaggio. In realtà è un accontentarsi. Magari uno della mia età lo fa perché vuole restare e lo fa nella prospettiva di raggiungere altro, ma capisco quelli che vanno via e che si chiedono chi glielo faccia fare a restare. Questo è un peccato: Messina è super vivibile, se puoi lavorare. Se cambiassero le condizioni di lavoro non ci sarebbe motivo per andare via”.
La cosa più bella: la vivibilità
L’altro lato della medaglia: qual è la cosa più bella per Veronica? “Il paesaggio. Sembra scontato, ma è così. Cambia la vita alzarsi e vedere il mare, respirare aria buona. I miei amici del nord quando vengono qui lo dicono subito: ‘Come si respira bene!’. Sono cose che noti subito quando non le hai. Vi assicuro che vivere in un posto bello cambia la vita. Io l’ho vissuta e la vivo così ogni giorno. Io a livello economico non ho sfondato, ma per me è importante vivere bene. Non è un caso che ci siano manager in tutto il mondo che guadagnano molto e aspettano quelle due settimane l’anno per venire in vacanza qui in Sicilia. Ho scelto quella che per me era la cosa più importante: la vivibilità, la qualità della vita”.
vedrai come te ne scapperai
Ecco il classico commento di persone negative che sanno solo parlare male
Commento precedente (Anna) che descrive il messinese tipico. Mai un orgoglio per una dichiarazione di amore per questa città.
Invece di essere felice che altri apprezzino la nostra città ha il coraggio di gettare ombre al punto che dovrà scappare.
Assurdo
Sei ancora impegnata?😛
Bisogna avere una chiara visione della vita che si desidera, avendo una mentalità aperta e propensa a rischiare, dopotutto se non si rischia difficilmente si raccoglie. Le auguro una bellissima permanenza in riva allo stretto e che possa trovare spazio per i suoi sogni. Fai sempre un buon discernimento nelle tue scelte e nelle tue amicizie. Tantissimi auguri e benvenuta nella nostra meravigliosa terra.
Coraggio e mentalita’ da apprezzare e prendere ad esempio. Anche noi siciliani ogni tanto abbassiamo un attimo la nostra presunzione: pensiamo che al nord siano piu’ presuntuosi e arroganti ma molto spesso non e’ cosi’, anzi il contrario