L'ingegnere, andato ai domiciliari, avrebbe preteso 10o mila euro "risparmiati" su un lavoro per evitare altre frane a San Marco d'Alunzio attraverso una variante al progetto originario
E’ successo a San Marco d’Alunzio dove la Guardia di Finanza della Tenenza di Sant’Agata e il GiCo di Messina hanno posto ai domiciliari il direttore dei lavori delegato a controllare l’opera di consolidamento del costone a valle di via Cappuccini, un’opera anti frana appaltata nel 2020 ad una impresa del catanese, per la parte principale, e finanziata a più riprese dalla Regione.
Per l’uomo la Procura di Patti aveva ipotizzato il reato di concussione, che il giudice per le indagini preliminari ha trasformato in tentazione indebita a dare e promettere, nel firmare il provvedimento cautelare.
L’INDAGINE
L’ingegnere, secondo le ipotesi dell’accusa a più riprese avrebbe tentato di convincere l’imprenditore che si era aggiudicato l’opera a commettere frodi contrattuali, pretendendo dal medesimo imprenditore rilevanti somme di denaro, beni ed altre utilità, per fini strettamente personali, in particolare, la corresponsione di oltre 100 mila euro a titolo di tangente.
I LAVORI
I lavori riguardavano la realizzazione di paratie in calcestruzzo, sostenuti con barre d’acciaio infisse nella roccia ed opere connesse – scavi, tubazioni e opere di drenaggi – dirette a consolidare il costone, in precedenza franato più volte.
L’INDAGINE LAMPO
Gli accertamenti sono scattati 4 mesi fa quando si è presentato ai finanzieri l’imprenditore, che non ha voluto sottostare all’accordo e pagare. Le intercettazioni telefoniche hanno così rilevato che l’ingegnere proponeva all’impresa appaltatrice modifiche nell’esecuzione dei lavori previsti dal capitolato dell’opera pubblica, in modo da lucrare le somme così indebitamente “risparmiate”, per poi dividerle a metà, secondo i suoi intendimenti, con la stessa impresa incaricata di svolgere i lavori.
In particolare, le modifiche “proposte” dall’indagato riguardavano la riduzione della lunghezza di alcuni tiranti in acciaio, che avrebbero consentito di generare delle economie di spesa ammontanti a circa 200 mila euro. Tale “risparmio”, secondo i propositi del direttore dei lavori, anziché essere riutilizzato nell’ambito dell’opera pubblica in corso di realizzazione, si sarebbe dovuto riflettere sul tornaconto personale dell’ingegnere e dell’impresa eventualmente compiacente.
Gli accertamenti hanno riguardato parecchia documentazione acquisita su disposizione della Procura della Repubblica di Patti presso il “Commissario Straordinario per l’emergenza idrogeologica della Regione Siciliana, stazione appaltante dei lavori, e si sono avvalsi di pedinamenti e intercettazioni.