Le strade blu, sulle vecchie cartine stradali d’America, indicavano le strade secondarie, in contrasto col rosso utilizzato per le principali. Proprio attraverso le strade blu William Trongdon decide un giorno di intraprendere il viaggio più importante della sua vita.
Bisogna stare attenti ai pensieri che vengono di notte: non hanno la giusta direzione, arrivano a tradimento da luoghi remoti e son privi di senso e di limiti.
L’autore si riferisce appunto al pensiero di partire. È il 1978 e William, che ha trentotto anni, è stato appena licenziato e lasciato dalla sua compagna, prende due decisioni. La prima è riesumare il nome Least Heat-Moon, ovvero Luna del Caldo, che gli spetta dalla discendenza indiana; la seconda è avventurarsi in un lungo viaggio attraverso le strade blu a bordo del suo vecchio furgoncino, ribattezzato per l’occasione Ghost Dancing, cioè Danza degli Spiriti.
Percorso circolare
Quattro anni dopo, il libro Strade blu, che racconta quel viaggio, sarà pubblicato con grande successo.
Il viaggio non è il classico Coast to Coast dall’Atlantico al Pacifico. William Least Heat-Moon traccia un lunghissimo percorso circolare – il tema del cerchio, fondamentale nella spiritualità pellerossa, tornerà spesso nell’opera – partendo dal Missouri: raggiungerà la costa atlantica della Carolina del Nord, scenderà verso il profondo Sud, si sposterà verso ovest affacciandosi sul Pacifico, risalirà verso il confine con il Canada per poi tornare sui propri passi.
Viaggiare, un’arte da affinare
Strade blu, più che una guida di viaggio in senso letterale – ripercorrere lo stesso itinerario dell’autore, per quanto affascinante, avrebbe dei costi economici e di tempo molto elevati – è una riflessione sull’arte di viaggiare.
Nessun segno e nessun cartello di un’eventuale destinazione: poteva trattarsi benissimo di una strada senza uscita. L’unica era affidarsi a una massima da esploratore: <<Non ce la faccio più>> viene subito prima di <<Non me ne importa un fico>>. Bisogna allentare il morso delle preoccupazioni, lasciare che tutto vada all’inferno. Le angosce crollano davanti a chi ha la pazienza di attendere.
Oltre a scegliere le strade blu, l’autore preferisce i luoghi in cui il “progresso” non è ancora giunto, perché nel suo viaggio il passato, e il rapporto di questo con presente e futuro, ha un peso specifico tutt’altro che indifferente.
Interno ed esterno
Strade blu, però, non deve essere considerato un lungo monologo. C’è l’azione fisica del viaggiare, con i suoi imprevisti e i suoi rischi – alcune disavventure dell’autore tengono alta la suspense – e soprattutto ci sono gli incontri con gli altri. William Least Heat-Moon affronta il viaggio con una curiosità e un’apertura totali, e sulle pagine della sua opera prendono vita persone di tutte le età, le religioni e le estrazioni sociali. Proprio a loro l’autore dedica le ultime righe della post-fazione dell’opera.
Per me loro, sin dall’inizio, sono stati autentici personaggi in tutti i sensi, e mi spiace di comprendere solo adesso che avrei dovuto dir loro di essere stati i migliori professori che io abbia mai avuto perché sono stati loro ad aprire la strada, la grande strada.