Il presidente di Rete ferroviaria italiana afferma di voler rinnovare senza dismettere nulla sullo Stretto. Sulla stessa linea l’amministratore delegato di Rfi, Michele Mario Elia. Battesimo, al molo Colapesce, per la nuova nave, la “Messina”, che andrà a sostituire la “vecchia” Iginia
Un nome, un simbolo, Messina. E’ la nuova nave di Rete Ferroviaria Italiana, inaugurata oggi al molo Colapesce. Costruita da Nuovi Cantieri Apuania (Admiral Tecnomar) di Marina di Carrara, sarà operativa per i collegamenti sullo Stretto sin da lunedì e sostituirà l’Iginia, che andrà in “pensione” dopo 44 anni di navigazione.
La “Messina” andrà ad aggiungersi alle altre tre navi in servizio: Villa, Scilla e Logudoro, ma solo due delle quattro effettuano quotidianamente 36 corse. Le altre due sono utilizzate per le sostituzioni dei mezzi in occasione delle attività di manutenzioni periodiche programmate e per la continuità del servizio in casi di emergenza.
Tre, invece, le navi che, tramite Bluferries, controllata al 100 % da Rfi, trasportano i mezzi gommati, veicoli privati e automezzi commerciali: Riace, Fata Morgana ed Enotria. Il Tindari Jet e Selinunte Jet sono invece utilizzati per il servizio di collegamento con Villa, “Metromare”, le cui corse di recente sono diminuite da 14 a 9 giornaliere.
Alle critiche su una possibile dismissione di Rete Ferroviaria Italiana, risponde in prima battuta l’amministratore delegato di Rfi, Michele Mario Elia: “Questa nave è stata commissionata – afferma – per migliorare il servizio sullo Stretto. Questo è un segnale di dismissione o di potenziamento? E’ una nave bellissima, tecnologica, che rispetta l’ambiente al massimo possibile. Come si fa a pensare di dismettere se si costruisce una nave del genere?”.
Ed a proposito della diminuzione del servizio rispetto agli anni scorsi, Elia ribatte: “Dobbiamo guardare alla quantità di traffico, alla domanda. Ad oggi sembra soddisfatta con la dotazione di navi che abbiamo. Se ci sarà ulteriore necessità, provvederemo. Ma per il momento stiamo bene così. Penseremo ad elevare ancora lo standard delle altre navi in servizio, che è comunque già di per sé molto alto”.
A più ampio raggio l’intervento del presidente di Rfi, Dario Lo Bosco: “E’ la regione ad avere competenze per ottimizzare l’offerta di trasporto locale. Da parte nostra, Rfi dimostra in maniera chiara l’impegno a rafforzare l’offerta anche sotto il profilo tecnologico e infrastrutturale. Siamo orgogliosi del fatto che nel 1924 vi era già una nave che si chiamasse Messina e abbiamo voluto ridare questo nome alla nostra nave per testimoniare con orgoglio il nostro impegno per il Mezzogiorno d’Italia. Abbiamo costituito una task force per gli investimenti infrastrutturali al sud. A seguito della sottoscrizione del Contratto istituzionale di sviluppo, col ministero delle infrastrutture e dei trasporti e col ministero dello sviluppo economico, sono previsti investimenti in Sicilia per 5 miliardi”.
Lo Bosco parla di grandi passi avanti per le infrastrutture e i trasporti del sud, destando qualche perplessità: “Fino a qualche decennio fa era un’utopia – afferma il presidente di Rfi -, ma con la guida di Mauro Moretti il gap infrastrutturale del sud è stato colmato in maniera rilevante, se pensiamo alle direttrici Bari-Lecce-Taranto o al corridoio che vede collegato Berlino con Salerno e Reggio Calabria”. A dire il vero, a sud di Salerno, i collegamenti veloci sono davvero pochi. Un solo “Frecciargento” al giorno collega Villa San Giovanni con Roma in 4 ore e 55 minuti, un “Frecciabianca” in 6 ore e 6 minuti, tempi non molto inferiori ai restanti “Intercity”.
In Sicilia, poi, altro che alta velocità, anche se Lo Bosco afferma che arriverà l’”alta velocità light”. Che non è un formaggio, ma un modo per dire che nel contratto istituzionale di sviluppo è finanziato, con 800 milioni, il raddoppio del tratto tra Catania e la stazione di Raddusa/Agira, in provincia di Enna, della linea Catania-Palermo. Un raddoppio discutibile o, quantomeno, certamente secondario rispetto ai raddoppi delle dorsali jonica e tirrenica, per le quali, al momento non sono previsti finanziamenti nella prima tranche di finanziamenti da 2 miliardi e mezzo.
Sulla nave, il taglio del nastro ad opera di Miss Italia 2012, la mazarese Giusy Buscemi. Poi gli interventi da parte del sindaco Accorinti (vedi articolo a parte), del sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle, del commissario della Provincia di Messina, Filippo Romano, e degli assessori ai trasporti delle regioni Sicilia e Calabria, Nino Bartolotta e Luigi Fedele.
LE CARATTERISTICHE DELLA NAVE MESSINA
E' lunga 147 metri e larga 18,7, adibita al trasporto di carrozze e carri ferroviari, ha una velocità massima di esercizio di 18 nodi ed è dotata di celata prodiera “rovescia” per l’ingresso e l’uscita dei treni. E' caratterizzata da alte prestazioni di manovrabilità, grazie all’installazione di tre propulsori azimutali poppieri, due thrusters prodieri e un timone di prora, e di elevati standard per la prevenzione dell’inquinamento marino e aereo. La nave è infatti munita di sistemi e misure atte ad evitare le perdite accidentali di olio in mare. Dispone inoltre di un impianto biologico che collega gli scarichi in una cassa di raccolta per il trattamento dei liquami e di tutti gli accorgimenti necessari al controllo del corretto funzionamento degli impianti per la prevenzione dell’inquinamento aereo.
(Marco Ipsale)
La nave c’è, ma dove sono i treni?
Assieme ai treni si è” smarrito” il mio commento di ieri. Si prega di recuperalo per non smarrire per favore anche il senso di libertà . Grazie