Ottimo il lavoro svolto per il MuMe che può essere un valido impulso di rinascita.
Questa volta la lunga attesa è stata ripagata. Non abbiamo dovuto subire la stessa beffa del teatro, sottratto allfa nostra fruizione per decenni e restituitoci con un restauro orribile. Il nuovo Museo regionale di Messina, il nostro MuMe, è una bella realtà. L’allestimento rende onore alle opere esposte e le valorizza con soluzioni visive di grande impatto e suggestione. È proprio un lavoro ben fatto. Certo di strada ce n’è ancora da fare per recepire, ad esempio, i progressi della tecnologia e rendere le esposizioni più fruibili attraverso le applicazioni per smartphone e tablet ma a questo si può porre certamente rimedio. Quello che non ha avuto prezzo visitando il museo è rendersi conto di quanta bellezza aspettasse di essere vista, di quante testimonianze altissime della cultura che ha attraversato nei secoli le vene della nostra amatissima città, siano state sottratte ai nostri occhi per così tanto tempo. Nonostante terremoti, bombardamenti, rappresaglie durissime messe in atto da chi, per punire la nostra voglia di libertà, ha voluto cancellare persino la nostra memoria, nonostante l’insipienza della politica, indifferente alla bellezza, nei piacevoli percorsi del MuMe opere di grande spessore artistico continuano a testimoniare la testarda volontà di rinascita di un’intera comunità.
Siamo abituati a glorificare le capacità realizzative altrui, ma dobbiamo imparare a valorizzare anche le nostre capacità, quando si manifestano. Il MuMe è una di queste occasioni. Il nostro museo può assurgere ad un ruolo che non può e non deve limitarsi al nostro contesto territoriale. Lo scenario su cui deve muoversi può e deve essere di respiro regionale, nazionale e, senza limiti inutili, europeo. Da questo punto di vista, la direttrice del museo, Caterina Di Giacomo e il suo staff, dopo l’impagabile lavoro svolto per giungere all’apertura della struttura, devono intraprendere una fondamentale azione di marketing, che poggiando sulle opere capofila di Caravaggio e Antonello da Messina, possa fare del MuMe un elemento di traino dei flussi turistici verso la nostra città. E non mi riferisco solo alle classiche navi da crociera. Mi riferisco ad un lavoro sinergico, che, elaborato e coordinato dall ’amministrazione comunale, coinvolga soggetti privati di dimostrata competenza nel settore e riesca a definire percorsi d’interesse che favoriscano la permanenza strutturale dei turisti a Messina. Si tratta di mettere in campo una visione di medio periodo che dia luogo ad un’adeguata programmazione in grado di intercettare risorse da ogni fonte, anche comunitaria.
So che adesso, tutto questo appare lontano dalle nostre possibilità. Ma dobbiamo essere capaci di guardare oltre il difficile momento che stiamo attraversando, fare leva sulle realtà migliori, raccogliere tutte le nostre forze intorno al sogno di vivere bene. Perché rilanciare la città sul terreno turistico significa svolgere un’attività complessiva di rinascita che avrà ricadute positive anche sulla nostra qualità della vita. Il MuMe può essere metafora dI questo rinnovamento, cogliamone sino in fondo l’energia vitale che sprigiona e facciamola diventare innesco di cambiamento.
Pippo Trimarchi