Dopo una tappa a Montecarlo mercoledì, "I miei occhi cambieranno", tratto da "Certo che m'arrabbio" di Celeste Brancato, regia di Giampiero Cicciò, con Federica De Cola, torna a Messina sabato 15 marzo al Teatro Vittorio Emanuele. L'incasso della serata sarà devoluto all'Airc, 'associazione per la ricerca sul cancro.
L’universalità della malattia ed insieme la ricerca del senso più profondo di essa e della sua capacità di trasformare, attraverso il dolore, ogni singola persona, torna di scena a Messina, dopo spettacoli in tutta Italia, con “I miei occhi cambieranno”, il 15 marzo alle 21 al Teatro Vittorio Emanuele.
Lo spettacolo, tratto dal monologo “Certo che m’arrabbio” di Celeste Brancato, autrice e attrice scomparsa a 40 anni, quattro anni fa, per un tumore, torna quindi a Messina, con la regia di Giampiero Cicciò, che ha curato l’adattamento del testo insieme a Giusy Venuti, e la straordinaria interpretazione di Federica De Cola, una delle giovani attrici messinesi più note a livello nazionale (l’abbiamo potuta ammirare in Un matrimonio e Braccialetti rossi). Scene e costumi di Francesca Cannavò, disegno e luci di Renzo Di Chio, foto di scena Gianmarco Vetrano.
Lo spettacolo torna a Messina grazie all’iniziativa della Delegazione di Messina dell’AIRC (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) in collaborazione con la Compagnia If Prana. Il ricavato della serata sarà devoluto all’AIRC (ingresso 20 Euro -per info e prevendita 3483846035. I biglietti saranno acquistabili anche la sera stessa).
Mercoledì 12 “I miei occhi cambieranno” sarà a Montecarlo, per la prima volta varcando i confini italiani.
“Questa serata a Montecarlo è arrivata in un momento inaspettato- spiega Federica De Cola- subito dopo il successo dello spettacolo a Prato. Per noi è una sfida,perché sarà sovratitolato in francese e siamo pronti a farlo amare anche da quel pubblico”.
La scoperta del cancro al seno, i giorni delle speranze, i giorni del dolore, le ore in cui smetti di essere una “persona” e diventi un “caso clinico”, i giorni della rabbia e della paura, i giorni in cui l’immensa voglia di vivere si trasforma in poesia, e infine la consapevolezza che “tutto nasce da dentro”, sono raccontati con spietata lucidità e inaspettata ironia nell’ultimo scritto di Celeste Brancato, lasciato incompiuto a causa della morte, una sorta di “testamento spirituale” di chi non si arrende ma vuole andare a scavare nel perché di quel male che divora il corpo ma nasce nell’anima. Questo è “I miei occhi cambieranno”, uno spettacolo che Giampiero Cicciò ha reso riuscendo a far passare dal sorriso alle lacrime il pubblico ed a far amare, con maggior forza e nonostante ogni tutto, la vita, così com’è, per quanto duri, o per dirla con De Gregori cantato a squarciagola da una Federica De Cola sola in auto mentre va verso il destino: “siamo venuti per poco perché per poco si va”. E’ uno spettacolo che vibra e fa vibrare le corde dell’anima, come un violino, emozionante e vero e che attraverso l’universalità della malattia riporta ogni singolo spettatore in immagini, emozioni, lacrime, vissute nel proprio cuore.
Straordinaria Federica De Cola, esile nella sua sottoveste bianca, mentre passa dal riso beffardo al ricordo, dalla rabbia alla consapevolezza che il male, ogni male, ha origini antiche e profonde, nelle vene dell’anima e del “non detto”, dall’amore per le piccole cose al volo verso quell’infinito che nasce dal silenzio. In una scenografia bianca, scarna, fatta solo di un tavolo-lettino, una sedia, la De Cola primeggia e diventa ora un cucciolo impaurito ora un gigante che mostra tutta l’indomita energia dell’autrice e dell’attrice. E quando, in un solo istante, dopo poche parole che sono poi una sentenza “i miei occhi cambieranno per sempre,sono già cambiati” , il dolore diventa opportunità di trasformazione e vittoria intesa come intensa capacità di vivere, di esistere.
“Mettere in scena un testo di Celeste significa lasciarmi guidare dalle sue parole- dice Giampiero Cicciò- Ho condiviso con lei vent'anni di vita e di lavoro, innumerevoli spettacoli, lo stesso pianerottolo, la Bottega teatrale di Gassman, le stesse utopie. La sua vita era dedicata alla ricerca di un senso più alto dell'esistenza: le sue letture sul buddhismo, l'indignazione per un'Italia guasta e miserabile (espressa in tutti i suoi scritti), l'orrore per l'omologazione brutalmente dittatoriale del mondo, il suo amore per il teatro malgrado tutto, la rendevano inquieta ma agguerrita. Le ultime parole che mi ha detto, pochi giorni prima di perdere conoscenza, sono state: "Tutto nasce da dentro". In "Certo che mi arrabbio", Celeste sorprende per un'impronta di travolgente comicità, per la sua impetuosità e, insieme, per la delicatezza. Tra le possibilità di attuazione scenica di questo testo, ho prediletto il percorso di una donna che, attraverso il dolore del corpo, tenta con fatica di rintracciare il proprio dolore spirituale: "I miei occhi cambieranno" diviene, pertanto un'esortazione alla trasformazione o, meglio, un incitamento a ritrovare, ad accettare l'autentica nostra "vocazione" che se trascurata, ignorata, si ribella e coinvolge il nostro corpo i cui sintomi dolorosi, sono i segnali che l'anima bistrattata ci manda. E’ un urlo di ribellione lanciato da chi non vuole essere ridotto a mero "caso clinico" e che tenta, disperatamente, di mostrare che il dolore ci trasforma, ci perfeziona, ma solo se accettiamo di viverlo come una possibilità di cambiamento dei nostri occhi, del nostro modo di guardare, di stare al mondo. Ciascuno secondo la propria imprevedibile storia e attraverso le proprie inevitabili ferite. So che Celeste è felice che le sue parole, la sua ironia, il suo messaggio stiano continuando a girare in Italia e oltre. Lei è sempre qui”.