Tre severe condanne e tante assoluzioni al processo che vedeva alla sbarra i dirigenti del Consorzio Autostrade sospettati di peculato e falso
Sono soltanto 3 condanne quelle che arrivano alla fine del processo nato dall’operazione Tekno 2: sul banco degli imputati oltre cinquanta tra dirigenti e funzionari del Consorzio Autostrade Siciliane, finiti nel mirino della Procura per gli incentivi progettuali, che secondo gli inquirenti erano stati incassati indebitamente. I giudici però sembrano pensarla diversamente e alla fine di un lungo dibattimento la Corte della Prima sezione penale (presidente Silipigni) ha disposto una lunga serie di assoluzioni a vario titolo (perché il fatto non costituisce reato e perché il fatto non sussiste).
Soltanto 3 le condanne: 6 anni e 5 giorni di reclusione per Gaspare Sceusa, 4 anni e 4 mesi per Lelio Frisone, 5 anni e 20 giorni per Carmelo Cigno. I tre sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, il rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione è stato dichiarato estinto (in servizio era rimasto soltanto Sceusa) ed è scattata la confisca dei beni e del denaro che era stato sequestra nel 2017. I tre hanno incassato assoluzioni parziali per alcuni capi di imputazione, e le somme congelate in relazione a questi episodi vengono ora dissequestrate.
A luglio dello scorso anno la Corte dei Conti aveva deciso sullo stesso caso, sotto il profilo contabile, condannando soltanto due dirigenti, Sceusa e Frisone, a risarcire il Cas per, rispettivamente, un milione di euro e 115 mila euro.
I NOMI DEGLI ASSOLTI. Assoluzione piena e dissequestro, invece, per: Antonino Gazzara, Carmelo Indaimo, Antonino Lanteri, Corrado Magro, Angelo Puccia, Antonio Liddino, Stefano Magnisi, Alfonso Schepisi, Anna Sidoti, Antonino Francesco Spitaleri, Baldassarre Arrigo, Santo D’Amico, Giovanni Giaimo, Francesco Giardina, Antonino La Corte, Antonino Mamazza, Clorinda Mifa, Giuseppe Potenzone, Giuseppe Rotondo, Pietro Antonino Urso, Paolo Rinauro, Giovanni Arnao, Agostino Bernava, Amedeo Branca, Orazio Campanino, Mariano Giuseppe Caldeone, Giovanni Arnao, Antonino Cannatella, Anna Maria Carbone, Lucia Cicero, Baldassarre Ciraolo, Paolo Currò, Serafina Martorana, Giuseppe Lanzafame, Carmelo Pintaudi, Walter Zampogna, Francesca Bongiorno, Costantino Crisafulli, Antonino D’Arrigo, Amedeo Finocchiaro, Vincenzo Irrera, Giovanni Nicola Lania, Maria Lo Nostro, Mario Lo Turco, Ernesto Maddocco, Alberto Offerente, Domenico Perone, Filadelfio Scorza, Angelo Sottile, Giovanni Uscenti, Barbara Vinci, Salvatore Paolo Zumbino.
Peculato e falso le accuse che erano state contestate a vario titolo e che cristallizzavano la tesi di fondo della Procura di Messina: i dirigenti avevano goduto di incentivi per progetti che non erano mai stati effettivamente effettuati o non come rendicontati. Alla scorsa udienza l’Accusa ha invocato condanne per tutti, dai 3 anni in su.
L’inchiesta è stata condotta dalla Dia di Messina che aveva messo sotto intercettazione gli uffici e i telefoni del Consorzio di contrada Scoppo e aveva acquisito una enorme mole di documenti relativi a moltissimi lavori, effettuati secondo gli investigatori soltanto sulla carta. Al processo i loro avvocati hanno invece sostenuto che tutte le operazioni erano state effettivamente svolte. Il blitz, denominato Tekno 2, è scattato ad aprile 2017 con la sospensione dalle funzioni di 6 dirigenti e il sequestro di somme per altre 2.
Nel processo il Consorzio Autostrade si è costituito parte civile ed ha chiesto il risarcimento dei danni subiti.
Hanno difeso, tra gli altri, gli avvocati Carmelo Scillia, Gianluca Gullotta, Giuseppe Pustorino, Salvatore Papa, Yuri Aliotta, Isabella Barone, Giovanni Mannuccia, Nino Favazzo, Bonaventura Candido, Giovanni Calamoneri, Carmelo Vinci, Antonio Bongiorno.
“Un’assoluzione che riconsegna dignità e serenità ai dipendenti di Autostrade Siciliane – commenta il Consiglio Direttivo dell’ente autostradale a seguito della sentenza odierna sul processo legato all’operazione “Tekno”, condotta dalla Dia. “Esprimiamo soddisfazione per la conclusione dell’iter processuale che restituisce finalmente chiarezza alla vicenda e serenità a tutto l’Ente”, conclude la governance.