Inchiesta appalti al Cas: Schepisi parla, Puccia tace

Inchiesta appalti al Cas: Schepisi parla, Puccia tace

Alessandra Serio

Inchiesta appalti al Cas: Schepisi parla, Puccia tace

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giovedì 02 Luglio 2020 - 07:40

Si difendono i due dirigenti del Cas coinvolti nell'inchiesta della Dia sulle irregolarità negli appalti per le gallerie sulle A20 e A18

Puccia tace, Schepisi risponde. Sono andati così ieri mattina gli interrogatori di garanzia dei due dirigenti del Consorzio autostrade siciliane coinvolti nel blitz della Dia di Messina  nell’ambito dell’inchiesta su irregolarità negli appalti di alcune gallerie sulla A20 e la A18.

Il “grande vecchio” del Cas Angelo Puccia, ai domiciliari, si è avvalso della facoltà di non rispondere, in attesa di conoscere gli incartamenti dell’inchiesta per capire esattamente quali sono le accuse a suo carico. “Il mio cliente è sereno – dice il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Alaimosostiene di non aver mai percepito alcun centesimo e di aver pagato la troppa generosità nell’espletare i tanti incarichi che il Cas gli attribuiva. D’altronde sapeva benissimo che vi erano indagini in corso, vi erano stati diversi sequestri di atti al Consorzio, quindi quelle conversazioni intercettate non possono che essere genuine e frutto della sua serenità e trasparenza nel rapporto con gli altri soggetti”.

Più fruttuoso, per i giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza, il faccia a faccia con Alfonso Schepisi, che ha invece scelto di rispondere e si è difeso, rilasciando delle dichiarazioni spontanee che andranno ora al vaglio della Procura. Schepisi è stato sospeso per sei mesi. Sarà invece interrogato per rogatoria l’imprenditore Fabrizio Notari, ai domiciliari a Milano dove  risiede. Il verbale dell’interrogatorio sarà poi trasmesso al giudice messinese per le sue opportune valutazioni.

Notari è l’appaltatore dei lavori alla galleria Tindari –Capo d’Orlando con l’Ati Notari-Bruno di Bruno Teodoro. Assegnati, secondo gli investigatori, malgrado le anomalie segnalate dalla Commissione di Gara – un ribasso anomalo. Irregolari anche le assegnazioni di altri lavori e in qualche caso i lavori stessi, che i due funzionari del Cas hanno però avallato come regolari per un diretto tornaconto: l’assunzione di un soggetto vicino a Puccia e due parenti di Schepisi presso le aziende appaltatrici e subappaltatrici.

La prova della irregolarità è – secondo la procura di Messina – negli incartamenti dell’inchiesta e nelle conversazioni intercettate al Cas e ai telefoni degli indagati.

I valori, i valori che sono usciti fuori dalle carote fatte nella galleria, significa capire che resistenza aveva il calcestruzzo della volta, dei diritti e delle volte per capire come ci poniamo…con questo valore 14,16,18..quindi lui deve avere una capacità..io poi quella…lui mi deve dare una visione strutturale, ma me la deve dare questa volta. Non mi deve rispondere concordo perché se lui mi risponde concordo io al quesito ancora a lui non gliel’ho girato assolutamente, la problematica..perché ho detto: mi prometto di capire che soluzione mi propone, perché ufficialmente per me va..la ri…ridemolizione e ricostruzione…ci perdiamo di casa però”, dice Puccia in una conversazione del maezo 2018, a propoisto della galleria Sant’Alessio, sulla A18. La galleria non è stata mai demolita né ricostruita, com’è noto.

La galleria Tindari? Mancava il collaudo, alla riapertura. E nella documentazione c’è l’attestazione di un sopralluogo in realtà mai effettuato.

 L’inchiesta conta altri cinque indagati, tra appaltatori e subappaltatori: gli imprenditori Giuseppe e Angelo Drago di Tusa, Saverio Ferrazzano di Napoli, Girolamo Ponzio di Roccalumera, Fabrizio Fundarò di Alcamo.

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