Rinvio a giudizio per l'ex dirigente Sceusa, l'imprenditore Duca e altri tre
MESSINA – Comincerà il 24 marzo del 2025 il processo sull’affidamento del servizio vigilanza anti incendio sulle autostrade del Consorzio autostrade siciliane, scoppiata nel febbraio scorso e con al centro i rapporti tra il dirigente del Cas Gaspare Sceusa e l’imprenditore di Milazzo Francesco Duca.
Il giudice per le indagini preliminari Claudia Misale ha chiuso l’udienza-filtro col rinvio a giudizio di tutti gli indagati, come chiesto dal pubblico ministero Piero Vinci. Sarà al processo di primo grado, quindi, che i protagonisti potranno concretamente difendersi, chiarendo le loro effettive responsabilità. Alla sbarra insieme a Sceusa e Duca ci saranno anche il braccio destro di quest’ultimo, il milazzese Giuseppe Trifilò, l’imprenditore Silvio Meli e il pugliese Pietro Paolo Rampino.
I rapporti con i politici
A svelare i rapporti sospetti dietro l’appalto sono state le cimici piazzate dagli agenti della Dia nell’auto di Duca e dei suoi più stretti collaboratori. Gli investigatori “ascoltavano” anche le sue conversazioni telefoniche. Ed è così che, tra il 2020 e il 2021, seguono la reazione dell’imprenditore all’annullamento del primo bando, revocato dal Cas. Intenzionato a voler comunque “blindare” anche il successivo bando, furioso per il decreto di annullamento, Duca commenta con “i suoi” il comportamento dei politici messinesi. Così, si scaglia contro l’allora deputato regionale del Pd Franco De Domenico, firmatario dell’interrogazione parlamentare sul bando “incriminato”. E tira in ballo Vincenzo Garofalo, sostenendo che “c’è il suo zampino” nella vicenda. Oltre all’interrogazione del Partito Democratico, anche la Commissione regionale antimafia ha acceso le luci sull’appalto.