Misura cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari già due anni e mezzo fa: non fu eseguita per via dell'immunità parlamentare dell'azzurro
REGGIO CALABRIA – Terminato il mandato parlamentare, scatta la misura cautelare: da ieri, è agli arresti domiciliari nella sua casa di Roma l’ormai ex senatore forzista di Villa San Giovanni Marco Siclari.
L’attesa della Giunta per le autorizzazioni
Come si ricorderà l’inchiesta Euphèmos, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, l’aveva visto accusato di voto di scambio col potente clan Alvaro di Sinopoli (egemone anche nella vicina Sant’Eufemia d’Aspromonte, centro interno tirrenico da cui prende il nome l’indagine). Ma era stato impossibile ottemperare alla misura di custodia cautelare in casa, disposta dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale reggino, per via dell’immunità parlamentare.
Il ‘caso’ era dunque finito in Giunta per le autorizzazioni, organo parlamentare che però, rispetto alla richiesta del gip di Reggio Calabria, dopo due anni e mezzo d’attesa non aveva concluso neppure l’istruttoria. Nel frattempo (nel settembre dell’anno scorso) è arrivata la pesante condanna dell’allora senatore di Forza Italia in primo grado a cinque anni e quattro mesi per scambio elettorale politico-mafioso (per inciso, condanna più pesante delle stesse richieste dei magistrati antimafia).
Il clan Alvaro e il ruolo di Laurendi
Secondo la tesi accusatoria, accolta in prima istanza, Marco Siclari avrebbe chiesto appoggio elettorale agli Alvaro, puntualmente accordatogli da Domenico Laurendi, che l’esponente azzurro avrebbe poi nominato suo mandatario elettorale benché Laurendi fosse già ampiamente nei guai con la Giustizia.
«Questo qua è in Forza Italia, quest’amico mio è un dottore, Marco Siclari, di qua: quello che ha i supermercati qua a Reggio e cose, ed è a Roma…» si sarebbe vantato Laurendi con gli amici della candidatura del politico villese che avrebbe poi aiutato elettoralmente.
Terminata la legislatura, il procuratore generale presso la Corte d’appello di Reggio Gerardo Dominijanni ha ora promosso l’esecuzione degli arresti domiciliari.