La complessa inchiesta giudiziaria sulla tragedia del primo ottobre 2009 il 13 luglio scorso è approdata all'udienza preliminare. Sono diciotto le persone indagate che devono rispondere a vario titolo di omicidio, disastro e lesioni colpose. La prossima udienza fissata per il 5 novembre.
L’inchiesta sul disastro del primo ottobre 2009 è approdata a luglio all’udienza preliminare. Sono diciotto le persone indagate finite davanti al al gup Salvatore Mastroeni che ora dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pubblici ministeri Adriana Sciglio e Stefano Ammendola. Dell’elenco fanno parte amministratori locali, ex amministratori, geologi, progettisti e tecnici nei confronti dei quali vengono ipotizzate pesanti accuse che vanno dall’omicidio colposo al disastro colposo e lesioni colpose. Fra i nomi di spicco quelli dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, di Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanclea, di Gaspare Sinatra, commissario straordinario del Comune di Messina dal 2007 al 2008, di Giovanni Arnone e Tiziana Flora Lucchesi, dirigenti della Regione Siciliana e Salvatore Cocina, ex responsabile della Protezione Civile Regionale. Nomi ai quali la Procura è giunta dopo aver esaminato migliaia di documenti, foto, immagini fornite ai periti da tecnici e Carabinieri intervenuti nelle ore successive al disastro. Durante la prima udienza, quella del 13 luglio scorso, i legali delle vittime e dei loro familiari hanno presentato oltre 150 richieste di costituzione di parte civile. Oltre ai i familiari delle vittime hanno chiesto di costituirsi parte civile anche associazioni ambientaliste, la Regione siciliana, i Comuni di Messina e Scaletta Zanclea e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Prossima udienza prevista per il 5 novembre ma ci vorrà ancora tempo prima che il gup Mastroeni possa entrare in camera di consiglio per decidere rinvii a giudizio e proscioglimenti.
BUZZY,NO!ha compiuto la sua missione di sindaco al 99% ,ed ora per l’1% mancante lo volete indagare???
SONO SINCERO, il mio auspicio che il GUP decida positivamente per le richieste di rinvio a giudizio degli uomini pubblici, politici e dirigenti, cui la gente di Messina ha delegato il governo della cosa pubblica, non ha niente a che vedere con le singole persone, in realtà non m’interessano i nomi ma le funzioni importantissime che ricoprivano, l’eventuale PROCESSO sarà un monito per chi nel futuro e nel presente si occuperà, da uno scranno elettivo o da uno raggiunto per concorso pubblico, che deve SEMPRE prevalere l’interesse generale, per le vittime di GIAMPILIERI e di SCALETTA ZANGLEA il processo darà loro giustizia se i colpevoli saranno puniti.
18 INDAGATI, quelli che, in quel tempo, per pura casualità, ricoprivano una carica pubblica negli anni del disastro. E perché no i veri artefici: coloro che hanno redatto,ed approvato il PAI 2006? Chi ha redatto lo studio geologico generale relativo agli aspetti geomorfologici, geolitologici ed idrogeologici di tutto il territorio comunale, allegato al PRG , approvato il 2002? Chi ha redatto, istruito, rilasciato pareri ed approvato il PRG del Comune di Messina?
Questa era la situazione e lo stato dei luoghi, quando il 1° ottobre 2008 si è verificato il luttuoso evento.
Giampilieri è una frazione collinare del Comune di Messina, distante 17 Km dal centro cittadino. E’ posta lungo la vallata del torrente Giampilieri, che è uno dei 48 TORRENTI, insistenti sul territorio del Comune di Messina E’ collegata alla Strada Statale 114, dalla strada provinciale n. 33, che, attraversato il villaggio Giampilieri, prosegue poi per le frazioni di Molino ed Altolia.
Con Decreto Presidenziale 15 dicembre 2006 era stato approvato il Piano Stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico dell’area territoriale tra il bacino idrografico del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro. Questo documento era stato redatto per “ mettere in evidenza tutte le zone della Sicilia che rischiano di sbriciolarsi quando la pioggia viene giù con violenza. L´Area che si sviluppa tra il bacino del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro ha 274 punti a rischio e di questi 36 sono al livello 4: il più elevato. La zona di Scaletta è citata trenta volte e in sette punti il rischio è massimo. Giampilieri Superiore, invece, compare una sola volta e nella scala della pericolosità si ferma al terzo gradino su quattro” Quindi chi aveva redatto ed approvato il PAI del 2006 non aveva effettuato i rilievi e le indagini, idonee a mettere in guardia gli Amministratori del pericolo esistente ed incombente.
Il PRG del Comune di Messina, approvato nel 2002, fra gli allegati comprendeva la relazione geologica, risalente all’ottobre 1993, nella quale NON erano evidenziate per le aree in questione CONDIZIONI DI PERICOLOSITÀ E/O DI RISCHIO. Se fossero state effettuate, con cognizione e con diligenza, gli studi ed i rilievi La zona di Giampilieri sarebbe stata considerata zona a rischio dissesto idrogeologico (R-4, rischio molto elevato) e sicuramente chi di dovere sarebbe responsabilmente intervenuto.
In materia di competenze relative poi alla salvaguardia del territorio e del rischio “Torrenti”, (esondazioni, straripamenti, pulizia alveo, alluvionamento aree demaniali, etc.) vi era in quell’anno e continua ad esservi, ritengo oggi, la più completa confusione. Ogni Ente si limita ad una azione “concorrente” rispetto alla competenza dell’Ente sovraordinato. Così capita che, nei Peloritani, la parte alta dei versanti, rimane di competenza della Forestale (Regione); la vigilanza idraulica è di competenza del Genio Civile (Regione) in virtù del T.U. n.523/1904; i tratti di torrente extraurbani rimangono di competenza delle Province; i tratti di torrente urbani sono di competenza dei Comuni; le foci sono di competenza della Guardia costiera. Per non parlare delle opere idrauliche di Ferrovie, autostrade, Enti acquedotti, etc…Il risultato è una grande confusione, per cui, sovente, nessuno si era attivato e si attiva, rimandando ad altro Ente la responsabilità. Purtroppo si può constatare, osservando le zone interessate“ una mancata rinaturalizzazione delle colline che sovrastano le zone colpite. Gli incendi che metodicamente si verificano in estate, l’inadeguato monitoraggio delle zone e l’abbandono delle colline avevano ed hanno causato l’indebolimento dello strato superficiale del terreno. In sostanza il rischio di dissesto idrogeologico era stato allora causato e continua ad essere causato da un graduale processo di desertificazione. Quegli alberi che reggevano il terreno non c’erano più, così come le tecniche di regimentazione delle acque piovane gestite dai contadini, mediante le saie risultano abbandonate o inesistenti. Mancava allora al Comune, e non so se oggi sia stato istituito, l’ Ufficio Difesa del Suolo, il quale avrebbe dovuto vigilare anche sulla funzionalizzazione del sistema idrografico e di messa in sicurezza del territorio collinare” e avrebbe dovuto farsi parte diligente per la realizzazione o il completamento di appositi progetti di opere necessarie per fronteggiare il dissesto idrogeologico e salvaguardare i centri abitati.
Purtroppo, ritengo che le indagini avrebbero, senz’altro, richiesto maggiore approfondimento ed attenzione nella individuazione delle responsabilità ed omissioni.
L’anniversario odierno deve esserci di monito a non abbassare la guardia, perché il pericolo di dissesto e di esondazioni o straripamento di qualcuno dei 48 TORRENTI del territorio messinese è sempre in agguato.