Inchiesta sulle forniture in sanità, torna libero il professor Micari

Inchiesta sulle forniture in sanità, torna libero il professor Micari

Alessandra Serio

Inchiesta sulle forniture in sanità, torna libero il professor Micari

martedì 16 Luglio 2024 - 12:20

Il direttore di Cardiologia del Policlinico di Messina era ai domiciliari per l'inchiesta catanese. Liberi anche gli altri direttori di Catania, Siracusa e Ragusa

Non è più agli arresti domiciliari il professor Antonio Micari, direttore del dipartimento di Cardiologia del Policlinico di Messina. Il medico era stato coinvolto nei giorni scorsi nell’inchiesta Vasi comunicanti, condotta dalla Procura di Catania e relativa ad alcune presunte corruzioni relative alle forniture di attrezzature mediche, in particolare di stent. La stessa giudice Giuseppina Montuori che aveva firmato i provvedimenti cautelari oggi li ha ritirati per “cessate esigenze cautelari”. Liberati anche il direttore del dipartimento di cardiologia del Policlinico di Catania, Corrado Tamburino e dei poli ospedalieri di Siracusa Marco Contarini – e di Ragusa Antonino Nicosia.

L’indagine Vasi comunicanti

I direttori erano stati coinvolti come membri del Comitato medico-scientifico del progetto Sca “Sicilian Cardiovasculary Academy”. Revoca della misura anche per i referenti delle aziende distributrici dei presidi medici: Francesco Dottorini, Rosa Vitale, Caterina Maugeri e Giancarlo Antonino Girlando. E infine pure Pietro Sola, amministratore della Collage di Palermo. Quest’ultimo era il provider che organizzava i congressi medici: il meccanismo illecito sarebbe filtrato attraverso le sponsorizzazioni a questi eventi formativi.

Il confronto col giudice

Agli interrogatori di garanzia il professor Micari, difeso dagli avvocati Francesco Ruvolo ed Enrico Trantino, si è avvalso della facoltà di non rispondere valutando di chiedere un nuovo confronto dopo aver approfondito gli atti di indagine. Silenzio anche da parte degli altri indagati. Tutti hanno poi chiesto il vaglio del Tribunale del Riesame, che non è ancora stato fissato e che potrebbe a questo punto “saltare”, viste le liberazioni.

Le accuse ipotizzate dalla procura etnea, alla fine dell’inchiesta della Guardia di Finanza, sono di concorso per falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. La revoca è motivata dal fatto che sono venute meno “le esigenze cautelari”.

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