La banchina non sicura e il precedente incidente non segnalato. Ecco perché la morte del nostromo poteva essere evitata. La famiglia: "
MESSINA – La causa della morte di Gaetano Puleo? La mancata sicurezza al porto di Messina. Che doveva essere Caronte & Tourist Spa a garantire. Lo dice la Procura di Messina che alla fine degli accertamenti sulla morte del nostromo facendo salire a 3 il novero degli indagati: insieme alla società armatrice ed al comandante nella nave Giuseppe Cama, il sostituto procuratore Roberto Conte ha spiccato un avviso di garanzia anche nei confronti di Luigi Genchi, armatore della Elio, la nave che sta attraccando quel tragico giorno al porto storico di Messina. Omicidio colposo con la violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro la principale ipotesi di reato.
Il precedente “insabbiato”
E c’è un particolare importante, che secondo gli investigatori è fondamentale per ricostruire le responsabilità: a settembre dell’anno precedente un analogo incidente – nelle fase di attracco delle navi – era avvenuto ai danni di un altro marinaio. Un incidente che il comandante non aveva segnalato alla società.
Il nostromo poteva essere salvato
“Il sacrificio del nostromo Gaetano Puleo, il quale ha sempre prestato la propria attività lavorativa con la massima dedizione presso la società Caronte & Tourist spa, si sarebbe potuto evitare”, commentano gli avvocati Claudio Calabrò e Francesco Rizzo, che assistono i familiari del marinaio 60enne.
La sicurezza al porto va garantita
“Al di là delle contetazioni formulate dal pubblico ministero procedente e delle responsabilità individuali, le quali, è bene sottolinearlo, saranno sottoposte al vaglio di un giudice terzo, emerge allarmante il tema della vigilanza e del controllo da parte degli organi preposti e della tutela degli operatori marittimi e della stessa utenza dei servizi di navigazione”, concludono i legali.
Gli appelli della famiglia
L’incidente risale al febbraio 2021: il nostromo lavorava in banchina quando è stato “spazzato” dalle funi di ormeggio della Elio, incattivate sotto la murata della nave. In banchina, spiegano gli inquirenti, avrebbero dovuto essere presenti alcuni accorgimenti di sicurezza che invece non c’erano. Le indagini sono durate 17 mesi, troppo lunghi per i familiari che a più riprese hanno lanciato appelli perché fosse fatto chiarezza sulla tragedia.