Il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri presenta a Messina il suo ultimo lavoro: “In altre parole”

Il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri presenta a Messina il suo ultimo lavoro: “In altre parole”

Laura Giacobbe

Il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri presenta a Messina il suo ultimo lavoro: “In altre parole”

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sabato 11 Aprile 2015 - 22:01

L’autrice si approccia per la prima volta all'uso dell’italiano, la lingua che l’ha conquistata con la sua musicalità e ricchezza lessicale.

E’ un onore per la città di Messina ospitare un nome come quello di Jhumpa Lahiri, vincitrice nel 2000 del premio Pulitzer con la raccolta di racconti “Interpreter of Maladies” (“L’interprete dei malanni”). Oggi con il suo ultimo libro, “In altre parole” (Guanda ed.), l’autrice si approccia per la prima volta all’uso dell’italiano, la lingua che l’ha conquistata con la sua musicalità e ricchezza lessicale. “L’italiano ha rappresentato per me una sorta di rifugio”, ha raccontato ai lettori messinesi durante l’incontro organizzato dalla libreria La Gilda dei Narratori, lo scorso giovedì 9 Aprile, presso la chiesa di Santa Maria Alemanna.

Di origini bengalesi, nata a Londra ma vissuta negli Stati Uniti a partire dai due anni, l’autrice ha vissuto fin dall’infanzia lo scontro linguistico e culturale tra l’inglese, la lingua della sua formazione (oltre che di tutti i suoi libri eccetto quest’ultimo), e il bengalese, la lingua dei suoi genitori e della sua terra d’origine. Oggi si interroga sulla sua identità, alla ricerca di un senso di appartenenza che di fatto non trova in nessuna delle due culture compresenti in lei.

“Qua’è davvero la mia lingua madre? Qual è davvero la mia patria?”, questi gli interrogativi che, insieme al fascino subito da parte di una lingua nuova e diversa, hanno portato Jhumpa Lahiri ad imbarcarsi nell’impresa di scrivere un libro interamente in italiano. “Nel lontano 1994, mi trovavo a Firenze, e rimasi colpita da questa lingua, che forse immaginavo come una via di fuga dalla mia lotta interna, una possibilità di scelta libera, con cui mettermi veramente alla prova senza costrizioni.”

Il libro racconta la nascita di questo interesse, talmente forte da somigliare a un innamorameto, e del un percorso durato vent’anni attraverso il quale questo fruttifero incontro si è realizzato. Con commozione, l’autrice ricorda i suoi primi approcci, con l’aiuto di insegnanti privati, la determinazione con la quale smise di leggere in inglese e cominciò a leggere esclusivamente in italiano, fino alla decisione, nel 2012, di trasferirsi in Italia con la famiglia. Un incontro voluto fortemente e perseguito con grande volontà, che certamente ha portato i suoi frutti. Eppure, quello tra Jhumpa Lahiri e l’italiano è un rapporto ambivalente, a volte perfino frustrante. “Sarà sempre un amore inappagato”, commenta infatti l’autrice, consapevole che non potrà mai maneggiare la lingua bene come fosse la propria. “Eppure, più sento che mi sfugge, più il mio desiderio di possederla mi stimola nel processo creativo”.

Del resto, come ha ricordato il direttore della Gazzetta del Sud Alessandro Notarstefano, presente all’evento, lo stesso Proust affermava che il segreto per scrivere bene fosse utilizzare la propria lingua madre come una lingua straniera, per uscire dagli schemi dell’ovvietà e riuscire così a produrre qualcosa di veramente unico.

Su questa linea si muove “In altre parole”, un libro che è un viaggio alla ricerca di sé, del proprio Io, di un irraggiungibile senso di appartenenza; ma è anche un gioco letterario, un modo per confrontarsi con l’ignoto e mettere alla prova il proprio talento per potenziarne la resa. L’autrice non ha dato certezze riguardo la scelta della lingua per le sue prossime opere, ma senza dubbio questo libro è un esperimento interessante, non solo dal punto di vista dello scrittore, quanto da quello del pubblico, al quale viene data la possibilità di leggere per la prima volta il pensiero diretto dell’autore, senza la mediazione del traduttore.

Laura Giacobbe

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