Sono state analizzate le attività dei primi seguaci della Riforma protestante in riva allo Stretto, a partire da quella del frate Petruccio Campagna, la prima vittima dei roghi dell’Inquisizione (1542) e del letterato messinese Giulio Cesare Pascali, che nel 1557 a Ginevra traduce in italiano l’Institutio Christianae Religionis di Giovanni Calvino
“L’eredità di Lutero attraverso i secoli in Sicilia e a Messina” è il tema dell’incontro organizzato dalla Chiesa Valdese di Messina sabato pomeriggio scorso, nell’ambito dei festeggiamenti del 500° anniversario della Riforma protestante. A parlarne al pubblico presente la docente universitaria Michela D’Angelo, che dopo un breve excursus sulla nascita e lo sviluppo della riforma del monaco agostiniano tedesco Martin Lutero nell’Europa del Nord, ha messo in luce le vicende della diffusione delle idee e dei testi della dottrina luterana e poi di quella calvinista nella Sicilia del ‘500 e, in particolare, a Messina.
Sono state così analizzate le attività dei primi seguaci della Riforma protestante in riva allo Stretto, a partire da quella del frate Petruccio Campagna, la prima vittima dei roghi dell’Inquisizione (1542) e del letterato messinese Giulio Cesare Pascali, che nel 1557 a Ginevra traduce in italiano l’Institutio Christianae Religionis di Giovanni Calvino. La professoressa D’Angelo ha poi illustrato lo sviluppo della religione protestante nell’Isola e a Messina a partire dalla fine del ‘700 e protrattasi poi durante il XIX secolo, dovuta a una più consistente di numerosi banchieri, armatori e mercanti stranieri (soprattutto luterani e anglicani) ai quali dopo l’Unità d’Italia si aggiungeranno anche valdesi e metodisti.