La Procura di Barcellona ha sequestrato due impianti per lo smaltimento delle acque reflue nella Raffineria di Milazzo. Si tratta dell'inchiesta sullo smaltimento in mare di idrocarburi durante l'alluvione del 22 novembre 2011 per la quale sono indagate cinque persone..
La Procura di Barcellona ha scritto un nuovo capitolo nell’inchiesta relativa all’inquinamento del tratto di mare antistante la Raffineria di Milazzo in occasione del nubifragio del 22 novembre 2011. La Capitaneria di porto ha posto sotto sequestro gli impianti di trattamento delle acque reflue su disposizione del Gip del Tribunale di Barcellona Rosaria D’Addea.
Secondo l’accusa vi sarebbero gravi carenze strutturali che hanno determinato, in quell’occasione, l’inquinamento delle acque della rada di Milazzo. Un primo blitz era stato effettuato dalla Guardia Costiera nell’ottobre del 2012 che aveva acquisito, all’interno della Ram, materiale informatico e l’intera documentazione sulla movimentazione dei prodotti petroliferi. In quell’occasione furono notificate cinque informazioni di garanzia, emesse dal sostituto procuratore Sozio nei confronti del Direttore generale, del dirigente tecnico e di altri tre responsabili di settore della Raffineria. Pesanti le accuse che la Procura muove ai vertici dell’azienda. In particolare dirigenti e dipendenti “avrebbero omesso di adottare tutte le procedure d’emergenza previste per evitare lo sversamento in mare di sostanze idrocarburiche in rilevante quantità. Inoltre gli impianti da cui è tracimata la sostanza non prevedeva alcun sistema automatico di allarme e non sarebbe stato mai realizzato un sistema automatico di convogliamento dei reflui nei serbatoi di stoccaggio”. Le ipotesi di reato vanno da disastro ambientale colposo a smaltimento illecito di rifiuti ma anche effettuazione di scarichi industriali senza autorizzazione, violazione delle prescrizioni dell’AIA concernenti i controlli automatici e violazione dell’obbligo di conservazione dei dati. Come detto tutto iniziò in quella drammatica sera del 22 novembre 2011 quando l’alluvione devastò la provincia tirrenica da Villafranca a Barcellona. Qualche giorno dopo, grazie alle segnalazioni dei cittadini, la Capitaneria di Porto scoprì la presenza nella rada di Milazzo di chiazze di probabile origine idrocarburica. I prelievi e le analisi dell’A.R.P.A. confermarono la natura di quelle chiazze e la Procura di Barcellona avviò l’inchiesta secondo la quale quello sversamento avrebbe provocato danni per la salute umana ed animale e per l’ambiente circostante soprattutto quello marino. Sulla vicenda la Raffineria di Milazzo ha emesso una nota: «Nel prendere atto del provvedimento del GIP, ribadisce con convinzione la propria totale estraneità a qualsiasi responsabilità nell’evento. La società garantirà la collaborazione con gli inquirenti al massimo delle proprie possibilità confidando, come sempre, nell’operato della magistratura ed in una rapida conclusione delle indagini”.