Dalle scorie radioattive alle piste ciclabili. Tutti gli affari e i prestanomi del gioiosano ora in carcere a Regina Coeli. Interrogato per due ore, si è difeso: "operazioni regolari".
Si e difeso Pietro Mollica. L’imprenditore di Gioiosa Marea arrestato a Roma martedì scorso è stato interrogato ieri dal GIP… Mollica ha parlato per circa due ore, ha respinto le accuse ed ha ricostruito le operazioni economiche analizzate dalla Procura di Roma, fornendo la propria lettura dei fatti.
Il suo difensore, l’avvocato Alberto Gullino, si e riservato di depositare una eventuale memoria difensiva con i documenti a sostegno della regolarità delle operazioni. Poi chiederà al Tribunale del Riesame la scarcerazione del suo assistito, che al momento resta saldamente “ospite” di una cella del carcere di Regina Coeli.
L’indagine della Procura di Roma ruota intorno il fallimento della Trivella srl e tra i 14 indagati spiccano i nomi di Pasquale Marra, amministratore della società Dm Lavori srl, Pasquale Amato, amministratore unico della Trivella e Alessandro Lambiase, legale rappresentante della Aedars scarl, la consortile di via Alessandria a Roma che gestiva commesse in tutta Italia.
La Trivella srl aveva un passivo di 3 milioni 258mila 857 euro e un attivo costituito da automezzi pari a 11mila 600 euro. Secondo l’accusa “Amato in qualità di amministratore unico della Trivella, dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Roma del 2012, Marra in qualità di amministratore della Dm Lavori, Mollica in qualità di amministratore di fatto dell’Ambiente Servizi Italia – società che incorporava la Dm Lavori – distraevano appalti affidati e in esecuzione, rapporti contrattuali e automezzi. La distrazione avveniva mediante la stipulazione in data 11 maggio 2011, di atto formalmente denominato cessione di ramo azienda, in sostanza cessione di azienda al prezzo pattuito di 11mila 882 euro”, non corrispondente al vero.
Dietro tutta l’operazione ci sarebbe stato Mollica, secondo il Gip: “la sua pericolosità e, pertanto, l’elevato e concreto rischio di continuazione nella commissione dei reati, emerge pacificamente dalle condotte delittuose (..) dagli atti della Procura è facilmente evincibile come Mollica applichi un vero e proprio metodo delinquenziale”.
Intorno al gioiosano, secondo la Procura di Roma, si muoveva una vera e propria rete di soggetti titolari di imprese in realtà tutte controllate da lui. Alcune di queste sono quindi finite sotto sequestro. Come la FraCla, del figlio Francesco Davide Mollica e Maria Teresa Scaffidi. Poi la Operae del Veneto, dove sono stati avvisati un geometra quarantanovenne di Martellago e tre ex soci di un’altra società di Mestre, un ingegnere e due architetti. “Tutti pedine in mano al Mollica” scrive il Giudice per le indagini preliminari, in quanto agiscono esclusivamente su sua disposizione.
Tra le operazioni in cui entra la Fracla, insieme al Consorzio Aedars, c’è il contestato deposito provvisorio di materiale nucleare di Borgo Sabotino. Nella Fracla c’è il forziere Finnat Spa, la fiduciaria di Banca Finnat che “terrorizzava” Stefano Ricucci.
Tornando in Sicilia, nella variegata costellazione di Pietro Mollica c’è anche il gioiosano Claudio Niosi, titolare insieme al materano Vito Ladik della Triskele, sigla che “entra” nella Operae”.
Insieme ai fratelli e ai principali soci, Pietro Mollica ha costruito un impero negli ultimi 30 anni. A Regina Coeli ci arriva da consuocero di Totó Cardinale, dopo aver guadato una prima richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Roma tre anni fa. Per lui e altri soggetti, in parte indagati anche oggi, la magistratura aveva chiesto il carcere ma il GIP prima e il Riesame poi avevano detto no. Nel frattempo è arrivata peró la condanna a 5 anni e mezzo in appello per il fallimento della Siaf, l’azienda madre da cui tutto cominció, più di un ventennio fa.