Una delle problematiche più invasive dell’aspetto familiare riguarda i figli, la loro condizione nel nucleo familiare e, piuttosto recentemente, la loro configurazione oggettiva (se così si può dire) rispetto a quella dei genitori
Il 19 maggio del 2015 sarà un compleanno prestigioso per la Famiglia italiana, perché compirà 40 anni una delle Riforme più importanti (progettata e realizzata da un parlamentare messinese – il senatore Francesco Arena – negli anni dal 1968 ed il 1975), se non quella più di ogni altra che il Parlamento ha varato dall’avvento della Repubblica ad oggi e che ha modificato l’assetto giuridico dell’Istituto fondamentale della Società italiana.
Infatti, con l’introduzione della Riforma del Diritto di Famiglia (legge n° 151 del 19 maggio 1975) a seguito della quale sono stati modificati e rinnovati i rapporti interpersonali fra i componenti del nucleo familiare e di questo con lo Stato per i risvolti che la Riforma ha comportato, è stato aggiornato e dunque riscritto l’intero primo Libro del Codice civile.
La questione riguarda sempre più da vicino, per la scottante attualità tematica che affronta ad ogni piè sospinto, la vita di relazione dei coniugi e delle unioni di fatto che da qualche tempo – con l’introduzione di significative ed importanti norme di aggiornamento – sono ai primi posti nell’ordine degli argomenti più dibattuti, specie per i quesiti di ordine morale, educativo e giuridico che continuamente la società italiana pone sul tavolo del dibattito attuale.
Una delle problematiche più invasive dell’aspetto familiare riguarda i figli, la loro condizione nel nucleo familiare e, piuttosto recentemente, la loro configurazione oggettiva (se così si può dire) rispetto a quella dei genitori. Che, proprio in seguito all’avvento della separazione in regime matrimoniale introdotta dalle legge sul divorzio, si è trovata in un profondo disagio di carattere sociale e psicologico.
Sono sempre più invadenti e pregnanti i problemi degli incolpevoli figli, specie nel periodo fra la seconda e terza infanzia e nell’adolescenza, quando la separazione dei genitori si abbatte come un macigno sulla loro esistenza. All’apparenza soltanto, soddisfatti o semplicemente annuendo, i figli infatti sembrano accettare il nuovo status della separazione. Il pretesto secondo cui “papà e mamma ci saranno sempre” è valido soltanto perché l’infante non sa cosa rispondere sovrastato com’è da una problematica più grande di se stesso. Poi invece, col passare degli anni, gli alibi dei genitori non reggono più e i figli, ormai in età adulta, hanno già capito da tempo che se la devono sbrigare da soli e, pur assistiti economicamente al meglio (nella generalità dei casi anche con il “prezioso” apporto dei nonni) dal prezzo della colpa, capiscono che dei loro problemi i genitori “non capiscono un’acca” e li riproverano aspramente rinfacciandogli quella decisione che, obtorto collo, li ha costretti a vivere come “i figli del single” o, peggio ancora, vedersi annoverare accanto i nuovi partners di papà e mamma.
Questo è uno dei motivi per cui oggi sono sempre più numerosi quegli individui adulti che si trattengono nel nucleo familiare di origine e sono restii a formarsi una propria famiglia. Da un lato perché guardano alle esperienze di amici e compagni figli di genitori separati con la compassione di chi si sente fortunato, dall’altro perché – testimoni di codeste esperienze – hanno paura di un futuro analogo.
L’approfondimento di questo tema ci porterebbe ancora molto lontano e interesserebbe tematiche dagli aspetti multidisciplinari, per questo mi fermo qui. Non senza aggiungere che, nell’occasione del prossimo quarantennale della Riforma del Diritto di Famiglia sarebbe opportuno allestire una serie di seminari scientifici (ed è questo il motivo del mio intervento) sui diversi aspetti della problematica, soprattutto fra le nuove generazioni, allo scopo di stimolare una maggiore e approfondita cultura.