Abbiamo incontrato Filippo Cavallaro, autore dei cartelloni esposti dallo scorso 25 marzo alla libreria Dedalus di via Camiciotti a Messina, e gli abbiamo proposto un’intervista.
Quale è la differenza tra cantastorie e cuntastorie?
Nel secolo scorso si definì in maniera chiara e distinta il ruolo dei narratori girovaghi in Sicilia. Ad occidente cuntisti ad oriente cantastorie. Ad occidente armati di spada e con voce tonante, ad oriente armati di cartellone, chitarra e canto. Ad occidente con storie di santi e personaggi epici, ad oriente con storie di banditi, d’amore e d’emigrazione.
Quando ha cominciato a fare il cantastorie?
Alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Insieme ad un gruppo di amici, che compagni di tante esperienze vissute insieme nell’adolescenza, come gruppo musicale di intervento politico pensavamo di raccontare la storia della Sicilia, dei suoi poeti, dei suoi eroi.
Facevate ricerca etnoantropologica?
Negli anni della ricerca etnoantropologica, che facemmo, anche armati di un registratore a nastro, sul territorio, agli albori del Kunsertu, notammo la differenza di trasmissione orale di testi poetico/musicali, la differenza era per noi ricchezza ed il piacere di raccontare storie ci portò a fare uno strappo alla tradizione. Generalmente il cuntista o il cantastorie è solo si accompagna ad una spada o ad uno strumento musicale, ad una pedana o ad un cartellone, noi pensammo di raccontare insieme, con un gruppo musicale di tanti strumenti non solo della tradizione popolare. La traccia era una poesia trovata in un vecchio volume o raccolta da una vecchietta o composta da Mico della Boccetta. La voglia di cantarsi era grande e si cominciò a raccontare nelle piazze il disagio di chi si vede sempre più derubato dei propri valori, della propria cultura … della propria lingua. Una novità, uno strappo rispetto le aspettative, la tradizione, non era un solista anziano ma un gruppo di ventenni a raccontare.
In quale maniera raccontavate le storie?
Si cantava in siciliano, poi si cantò anche in sardo, si cantò in arabo ed in tante altre lingue rispettando la cultura del narratore/cantante. C’era un racconto che faceva la traccia e dopo un pezzetto di racconto si proponeva un canto attinente, di lavoro piuttosto che d’amore, di protesta piuttosto che una ninna nanna, la storia era l’occasione per dare modo di rivendicare la forza della cultura siciliana. Io facevo la parte del cantore popolare, del carrettiere che si tiene compagnia con il suo melodiare, accompagnando con il tamburello o la tammorra i momenti musicali più incalzanti.
Avevate un cartellone della storia?
No, i cartelloni li ho fatti da quando ho sentito il bisogno di continuare a cantare storie siciliane. Dal 1997 dopo qualche anno senza poter seguire il gruppo musicale, che viveva momenti particolari pur mantenendo l’amicizia tra tutti i componenti, che cercavano di riunirsi sotto varie denominazioni e composizioni musicali o vocali, puntando sull’iscrizione all’albo dei suonatori ambulanti, ho cominciato a produrre una mia personale modalità di cantastorie. Costruivo la storia che mi incuriosiva o appassionava, dipingevo il cartellone, componevo alcune strofe per accompagnare il cunto. Nell’esibizione montavo il cartellone con una tammorriata ed una banniata invitavo il pubblico e quindi cantando e cuntando scorrevo le varie scene del cartellone.
Quale è il tema delle storie che racconta?
Spesso le storie sono di tipo riabilitativo, raccontano di personaggi che si ammalano e poi vivono in maniera avventurosa il percorso di recupero, la fisioterapia, i rapporti con i care giver. È divertente raccontare aspetti riabilitativi di personaggi famosi senza che il pubblico capisca di chi si trattava fino alla fine. Un cantastorie a sorpresa.
Quanti cartelloni ha realizzato per le sue cantate?
In 22 anni ho prodotto 15 cantate originali con 15 cartelloni, 2 cover di opere di Orazio Strano con 2 cartelloni riprodotti in stampa da foto, 1 cantata originale su cartellone realizzato con i disegni dei bambini della scuola materna dell’Istituto Comprensivo “Pascoli – Crispi” di Messina.
Dove si può ascoltare una sua storia?
Ogni 26 dicembre alle 17.00 regalo una cantata al bambinello ed agli ospiti del centro Nemo sud del Policlinico. Dal 25 marzo, in occasione dell’esposizione dei cartelloni presso la libreria Dedalus di via Camiciotti 16, ogni martedì alle 11.00 il cantastorie accoglierà i visitatori presentando una delle opere esposte.