Si annuncia ricchissima la sesta edizione del Festival letterario abruzzese “Il Dio di mio padre”, dedicato allo scrittore italo-americano John Fante (dal 19 al 21 agosto 2011 a Torricella Peligna, Chieti)
La sesta edizione del Festival letterario abruzzese “Il Dio di mio padre”, dedicato allo scrittore italo-americano John Fante, è ai nastri di partenza. La kermesse si terrà dal 19 al 21 agosto 2011 a Torricella Peligna (Chieti), paese di origine del padre, Nick Fante. Difatti Nick, era un muratore nato a Torricella Peligna che, come molti suoi corregionali, emigrò negli Stati Uniti in cerca di un futuro migliore. Approdò nel 1901 a Ellis Island poco più che ventenne. Si stabilì nel Colorado e poco dopo sposò Maria Capoluogo, un’italoamericana nata a Chicago da genitori lucani. Ebbero quattro figli. John Fante fu il primogenito.
Il Festival è diretto da Giovanna Di Lello, giornalista e filmaker abruzzese, che ha dedicato allo scrittore il primo documentario biografico in Italia, ed è organizzato dal Comune di Torricella Peligna. L’edizione di quest’anno si annuncia ricca di eventi, appuntamenti di rilievo e prestigiose presenze, prima fra tutte quella dei figli dello scrittore, Victoria Cohen Fante e Dan Fante. Altro ospite eccellente sarà Enrico Rava, il jazzista italiano più conosciuto e apprezzato sulla scena internazionale e grande appassionato di John Fante.
‘Il Dio di mio padre’ ha ospitato numerosi figure d’eccezione tra cui gli scrittori Antonio Scurati, Andrea de Carlo, Melissa P, Wu Ming, Gaetano Cappelli, Marco Vichi, Loriano Macchiavelli, Melania G. Mazzucco, Fabio Geda, il giornalista Giulio Borrelli, i musicisti Vinicio Capossela (reading musicale su Fante), Francesco De Gregori , Marina Rei, Raiz degli Almamegretta (per reading musicale inedito dal titolo La stanza di Bandini), il regista Paolo Virzì, l’attore Andrea Brambilla detto Zuzzurro, l’artista Tanino Liberatore e quest’anno sono state previsti anche la Lectio Magistralis che terrà il filosofo Gianni Vattimo e l’incontro con il critico letterario Antonio D’Orrico.
Ma il momento fondamentale del Festival sarà, come per le precedenti edizioni, il Premio letterario “John Fante Opera prima”, rivolto a scrittori esordienti. La giuria del Premio, composta da Giulia Alberico(scrittrice), Masolino d’Amico (docente universitario, giornalista, critico e saggista) e Francesco Durante (giornalista, critico e scrittore) ha scelto i finalisti di questa edizione: “Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra” di Claudia Durastanti (Marsilio), “L’anno delle ceneri” di Giuseppe Schillaci (Nutrimenti) e “Non ci lasceremo mai“ di Federica Tuzi (Lantana Editore).
In tale occasione Tempostretto.it ha intervistato Dan Fante, dialogando sul ruolo giocato dalla scrittura nella sua vita, l’eredità paterna e il rapporto con Bruno, il proprio alter-ego. Inoltre a conclusione del Festival, Dan Fante anticiperà con una lettura di un brano, l’uscita del suo prossimo libro in America: “A Family’s Legacy of Writing, Drinking and Surviving”.
Il festival di Torricella Peligna dimostra il forte legame che lega l’Italia e suo padre. E lei? Qual è il suo rapporto con il Belpaese?
Io sento lo stesso legame. Mi sento a casa quando sono in Italia, specialmente a Torricella Peligna. Si può dire che è una questioni di radici, che è per via del mio legame con la terra. E’ la mia discendenza e so che il sangue che corre nelle mie vene è lo stesso della gente di Torricella.
Conosciamo John Fante come un grande scrittore ma che tipo di padre è stato?
Mio padre era un uomo appassionato e lunatico. Un vero artista. Poteva essere davvero amabile e un minuto dopo un gran testone.
Bukowski ha sempre celebrato il lavoro di suo padre e disse chef u felice di poter usare la propria fame per far conoscere le opera di John Fante, sino a quel momento sconosciute. Che tipo di rapporto li univa?
Bukowski considerava John Fante letteralmente come il suo Dio. Mr. Bukowsi aveva un buon gusto.
Anche oggi lei legge i libri di suo padre?
Leggo “nei” suoi libri frequentemente. Come scrittore uso i suoi romanzi come libri di riferimento. Lui mi insegna come scrivere nel modo in cui esprime le sue stesse parole.
Com’è nato Bruno Dante, il suo alter ego?
Bruno è ovviamente me stesso. Le sue attitudine e le sue peculiarità sono uguali alle mie – o ci si avvicinano molto. In definitiva scrivo di ciò che conosco meglio: me stesso.
Bruno Dante e Arturo Bandini: che tipo di relazione li lega?
Ci sono somiglianze ma anche differenze essenziali fra loro due. Bandini è figlio degli anni ’20 mentre Bruno è il prodotto degli anni Settanta e Ottanta. Ovviamente questo lasso di tempo ha prodotto grandi differenze nel modo in cui questi due alter ego vengono portati sulla pagina.
La scoperta della scrittura cosa ha significato per lei? Ha avuto un potere terapeutico forse?
Scrivere mi ha salvato la vita. Ero un ragazzo folle con troppa energia e una mente che non voleva saperne di darsi una calmata. Scrivere ha aiutato la mia mente a riprendere il controllo.