«Lasciateci lavorare, il 2019 sarà l’anno della svolta». Con queste parole pochi giorni fa il presidente di ArisMe Marcello Scurria chiedeva fiducia alla città nella grande operazione di risanamento che l’amministrazione De Luca ha deciso di avviare per cancellare la vergogna delle baracche messinesi. E quando i riflettori nazionali si sono riaccesi sulla baraccopoli di Fondo Fucile, il sindaco De Luca ha sbottato di fronte a chi gli ha ricordato che lui stesso aveva dato delle scadenze che non sono state rispettate. Scurria lo ribadisce: «Quelle tempistiche erano consone alla dichiarazione dello stato di emergenza. Anche quella famosa ordinanza di sgombero era nata sulla scia di una situazione insostenibile dal punto di vista igienico-sanitario. Ma senza i poteri straordinari di uno stato di emergenza che il governo non ha riconosciuto abbiamo iniziato a lavorare con strumenti ordinari. E nessuno può pensare che in poche settimane avremmo potuto fare ciò che non è stato fatto in quarant’anni».
Per il presidente di ArisMe queste non vogliono essere giustificazioni o scusanti: è la condizione di partenza in cui ha mosso i suoi primi passi la nuova Agenzia costituita grazie a una legge regionale e oggi cabina di regia di quella che mira ad essere una grandissima operazione di risanamento non solo abitativo ma anche culturale e sociale.
Scurria lo afferma con assoluta convinzione mentre dall’ufficio dell’Agenzia a Palazzo Zanca lavora su quelli che saranno i prossimi step di un percorso che si preannuncia più lungo del previsto ma comunque rivoluzionario.
COME SI È ORGANIZZATA ARISME PER AFFRONTARE QUESTO LAVORO?
«In questi primi mesi abbiamo lavorato con il personale del Dipartimento Casa del Comune ma in questa settimana dovremmo finalmente avere del personale che lavorerà solo in seno all’agenzia, trasferito dagli uffici comunali» spiega Scurria.
«Potrebbe sembrare che siamo in una fase di stallo perché da un lato aspettiamo i fondi dei Poc Metro che l’amministrazione De Luca ha rimodulato per destinarli ad ArisMe e all’emergenza abitativa, mentre dall’altro ci sono ancora i fermi i 42 milioni della legge 10 del 1990 che la Regione deve sbloccare. Abbiamo un dialogo aperto con Palermo molto buono e proficuo, di certo non possiamo pretendere o pensare di fare in dieci giorni quello che non è stato fatto in trent’anni. Senza soldi non si canta messa. Ma è anche vero che su queste risorse possiamo contare, i 30 milioni dei Poc Metro saranno prestissimo nella nostra disponibilità e questo ci consentirà di non rimanere fermi».
QUALI SARANNO I PROSSIMI STEP?
«Nei prossimi giorni i professionisti esterni saranno incaricati per iniziare le perizie sugli immobili che sono stati offerti nel primo bando di agosto. Abbiamo 424 immobili da vagliare, ovviamente dovranno rispettare tutte le caratteristiche previste, e appena ci daranno il via libera inizieremo ad acquistarli. Ma riteniamo che sul mercato ci possa essere ancora un’immensa disponibilità di alloggi e dunquesarà fatto un secondo bandoper reperire nuove offerte, stimiamo che potremmo riceverne altrettante rispetto alle 424 che abbiamo già sui tavoli.
Nel frattempo abbiamo finalmente sbloccato anche il cantiere degli alloggi all’Annunziata-Matteotti. Nei primi dieci giorni di febbraio 50 famiglie avranno le chiavi delle nuove case. In questi appartamenti andranno i nuclei familiari che vivono nell’ambito del risanamento dell’Annunziata e le ultime famiglie rimaste in via delle Mure. Tra quelle dell’Annunziata ce ne sono 12 che non rientrano in graduatoria perché non erano state censite nel 2002 ma per loro troveremo una soluzione nell’ambito dell’emergenza abitativa».
I 42 MILIONI DELLA REGIONE
«C’è un filo diretto con il governo regionale ed è solo questione di tempo» dice Scurria. «Quei soldi sono bloccati almeno dal 2000 per una serie di errori di progettazione che hanno fermato tutto. Iacp aveva programmato di costruire nuovi alloggi su Minissale e Bordonaro. Erano stati acquisiti i terreni, fatti i progetti. Ma quelle zone sono state dichiarate a rischio dissesto e così per esempio su Minissale sono stati letteralmente buttati 2,5 milioni di euro per avere oggi dei terreni in cui possiamo andare a coltivare». Scurria racconta che un altro “errore” è stato commesso a S. Lucia Sopra Contesse dov’era stata fatta una progettazione e la relativa espropriazione dei terreni ma poi nel 2011 si è fermato tutto. «Noi non costruiremo nulla. Non abbiamo intenzione di riprendere vecchi progetti né tantomeno di investire in nuove costruzioni. Non è la nostra strategia. Al massimo di potrà valutare di intervenire e ampliare l’esistente. Cercheremo di reperire tutto quello che possiamo sul mercato e poi c’è una fetta importante di immobili comunali che devono essere controllati».
IL PATRIMONIO COMUNALE
Di cosa parla Scurria quando cita immobili di proprietà del Comune disseminati in tutta la città? Parla di circa 2200 case che non fanno parte della Legge 10 e che negli anni sono stati assegnati per emergenza abitativa. Oggi però è il momento di controllare. «Chi vive in queste case? Hanno ancora i requisiti per averne diritto? Sono in regola con i pagamenti?». Questa sarà un’altra grande operazione che ArisMe conta di mettere in campo.
«Non c’è solo il sacrosanto diritto alla casa, ma ci sono anche doveri. E questa concezione deve far parte del cambio di mentalità che questa opera di risanamento deve portare avanti. E’ una grande operazione sociale e culturale, sarà anche difficile perché significherà portare alla luce un sommerso che non si sa neanche di che entità sia. Parliamo di 8 mila persone coinvolte che vivono in baracca o in situazione emergenziale, quindi la portata di ciò che andremo a fare è significativa».
QUALI OBIETTIVI
«Contiamo di consegnare 600 alloggi l’anno. Se riusciremo a rispettare queste previsioni entro la fine di questa amministrazione nessuno vivrà più in una baracca».
DOPO LE BARACCHE?
Per cancellare le baracche serviranno almeno 35 milioni di euro. Basti pensare che ci sono 70 mila metri quadri di amianto. Ma dopo cosa ci sarà al loro posto? «Quest’anno si potrà iniziare a pensare cosa fare nelle aree da risanare. Messina può diventare un grandissimo cantiere di opere pubbliche per la collettività, può essere anche una grandissima operazione economica».
Francesca Stornante
Ma nei terreni di Minissale non si possono fare Orti Comunali ?
“Una grandissima operazione economica “. É proprio lì che vogliono arrivare con i terreni.