L’incredibile storia della messinese vincitrice del concorso della Nasa

L’incredibile storia della messinese vincitrice del concorso della Nasa

Marco Venuti

L’incredibile storia della messinese vincitrice del concorso della Nasa

sabato 28 Dicembre 2013 - 07:27

Abbiamo incontrato Damiana Catanoso al suo ritorno dagli Stati Uniti. Da due anni si è trasferita a Roma per intraprendere gli studi di ingegneria aerospaziale all'Università La Sapienza, ma non ha mai perso il suo legame con città in cui è nata e cresciuta

Damiana Catanoso, giovane messinese vincitrice del concorso della Nasa, si è recata negli Stati Uniti per assistere al lancio del modulo Maven su Marte. Un’opportunità ottenuta grazie alla vittoria del suo team, “Green On The Red Planet”, che è riuscito a posizionarsi primo a livello nazionale e a conquistare il secondo posto internazionale nella famosa competizione aerospaziale “International Space Apps Challenge”.

Il loro trionfo era stato decretato dalla presentazione del proprio lavoro sulla categoria “Deployable Greenhouse”, ovvero, la progettazione di una serra ripiegabile autosostenibile da inviare su Marte in previsione del futuro mantenimento di quattro astronauti.

Ed ora, ritornata dalla sua “fantastica e indimenticabile” – come lei stessa la definisce – esperienza in USA, è qui a raccontarci ogni particolare aspetto del suo soggiorno in America.

Dopo la straordinaria vittoria che ha permesso a te e al tuo team di poter assistere al lancio del modulo Maven su Marte, finalmente, sei ritornata a Messina. Raccontaci un po’ l’esperienza trascorsa negli Stati Uniti.

«L’esperienza è iniziata il giorno del lancio, il 17 novembre, quando io e il mio team ci siamo ritrovati a Cape Canaveral, in Florida. La sera stessa abbiamo partecipato ad un aperitivo presenziato da persone di spicco nel campo dell’ingegneria aerospaziale. Ma la cosa più sorprendente è stato il modo informale e così spontaneo con cui ci hanno accolto, tanto da farci sentire subito a nostro agio. Lo scopo della serata era quello di fare conoscenze, “net working” – come definisce più spesso Damiana – ossia creare una rete di contatti internazionali. Il giorno dopo, il 18 novembre, ci siamo così recati nel luogo dal quale potevamo assistere al lancio del modulo Maven su Marte. Faceva molto caldo, ma l’emozione era tale che riuscivamo a resistere a qualsiasi avversità climatica. Di lì a poco ha avuto inizio il “conto alla rovescia”. Vedevamo del fumo uscire, cominciava a vedersi la fiamma, e in un’instante la terra ha cominciato a tremare: il satellite era stato lanciato. Ma le emozioni non finivano di certo lì. Il giorno seguente, infatti, ci siamo recati nella struttura in cui si trova il famoso Space Shuttle. Nel vederlo mi sono emozionata moltissimo, avevo le lacrime che mi scendevano ininterrottamente. Tutto quello che avevo studiato era racchiuso in quell’oggetto che era proprio lì davanti a me. Un momento che sicuramente ricorderò per sempre nella mia vita».

Come è avvenuta la formazione del vostro team?

«Formare il team non è stato semplice. All’inizio eravamo in tre, io e due ragazzi della mia stessa Università. Abbiamo così chiesto ad altri studenti di aggiungersi ma quasi tutti non erano disposti a prendere parte a questa esperienza. Spesso ci sentivamo dire che la competizione fosse inutile o addirittura troppo difficile per le nostre competenze acquisite. Però noi non ci davamo per vinti. Così abbiamo escogitato un altro modo per ampliare il team, scoprendo che c’era la possibilità di aggiungere persone di altri Paesi o città. Abbiamo così contattato per e-mail gente che su internet si era mostrata interessata a partecipare alla competizione. In questo modo si sono aggiunti un ricercatore indiano, due studentesse di Roma e un ragazzo di Torino. Inoltre, il giorno stesso della competizione, tenutasi presso la Facoltà di Ingegneria a Roma, si sono uniti al team altri due studenti che erano in Erasmus in Italia, un ragazzo brasiliano e una ragazza cinese. Successivamente si sono aggiunti anche tre studenti di un Istituto tecnico aeronautico di Roma che si trovavano in visita presso la Facoltà».

C'era sinergia e collaborazione tra i membri del vostro team e, soprattutto, finita quest'esperienza, vi sentite «ancora e mantenete vivi i rapporti nonostante la distanza?

«C’era davvero molta sinergia nel team. Io posso dire che anche se non ci conoscevamo e la comunicazione avveniva in inglese c’è stata molta collaborazione e rispetto reciproco. Ognuno proponeva una propria idea e veniva ascoltato. Anche se all’inizio è stato un po’ difficile organizzare il lavoro, siamo riusciti a dividere i compiti, assegnarli ai sottogruppi, e a dar vita al progetto vincente. Attualmente mi sento soprattutto con coloro che sono andati in America. E ti dirò di più, i rapporti si sono addirittura intensificati con alcuni di loro tanto che li ho invitati qui a conoscere la mia splendida terra. Lo stesso hanno fatto loro, dandomi l’opportunità di visitare l’India. Insomma, l’aver conosciuto queste persone mi ha arricchito non solo professionalmente ma anche umanamente. Posso dire che tutto questo mi ha veramente cambiato la vita».

Hai spesso affermato che l'Italia non ha accolto con orgoglio la vostra vittoria. Avevi dichiarato in un’intervista, infatti, che i Paesi dei membri non italiani del vostro team avevano dimostrato particolare riconoscimento per il vostro trionfo, ad eccezione dell'Italia. Questa volta le istituzioni italiane vi sono state d'aiuto? Vi hanno supportato nel viaggio in America?

«Al momento della vittoria né l’Università né il Governo italiano hanno riconosciuto i nostri meriti. L’idea di chiedere i finanziamenti alle istituzioni è nata da me per un motivo semplicissimo. Essendomi confrontata con uno dei membri del team, il ragazzo brasiliano, sono venuta a conoscenza di come il Governo del Brasile avrebbe finanziato totalmente le spese di viaggio Mi sono chiesta, allora, perché un paese come il Brasile che è meno sviluppato dell’Italia può farlo e il nostro no? Così, dopo le mie insistenti richieste, le istituzioni si sono mostrate disponibili a comprare il nostro biglietto aereo. Tuttavia, molti di noi avevano già acquistato il volo per l’America. Dunque, se da un lato ci siamo fatti sfuggire questa sudata opportunità, dall’altro abbiamo ottenuto in più occasioni i dovuti riconoscimenti da varie autorità».

Da due anni ti sei trasferita a Roma per intraprendere gli studi di ingegneria aerospaziale all'Università La Sapienza. Affermi di essere sommersa da molti impegni che ti costringono a vedere di rado i tuoi familiari. Malgrado ciò, nei periodi di vacanza, riesci sempre a scendere giù in Sicilia. Nonostante la distanza, ti senti ancora legata a Messina e che rapporti hai con la tua città?

«Sì, vivo da due anni a Roma. Onestamente mi sento come se mi fossi trasferita ieri perché il rapporto con la mia citta, i miei partenti e gli amici non è cambiato assolutamente. È ogni volta un’emozione attraversare lo stretto e vedere dalla Calabria le prime luci del pilone e quella striscia di terra che è la Sicilia, la mia terra, e dire finalmente: sono a casa! Nel ritornare a Messina provo una sensazione di benessere, la stessa di quando torno a casa dopo una lunga e faticosa giornata trascorsa fuori. Anche se sono sommersa da molti impegni, riesco sempre a tornare. A volte noto con piacere che sebbene qualcosa cambi in città, i miei sentimenti verso Messina, gli amici e familiari rimangono sempre gli stessi»

Di fronte a un panorama di profonda crisi e scoraggiamento tra gli studenti, cos'hai da dire a tutti quei giovani che come te cercano di perseguire e realizzare i propri sogni?

Capita spesso che, accendendo la televisione, venga sommersa da tutte quelle notizie scoraggianti riguardo gli alti tassi di disoccupazione nel nostro Paese. Questo fa scaturire un sentimento di profondo sconforto nel cittadino comune che si sente sconfitto in partenza. Un consiglio che posso dare ai giovani è quello di ampliare le loro vedute, di non puntare alla mediocrità perché è sbagliato. Tutto è raggiungibile, basta volerlo! L’importante è determinare un obiettivo e capire quali sono i passi successivi per poterlo realizzare. E affrontare soprattutto la vita con positività ed entusiasmo. Il segreto è abbattere con successo le difficoltà e non smettere di volere il massimo per il futuro. Questo basta a regalare a coloro che hanno fiducia in me la consapevolezza che un giorno i sacrifici verranno ripagati. Sono una studentessa fuori sede e, come tale, vivo del sostegno economico e morale della mia famiglia alla quale spero un giorno di dare le più grandi soddisfazioni.

MARCO VENUTI

11 commenti

  1. una giovane meritevole costretta a fuggire dalla sicilia e dall’italia. Giusto così, qui rimangono solo gli asini

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  2. ma il cognome ?

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  3. I miei sentiti complimenti a Damiana, esempio del valore di alcuni dei nostri giovani Messinesi. Valori ed esempio che Tempostretto fà bene a pubblicare e pubblicizzare a dimostrazione che solo con l’impegno e la forza di volontà si può uscire dal vuoto in cui ci stiamo agrovigliando in questa città. Leggendo l’intervista di Marco Venuti a Damiana mi sono sentito fiero di essere Messinese.
    Bravi ragazzi continuate così.

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  4. Brava Damiana, porta il nome alto della provincia di Messina. La Sicilia ha bisogno di gente come te per iniziare a risorgere !! In saluto.

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  5. tranquilli in Sicilia questi ragazzi non torneranno più ,non li vogliono, mentre i luoghi che daranno loro occasioni di lavoro e di vita ne coglieranno i frutti. E’ così da sempre come da sempre la Sicilia è una delle regioni più povere dell’europa, non a caso. Meglio vergognarsi che essere fieri

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  6. Angelo Silipigni 28 Dicembre 2013 12:51

    Damiana, sei tutti noiiiiiiii!!!!

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  7. Diplomata al Liceo Scientifico “Seguenza” come miss Italia, però che differenza.
    La miss che ammette di “non aver mai studiato” e poi chissacome si iscrive a Giurisprudenza a Milano però non rinucia a provare la “botta di cxxx” al pollaio di Miss Italia.., ed una studentessa che invece di affidarsi alla roulette della “botta di cxxx” costruisce il futuro partecipando al progetto di qualcosa che potrebbe permettere di costruire una base su Marte autosufficiente.
    E poi mi mettono Accorinti D’Alia o Nibali tra i candidati a personaggio messinese dell’anno….
    E perché solo il nome senza cognome nell’articolo?
    Damiana Catanoso questa è la Messina che vogliamo sia conosciuta, sia in Italia che nel mondo!

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  8. Bastian contrario o sbaglio?

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  9. Normale, normalissimo. Cosa dovrebbe fare qua una come Damiana?

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  10. Tantissime congratulazioni a Damiana, che considero nostra AMBASCIATRICE !! Ad maiora! Sentiremo ancora parlare di lei! Complimenti anche alla sua famiglia!

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  11. Complimenti Damiana finalemte leggo qualcosa su Messina – che mi rende felice. Continua così

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