Abbiamo ascoltato il comandante della Capitaneria di Porto e Autorità Marittima dello Stretto, Antonino Samiani. Attenzione puntata non solo su Maregrosso ma anche lungo i versanti sud e nord. Ovunque, un obiettivo comune: programmazione e finanziamenti. Gli interventi singoli servono a restituire porzioni di territorio ma non a cambiare radicalmente la situazione
55 chilometri di costa all’interno del territorio comunale, come in nessun’altra città italiana. Un patrimonio straordinario svilito da centinaia di costruzioni davanti al mare, che ne ostruiscono la vista e la fruizione pubblica, appannaggio dei pochi che, abusivi o meno, hanno impiantato sul demanio la propria attività o abitazione.
Piccoli tratti di lungomare abbandonati a sé stessi, scollegati l’uno dall’altro, senza un piano spiagge che possa garantirne il godimento per i messinesi e l’arrivo dei turisti, dirottati dove invece riescono a sfruttare al meglio quel poco che hanno. Solo Santa Margherita nella zona sud, poi la “passeggiata a mare”, il quartiere fieristico, il Ringo e la riviera nord da Paradiso a Sant’Agata. La vista sullo Stretto apre il cuore ma anche in questi stralci di “luce” la situazione non è delle migliori.
Pensiamo per un attimo a cosa potrebbe essere la Zona Falcata o a come sarebbe un lungomare unico da Boccetta a Paradiso ed oltre lungo la riviera. Il presente è lontanissimo da tutto ciò: la "falce" è abbandonata a sé stessa, al centro di un contenzioso tra l'Autorità Portuale (che ha soldi e progetti e di recente è comunque intervenuta per ridarle dignità) e l'ostacolo Ente Porto (inutile "braccio" della Regione), mentre l'accordo previsto tra le parti non è ancora stato firmato; la “passeggiata” è un bel colpo d’occhio solo quando è soggetta ad interventi straordinari di pulizia, perché manca quella ordinaria, e di sera è poco illuminata visto che molti lampioni sono fuori uso; il quartiere fieristico è stato finalmente riaperto e, progetti di utilizzo a parte, il mare si vede “a quadretti”, schermato dalla ringhiera “orsogril”; l’area ex Gasometro, dove era previsto un parcheggio, ospita l’autoparco municipale, cose entrambe che nulla hanno a che vedere con la fruizione del mare; la rada San Francesco dovrà essere chiusa quando verrà ampliato il porto di Tremestieri; le condizioni del Ringo, riqualificato da pochi anni, sono sotto gli occhi di tutti e, di recente, alcune associazioni ne hanno chiesto invano l’affidamento per garantire almeno la pulizia; oltre il Ringo, alcune attività commerciali che andrebbero delocalizzate, poi il Circolo Tennis e Vela, il parcheggio dietro villa Sabin e le case basse di Paradiso; la riviera nord ha riacquistato valore con la nuova pista ciclabile, ma anche qui la pulizia è sporadica e i mezzi a motore la fanno da padrone; più avanti, solo un marciapiede utilizzato come parcheggio e un guard rail arrugginito e danneggiato. C’è un progetto, già finanziato, per il prolungamento della pista ciclabile, ma è stato stoppato dal Genio Civile perché si “insinua” sull’arenile. In mezzo, tanti lidi, attivi d’estate, che lasciano i propri “residui” anche d’inverno, contribuendo a deturpare una riviera che è splendida per natura, ma poco curata dalle istituzioni.
Siamo partiti da qui con il comandante della Capitaneria di Porto e Autorità Marittima dello Stretto, Antonino Samiani, per fare il punto sulle attività in tal senso dell’ente gestore delle attività legate alla fruizione del mare.
“Siamo chiamati a controllare tutta la costa – afferma Samiani – e non sempre è un compito facile. La questione dei lidi è ampia e va affrontata insieme al Demanio Marittimo per capire bene quali sono le strutture che possono restare anche d’inverno e quali no. Chi non ha seguito le regole è stato denunciato e ogni volta che viene accertata la violazione parte la segnalazione. E’ chiaro che ci sono posti in cui arrivano tubazioni d’acqua e altri tipi d’impianto che sono difficili da smontare e rimontare ma le regole sono queste e vanno rispettate. Alcuni hanno ottenuto di rimanere, altri hanno lasciato più di quanto consentito ed altri ancora non hanno avuto l’autorizzazione”.
Dove il problema non si pone è lì dove i lidi non ci sono. Eppure, a Maregrosso, 600 metri da piazza Cairoli, ci sarebbe la possibilità di creare una grande e bella spiaggia in centro città. E’ l’obiettivo dell’amministrazione comunale, che sta iniziando a predisporre un progetto a tale scopo. Negli ultimi anni, sono state avviate le prime demolizioni lungo il litorale ma moltissimo resta ancora da fare. Piccoli scorci aperti sullo Stretto mostrano le potenzialità dell’area, per la quale però serve una riqualificazione completa, non prima di aver delocalizzato le attività presenti. Nel frattempo, però, il lavoro della Capitaneria non si ferma. “Ci siamo fatti promotori di un sopralluogo insieme al Comune e al Demanio – riprende Samiani – per vedere quale strada intraprendere. Quasi tutto quello che si poteva demolire è stato demolito, mancano solo alcune parti di strutture, che si appoggiavano su altre in regola, che non potevano essere abbattute senza danneggiare quelle accanto. Ora è stato accertato che il Comune riuscirà ad intervenire anche in casi come questi, con una macchina speciale. A breve verrà giù un altro manufatto, non appena MessinAmbiente avrà smaltito i fusti con oli esausti presenti all’interno. Poi ci sono delle abitazioni abusive per le quali sono già partite le denunce, ma è necessario trovare una soluzione per i residenti. Abbiamo ancora altri edifici sotto sequestro, però bisogna prima aspettare che si concluda la vicenda giudiziaria. In attesa di tutto ciò, abbiamo chiesto al Comune di continuare l’opera di pulizia perché ci sono ancora i detriti delle ultime demolizioni”.
Da Maregrosso a Gazzi, dove vale un discorso simile anche se lì le attività da spostare o eliminare sono molte di meno. “L’occhio è sempre puntato su Maregrosso – prosegue il comandante – ma noi abbiamo recuperato quasi totalmente la spiaggia di Gazzi, con le demolizioni che abbiamo effettuato fino a pochi giorni fa. Sono state sgomberate due strutture abitate, subito dopo abbattute, e ne restano in piedi ancora una decina, tutte occupate e che dovranno essere anch’esse liberate. Grazie al contributo della squadra ‘Movimento terra’ del Comune, dopo aver fatto la caratterizzazione, stiamo poi sbancando una vera e propria collinetta di detriti, risultato di vecchie discariche, che interrompeva la continuità della spiaggia verso nord”.
Un grande lavoro che però poi rischia di essere vanificato dall’inciviltà di chi continua a considerare il demanio come una discarica o come un luogo in cui tutto è permesso. Anche qui è necessario un progetto di recupero a 360 gradi. Questo tratto fa parte del tragitto della via del mare, strada in progettazione che dovrebbe collegare viale Europa a Tremestieri, a valle dell’esistente. “Se c’è un progetto di riqualificazione con una nuova strada – spiega Samiani -, se diviene un luogo frequentato quotidianamente, allora diventa più difficile continuare a fare i propri comodi. Per il momento, noi facciamo i nostri controlli, ma sarebbe bene che tutti ci dessero una mano. Fin quando ci sono ancora manufatti, detriti e disordine, è difficile distinguere cosa c’era prima da cosa c’è dopo, perché ci saranno sempre gli incivili che andranno ad alimentare le discariche esistenti”.
Da sud torniamo a nord, in particolare a Capo Peloro, una delle zone naturalistiche più bella dell’intera Sicilia, dove non mancano le incongruenze. In particolare, superata la punta, all’inizio della fascia tirrenica, si trovano reti e cancelli davanti alla spiaggia. “E’ una storia vecchissima – continua il comandante -, risalente a quando fu costruita la strada davanti al mare. Furono lasciati dei relitti di proprietà privata che adesso è difficile contestare. Torniamo al discorso dei progetti di riqualificazione, nell’ambito dei quali possono prevedersi le espropriazioni. In questo momento, l’unico obbligo per i proprietari è quello di consentire l’accesso al mare. Nel caso in cui questo non dovesse avvenire, potremo intervenire coattivamente. E’ un discorso simile a quello di tutta la fascia costiera da Mortelle a Tono. Ci sono tante vie a mare spesso sbarrate con cancelli, però molte aree sono di proprietà privata. Abbiamo anche individuato delle vie pubbliche ma non sono percorribili perché terminano con un dislivello e sono strette tanto da permettere il passaggio di una sola macchina. E’ necessario, quindi, realizzare delle piazzuole in cui fermarsi e poter tornare indietro ed è chiaro che servono anche finanziamenti. Ne abbiamo già parlato con la nuova giunta comunale e se ne stanno interessando. Ci siamo riuniti anche per valutare la fattibilità di una nuova via marina, quella pensata dalla scorsa amministrazione. Per restituire alla fruibilità pubblica quelle spiagge è necessario un progetto ampio. A breve temine, si possono pensare di recuperare due o tre vie di accesso con degli spazi per le macchine”.
(Marco Ipsale)
IN ALLEGATO LA GALLERY DI GAETANO SACCA' DEL LITORALE SUD
La zona falcata : pensiamo solo per un istante a tutto quel che è successo dal 1900 fino al 1999 e potremo avere una valida idea di quel che ANCORA deve essere fatto per rendere PIENAMENTE utilizzabile quell’area del porto, creando, nella piena legalità, occasioni di lavoro per i messinesi.
La zona falcata : pensiamo solo per un istante a tutto quel che è successo dal 1900 fino al 1999 e potremo avere una valida idea di quel che ANCORA deve essere fatto per rendere PIENAMENTE utilizzabile quell’area del porto, creando, nella piena legalità, occasioni di lavoro per i messinesi.
mille difficoltà? Lo Stato difficoltà a fare lo Stato?
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solo qua ste babbarie. nella riviera ligure o romagnola funziona tutto alla perfezione e hanno un mare peggiore del nostro. poi un bel giorno qualcuno si sveglierà magari….
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La zona falcata ha potenzialità incredibili, e’ veramente unica.
In Italia, simile ma notevolmente più’ piccola, e’ la penisoletta del castel dell’Ovo a Napoli, Santa Lucia, dove in un territorio simile alla falce di Messina ma con meno di meta’ di estensione, insistono alberghi e ristoranti a decine e diverse strutture da diporto per migliaia di posti barca che forniscono forse, la più’ grande risorsa di lavoro di Napoli…
La zona falcata di Messina recuperata totalmente e ristrutturata nelle fortificazioni storiche, pulita e bonificata da opere moderne dannose, può essere il cuore pulsante di Messina…..un luogo unico e speciale…per il diporto, gli alberghi, i ristoranti…locali esclusivi….e personalmente ci vedo bene un casino’.migliaia di posti di lavoro…….per i messinesi…ma e’ contro gli interessi di altre città’ siciliane…..questo da sempre e’ l’ostacolo insuperabile, Messina e sola contro tutti….
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In Italia, simile ma notevolmente più’ piccola, e’ la penisoletta del castel dell’Ovo a Napoli, Santa Lucia, dove in un territorio simile alla falce di Messina ma con meno di meta’ di estensione, insistono alberghi e ristoranti a decine e diverse strutture da diporto per migliaia di posti barca che forniscono forse, la più’ grande risorsa di lavoro di Napoli…
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quando il messinese cambierà il modo di vedere le cose e non aspetterà che qualcuno faccia quello che dovrebbe fare lui allora MESSINA cambierà
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scuse per lasciare lo status quo, se non sono capaci di fare ciò per cui il contribuente li paga, vadano a casa anche loro
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