A tu per tu con il più conosciuto e apprezzato jazzista italiano in concerto a Messina
Scroscianti e sentiti applausi hanno salutato, Domenica 6 Maggio, l’esibizione di Enrico Rava, indiscusso ed eclettico genio del jazz, e degli altri quattro musicisti che lo hanno accompagnato: Gianluca Petrella al trombone, Giovanni Guidi al pianoforte, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria. Non poteva chiudersi in maniera migliore la 91esima stagione concertistica della Filarmonica Laudamo di Messina che ha potuto contare, durante quest’anno, su nomi di spicco della musica nazionale e internazionale. A margine del concerto Tempostretto.it ha avuto il piacere di intervistare Enrico Rava.
Enrico Rava a Messina. È già stato nella nostra città?
Sì, ci sono già stato molte volte. Quando ero piccolo venivo qua dei mesi, mia mamma aveva una amica carissima che era di queste parti, ma avrò avuto dieci anni…
Com’è approdato al jazz?
Da piccolo, mio fratello grande aveva dei dischi di jazz, ho cominciato ad ascoltarli e mi sono appassionato. A 17 anni ho cominciato anche a suonare…
Un pregio e un difetto di questo genere?
Non c’è né un pregio, né un difetto… Quando è bello, è bello, quando è brutto, è brutto, come tutta la musica…
C’è chi considera il jazz musica d’élite, lo è mai stato?
Il jazz non è mai stato una musica per pochi, ma invece per molti… pensiamo all’America degli anni ’20 e ’30 quando era la musica “popolare”, la musica che la gente ballava. Da musica “popolare” è diventata, negli anni ’40, una musica d’ascolto e quindi ha ridotto il suo raggio…Dicono sia diventata di nicchia, ma lo è come lo è la musica classica, piace a chi piace…
Lei è andato a New York, negli anni ’60, per cercare fortuna e lì è molto amato… Che rapporto ha con la Grande Mela?
La sento come casa mia. Le due città che amo di più sono New York e Buenos Aires e, ovviamente, la mia città che è Torino dove però non abito più da quando avevo ventidue anni…
Pensa che un jazzista di oggi debba fare la sua stessa gavetta e andare via o che possa invece rimanere in Italia per affermarsi?
Io sono andato via perché, ai miei tempi, la situazione nel nostro paese, da quel punto di vista, era molto poco interessante e sono partito per New York con un amico americano. Oggi dipende da dove si abita. A uno che abita, per esempio, in un paesino della Sicilia, consiglio almeno di andare a Roma…Se uno vuole farsi un’esperienza bella, sia professionale che personale, conviene che vada in città come New York, Parigi, Londra o Amsterdam. È un buon modo per farsi le ossa, ma certamente non è obbligatorio…
Ha ricevuto tanti premi fra i quali, ricordiamo, l’onorificenza di “Cavaliere delle Arti e delle Lettere” con cui è stato insignito dal Ministero della Cultura francese. L’Italia le ha dato, pensa, il giusto tributo?
Ho un ottimo rapporto con la Francia, vi faccio una quindicina di concerti all’anno. In Italia non mi hanno mai fatto Cavaliere ma ho conosciuto il Presidente Ciampi, il Presidente Napolitano, ho vinto il premio Musicista dell’anno almeno quindici volte, con l’Italia non ho nessun problema ed è per quello che ci sto…
È giusto dire che Bollani è tra i suo figliocci?
No, figlioccio no, ma è vero che io l’ho conosciuto quando ancora non lo conosceva nessuno. L’ho portato con me a Parigi, abbiamo suonato tantissimo e gli ho “facilitato” i primi anni di carriera, poi, è uno talmente forte che non ha più avuto bisogno di me…
Rosario Fiorello ha inventato il personaggio di Paolo Fava, questo suo alter ego musicista, come ha accolto questa parodia?
Benissimo, io sono un grande fan di Fiorello, penso sia uno tra i più grandi uomini di spettacolo che ci sono oggi, abbiamo anche fatto un duo. Il rapporto che ho con lui è ottimo…
Si è ritrovato?
A grosse linee sì, non ha beccato il mio modo di parlare perché non ho quella erre, però ha azzeccato certe cose che sono state formidabili, alcuni sketch sono geniali…
Nella televisione di oggi che spazio trova sia dato alla musica?
Nessuno. Ad ogni tipo di musica, non solo al jazz ma anche al rock o alla musica classica. Il programmino che aveva fatto Bollani, in sei puntate, è stato una delle poche cose presenti ed ha avuto un buon ascolto, se si considera l’orario, dato che andava in onda in seconda o terza serata…
Molti musicisti si sono schierati contro il modo in cui è presente la musica nelle scuole, a parer loro, insegnata poco e male…
Sì, è probabile. Non sono molto esperto in materia, però è vero. È insegnata poco, male e meno di una volta…
I licei musicali e i Conservatori quanto allora sono importanti nella formazione di un musicista?
Sono importantissimi per imparare a suonare uno strumento. Io non ho fatto questi studi e me ne rammarico, non consiglio a nessuno di fare come ho fatto io che sono completamente autodidatta. All’inizio è tutto più facile, ma dopo uno si trova con delle mancanze che vanno per forza colmate…
Cosa si sente di dire ai giovani che studiano musica?
Più uno studia, più uno impara, più uno ha delle difese. Più uno sa, più uno conosce, più avrà le carte in regola per quando, un giorno, la sua passione diviene il suo lavoro. Imparare a leggere bene, a scrivere la musica: tutto è fondamentale.
(CLAUDIO STAITI)
► Enrico Rava (Trieste, 20 agosto 1939) si è avvicinato al jazz nei primissimi anni Sessanta suonando dalla metà del decennio in poi con jazzisti statunitensi del calibro di Gato Barbieri e Steve Lacy. Un lungo soggiorno americano gli ha poi permesso di entrare direttamente in contatto con i fermenti della vivace scena newyorkese. Tra le principali collaborazioni che hanno progressivamente ampliato la sua risonanza internazionale, si ricordano anche quelle con Pat Metheny, Michel Petrucciani, Roswell Rudd, John Abercrombie, Joe Henderson, Paul Motian, Richard Galliano, Miroslav Vitous, Joe Lovano, Lee Konitz. Rava ha anche intessuto significative collaborazioni con alcuni tra i più raffinati cantautori italiani: Ivano Fossati, Gianmaria Testa e Gino Paoli. Vincitore di tantissimi riconoscimenti internazionali, ha partecipato ai più importanti festival jazzistici mondiali. Nel 2011 è uscito per la Feltrinelli il suo libro “Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz”: gli ultimi cinquant’anni di jazz nelle parole divertite e divertenti di uno dei protagonisti assoluti della musica italiana. Nell’ottobre 2011 la ECM ha pubblicato Tribe, il suo nuovo CD in quintetto.