Il nuovo direttore artistico del Circuito del Mito racconta la sua battaglia culturale a Tempostretto.it
Il regista e giornalista Salvatore Presti è il nuovo direttore artistico de Il Circuito del Mito. Presti fa il punto sul cartellone invernale che ruota attorno al peso odierno del mito e alla sua declinazione al femminili e guarda già al futuro della kermesse. Con lui alla guida, Il Circuito del Mito assume finalmente una guida autorevole e salda, necessaria per tramutare i fondi europei in economia e turismo nell’isola: «Mi approccio a questa sfida come il bambino che, messo da parte il girello, muove i primi passi» e riguardo alla ricchissima stagione estiva, annuncia: «È la sfida più importante, la mia prova del fuoco»·
Tempostretto.it l’ha intervistato.
Con quale spirito si è approcciato all’incarico per Il Circuito del Mito?
«Quando ho cominciato quest’avventura mi sono trovato innanzi una manifestazione seria e importante che attingeva fondi europei: ho subito pensato che servivano dei temi, dei filoni tematici per costruire una programmazione coerente con se stessa.
Perché?
Innanzitutto perché siamo dinnanzi ad una emergenza culturale a livello nazionale che, in Sicilia, assume proporzioni più vaste e radicate. Ricordo con piacere le parole di Sciascia che, parlando della Sicilia, diceva che vi si trova “cultura e cultura” e probabilmente questo grande autore aveva già intuito la crescente forbice a livello semantico creatasi fra la cultura vera e propria e una sub-cultura che è ormai divenuta dominante, in un ventennio plastificato che ha mitizzato i valori propinati dalla tv spazzatura. Era, a mio avviso necessario, portare avanti una ricognizione sullo spirito di Zeffirelli, ovvero interrogarsi su cosa sia il mito oggigiorno.
Per cui in questa prima fase invernale, i temi sono stati due. Il primo prende spunto dalle parole di Quasimodo ovvero c’è una permanenza della poesia in questa nostra terra? Il secondo è un tema direi ancestrale, poiché la Sicilia ha sempre avuto una forte radice matriarcale che si esplica nella storia politica-sociale e ovviamente, nella letteratura e nelle tradizioni. Con Il Circuito del Mito ci domandiamo: cosa resta di tutto ciò oggi? Il nostro programma invernale si prefigge di rispondere proprio a questo quesito.
Come ci si muove con questa macchina organizzativa?
La macchina è molto complessa che risponde a delle risorse europee con lo scopo di dar vita ad una risposta turistica ed economica sul territorio.
A suo avviso l’arte e la cultura possono creare turismo?
È proprio questa la domanda da cui parte o meno, ciascun spettacolo. Per quanto riguarda le risorse, in estate potremo contare su maggiori fondi ma ovviamente ciò richiederà molto più impegno. Credo che le Mostre d’Arte siano certamente una bella terapia, del resto il 60% dei beni culturali mondiali è italiano e di questi, il 25% è siciliano… Del resto la Mostra ha una caratteristica importante: è permanente sul territorio che può metabolizzarla e trarne vantaggio creando una giusta ricaduta economica.
Gli anni passati sono andati in scena centinaia e centinaia di spettacoli, certamente troppi…
Sono d’accordo e io non vorrei farne altrettanti. La stagione estiva si dovrebbe dividere in tre grandi fasce: gli eventi importanti (come le grandi mostre e alcuni concerti di un certo spessore), una fascia medio-alta (legata alle performer femminili) e dei mini circuiti, ad esempio uno dedicato alla drammaturgia contemporanea, capace di legarsi agli altri due temi.
Ma qual è il suo obiettivo?
Vorrei che si riuscisse a comporre una doppia visione dell’isola, vista da dentro e da fuori dagli occhi degli stessi artisti. La Sicilia “minore e sommersa”, vorrei superarla con uno sguardo non più sommesso e affiancargli i racconti dei grandi viaggiatori d’un tempo e quello odierno, della drammaturgia. Non sarebbe bello creare un cantiere con i nostri grandi autori per fargli raccontare come cambia il mito nella contemporaneità?
La comunicazione sarà determinante per il successo?
È la sfida più importante. Ma conto molto sulla cittadinanza perché bisogna comprendere che siamo ad un capolinea culturale. La tempistica, ad esempio, sarà la nostra prova del fuoco, perché non si potrà coniugare l’arte con il turismo senza una giusta comunicazione che permetta ai turisti di organizzarsi per tempo. Penso ad una comunicazione aero-portuale, penso ad una cartellonistica europea e magari ad un asse con le ambasciate e certamente puntando a sfruttare al 100% il mondo del web. Oggi il viaggiatore, io per primo, cerca un percorso individuale: noi dobbiamo farne parte».
Quando lei presenta nelle scuole il film “Luce Verticale. Rosario Livatino. Il martirio”, lancia un segnale…
Sì, perché bisogna aprire gli occhi per capire che la mentalità mafiosa, non solo la mafia stessa, ha prodotto sotto-sviluppo. Nel mondo abbiamo una immagine precisa che noi dobbiamo ribaltare con la cultura. I ragazzi devono capire che il predominio di una determinata mentalità ci ha portato al sottosviluppo. Ma credo che la cultura sia sempre catartica e dobbiamo offrirla a tutti, rendendoci conto che per troppo tempo l’abbiamo svilita e svenduta. È finito il tempo della politica territoriale, bisogna volare più alto».
FRANCESCO MUSOLINO
Bio
Laureato in lettere con 110/110 e lode e specializzato in Ermeneutica e Scienze della letteratura, ha condotto studi su E.Montale, G. Pascoli, L.Pirandello, S. Quasimodo, G.D’Annunzio e G.Leopardi presso l’Universita’ di Messina e “La Sapienza” di Roma.
Approfondisce inoltre temi inerenti al dialogo moderno tra filosofia e teologia con il Prof.Bruno Forte presso L’Istituto italiano di Studi filosofici di Napoli. Consegue il master in Giornalismo e Comunicazioni sociali presso il Centro Internazionale di Studi sull’Opinione Pubblica dell’Università Pontificia “Angelicum” di Roma. Dopo un periodo di esperienza giornalistica nella redazione centrale della Radio Vaticana inizia la sua collaborazione nel settore culturale della RAI (Dipartimento Scuola Educazione e Videosapere). Per circa dieci anni ricopre il ruolo di regista presso RAI EDUCATIONAL. Per sei anni cura la regia dei filmati per la trasmissione di filosofia “Il Grillo” (Enciclopedia Multimediale delle Scienze filosofiche) e per G.A.P. (generazioni alla prova) in onda su Raiuno. Nel 1999 firma la regia del suo primo cortometraggio “Ah uno sguardo”, ispirato alla visione cristologica di P.P.Pasolini, in selezione finale a “Religion Today”, premio del cinema delle religioni. Con il cortometraggio “Metacronaca” partecipa alla fase finale del Taormina film festival nella sezione “I siciliani”. Firma la regia del documentario “Cecafumo” sulla storia del quartiere di Cinecittà, prodotto dal Comune di Roma. Dal 2003 al 2005 è direttore artistico del Campus di cortometraggio a Gallodoro (Me), coordinando le lezioni di cineasti internazionali come Roberto Perpignani, Jon Jost, Agnese Nano, Franco Maresco e Francesco Calogero, Larry Sider.
Nel 2005 è direttore artistico di “Sicilia Fantastica”, un viaggio nella letteratura siciliana attraverso il teatro, il cinema e la musica presso il Parco Museo Jalari di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), con Alberto Sironi, Gilberto Idonea e Giampiero Ingrassia.
Dal 2006 al 2008 è direttore artistico del “Milazzo Film Festival” con Nino Frassica, Marina La Rosa, Mariagrazia Cucinotta, Stefano Reali, David Coco, Raz Degan, Vanni Ronsisvalle, Franco Maresco… Nel 2007 firma la regia del film-documentario “Luce verticale – Rosario Livatino.Il martirio”, direttamente promosso dall'Assessorato dei Beni culturali, ambientali e della P.I. della Regione Siciliana. Vince la sezione “Ritratti- memoria di Massimo Prevedello” del Festival Internazionale Religion Today. Riceve il premio “Sicily Awards” 2007. Collabora nel 2008 con il regista Franco Maresco per la realizzazione di un film sul clarinettista jazz siculo-americano Tony Scott.
Filmografia:
Ah, uno sguardo (cortometraggio, 1999); Metacronaca (cortometraggio, 2000); Cecafumo (documentario, 2003); Arsura (cortometraggio, 2004); Luce verticale.Rosario Livatino.Il martirio (docu-film, 2007); Naxos.Giardini solari (documentario, 2008)