Intervista a Giovanni Grassi ed all'avvocato della famiglia, Giuseppina Iaria. Troppi dubbi sull'ipotesi che Provvy sia rimasta vittima di un incidente, troppe circostanze che non quadrano e su cui i famigliari vogliono adesso far luce.
“Andremo avanti, lotteremo fino alla fine. Vogliamo scoprire solo la verità, solo quello ci interessa. La verità e la giustizia”. Giovanni Grassi non riesce ad accettare quello che, agli occhi dell’apparenza, sembrerebbe esser stato solo una tragica fatalità, la peggiore a cui può assistere un padre, una madre, una sorella, una famiglia intera.
Un volo dal viadotto dell’autostrada Palermo-Messina, poco dopo l’uscita dalla galleria di Bordonaro. Un incidente, niente più, a cui pochi sembrano credere e che continua a portarsi dietro un alone di dolore, incognita, mistero.
“Come, a distanza di tanto tempo, solo oggi riusciamo a rinvenire il cadavere e la macchina, in posizioni così strane?”, si è domandato stamattina l’avvocato della famiglia Grassi, Giuseppina Iaria. Erano entrambi lì, sotto quel viadotto di Bordonaro dove è stata ritrovata la macchina di Provvy. Occhiali scuri, Giovanni tremava, un uomo distrutto dal dolore e che ancora non riesce a darsi pace per tutto ciò che è successo.
Hanno cercato la loro “piccola” per mesi, giorni, hanno sperato, lottato contro gli stessi inquirenti, hanno denunciato il ritardo nelle indagini poiché, all’inizio, tutti credevano si trattasse solo di un allontanamento volontario. Eppure c’erano prove che Provvy avesse avuto litigi col fidanzato, testimonianze di amici e conoscenti, gli infiniti appelli a “Chi l’ha Visto?”, ai giornali.
Giovanni non si era mai rassegnato fin quando ieri sera, alle 19, quella luce di speranza, quell’illusione alimentata anche dalle segnalazioni di gente che dichiarava aver visto più volte Provvy in giro per l’Italia, si è spenta lasciando spazio solo ad un buio infernale.
E neanche ieri lui, la moglie, la sorella, volevano crederci. Fino alla fine hanno continuato a ripetere “non c’è nessuna certezza”, quasi non volessero accettare che per settimane la loro Provvy giaceva a poca distanza dalla loro casa.
E ancora nulla è certo. “Qualche mese fa, qui vicino ci sono state delle costruzioni”, ha continuato l’avvocato dei Grassi. Eppure, nessuno si è mai accorto di nulla? La macchina, il corpo, quella targa che ieri sera alcuni agenti della Polizia Stradale hanno ritrovato incastrata nel guard-rail? In sei mesi sono state fatte ricerche, la zona è stata setacciata anche con elicotteri, ma mai nulla era stato trovato. Possibile che sia stata solo l’alta vegetazione a nascondere tutto?
La famiglia non accetta questa versione, lotterà fino alla fine per far luce sulla verità. E intanto i loro volti sono solo rigati da lacrime.
Veronica Crocitti
La mia impressione è che la verità cercata era un’altra.
Oggi che si scopre che la ragazza è rimasta vittima di un fatale incidente e che non si sono orditi complotti da “Chi l’ha visto?”, è dura rassegnarsi e chiedere scusa a chi per sei mesi è stato ritenuto ingiustamente responsabile dell’ennesimo “femminicidio”.
…la macchine è rimasta inosservata perchè a Messina è cosuetudine abbandonare carcasse di auto in giro per la città…lo specchio della città…convivere in mezzo ai rifiuti…povera ragazza
Io, invece, penso che ci sia stata la manina di qualcuno non proprio onesto.
George
? ma di cosa stai parlando? Nel dolore le persone pensano di tutto. Bisogna solo avere comprensione e rispettare il dolore delle persone lasciate per giunta sole a fare congetture da chi invece aveva titolo (ma evidentemente non competenza) per indagare.
Condivido pienamente il tuo dire!!! Sicuramente hanno notato la macchina messa li ma senza meravigliarsi o meglio ancora allarmarsi più di tanto inquanto a messina è così come tu dici!!!
A primo impatto,basandomi sulle foto pubblicate,e percorrendo ogni giorno quel tratto di strada i dubbi sono evidenti.
1.La velocità,a quanto doveva andare per riuscire a fare un volo del genere?e riuscire ad oltre passare il gard-rail senza lasciare detriti sull’asfalto?considerando che il punto più basso del gard rail e proprio accanto al muro della galleria,anche con i mesi passati,come minimo dovrebbero esserci tratti di vernice sulla parete.
2.L’automobile- si tratta di un utilitaria,abbastanza piccola e non molto alta,e dubito fortemente che sarebbe riuscita a volare di sotto. Facendo un volo di almeno 20 metri,come mai dalle foto si vede il posteriore ed il laterale dell’auto ammaccato?e poi quante possibilità ci sono che una macchina che si ribalta non venga ritrovata sotto sopra???
3.Verso la fine di luglio ci sono stati diversi incendi lungo la tangenziale,è possibile che nessun elicottero abbia notato nulla? ma sopratutto..è possibile che una cabina elettrica venga controllata ogni 6 mesi dagli operai?
Spero che chi si stia interessando del caso,faccia un buon lavoro,sopratutto per dare giustizia alla famiglia di questa ragazza,e valutare tante piste,senza fermarsi su quella più scontata,e dare una risposta seria o assicurare i colpevoli alla giustizia.
condivido con saro,messina è piena di carcasse di auto e moto,lasciate per anni accanto ai marciapiedi,ma una pulizia no?siamo abituati a vedere questo schifo,e non ci preoccupiamo,magari provvy si poteva salvare