Il deputato del Pd all'Ars Franco De Domenico accende prepotentemente i riflettori sulla gestione dell'Ipab messinese. E chiede precisi impegni alla Regione
Una situazione ormai insostenibile. Che si consuma nel quasi totale silenzio. Da oltre due anni i dipendenti dell’Ipab Regina Elena di Messina non percepiscono gli stipendi, se non qualche misero acconto a spizzichi e bocconi. Poco più di dieci giorni fa la durissima denuncia di Uil -Fpl che chiedeva un’ispezione nella struttura parlando di servizi a rischio e condizioni drammatiche per i lavoratori.
Finora però nessun esponente del Governo regionale si è fatto carico dell’immenso disagio vissuto da queste famiglie loro. A dare risposte e segnali dovrebbe essere proprio la Regione perché si tratta di strutture che dipendono dall’ente regionale. Ma nulla. Nonostante alcuni interventi sindacali e appelli dei lavoratori non si è mosso nulla.
A puntare il dito proprio contro il governo regionale è il depiutato messinese del Pd, Franco De Domenico. Che sottolinea anche il fatto che a quanto pare a nessuno interessa il significativo patrimonio immobiliare che l’Ipab gestisce.
«Questa situazione costituisce la dimostrazione plastica di un modello gestionale che fa acqua da tutte le parti e che richiede una seria riforma delle politiche di utilizzo di questi beni collettivi, spesso frutto di lasciti e donazioni, che hanno come vincolo di destinazione variegate forme di utilità sociale a rilevanza locale. L’Ipab Regina Elena gestisce servizi importanti per la comunità ed ha a disposizione un patrimonio di 18 alloggi, un immobile destinato alla creazione di un Centro Diurno per anziani e le strutture di un ex Centro Polifunzionale.
Il dramma -continua De Domenico- è che nella nostra regione, a parole, c’è in gran bisogno di servizi di utilità sociale, poi nei fatti i beni di questi enti, tranne rare eccezioni, vengono gestiti nel peggiore dei modi possibili».
Il deputato cita sia difficoltà amministrative insite nel modello di governance previsto dalla legge, sia la qualità dei consigli di amministrazione, laddove nominati (spesso, infatti ci si affida a transitorie gestioni commissariali), che diventano posti di sottogoverno, neanche tanto appetibili per effetto della gratuità dell’incarico.
«A nostro avviso, invece, bisogna prevedere un nuovo modello gestionale che ottimizzi la funzione sociale dei beni gestiti, dimensionando gli enti in modo compatibile con una gestione efficiente, che sia finalizzata a fornire una vera utilità sociale. Senza escludere il ricorso a professionalità che abbiano le competenze richieste dalle dimensioni del patrimonio gestito, evitando gli affidamenti a improvvisati amministratori che spesso finiscono col portare al fallimento gli enti».
Nel caso specifico dell’Ipab Regina Elena di Messina, ha chiesto all’Assessore alla Famiglia, alle Politiche Sociali e del Lavoro, Antonio Scavone, se abbia provveduto o stia provvedendo a verificare la situazione economica dell’Ente. Per De Domenico sarebbe opportuna e necessaria un’ispezione amministrativa contabile, e al di là del commissario nominato e insediatosi di recente, la nomina di un Commissario ad acta, con ampi poteri, che accerti le responsabilità relative al consistente disavanzo dei bilanci, nonché le posizioni contrattuali e pensionistiche di tutti gli operatori.
Ho chiesto se non ritenga anche opportuno istituire un tavolo di confronto con le gli attori istituzionali locali interessate al fine di elaborare una proposta di rilancio o di fusione dell’Ipab in oggetto e più in generale di tutte quelle della provincia di Messina, che comunque, chi più e chi meno sono in situazioni difficili».