Ippolito di Euripide il 19 agosto al Teatro Castello di Lipari

Ippolito di Euripide il 19 agosto al Teatro Castello di Lipari

Redazione

Ippolito di Euripide il 19 agosto al Teatro Castello di Lipari

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sabato 17 Agosto 2019 - 07:55

Lunedì 19 agosto, alle ore 21.30, al Castello di Lipari, per la XVIII rassegna teatraleLe maschere di Dioniso”, va in scena la tragedia “Ippolito” di Euripide, regia di Nicola Alberto Orofino e con Egle Doria, Silvio Laviano, Luana Toscano e Gianmarco Arcadipane, produzione Teatro Stabile di Catania, in collaborazione con l’associazione culturale Madè.

Ippolito di Euripide è tragedia di passioni estreme

Quella di Fedra, febbre d’amore altissima, senza nessuna possibilità di guarigione; quella di Ippolito che è fanatismo ed esaltazione per se stesso; infine quella di Teseo, che è ira funesta e distruttrice in cui la grazia non trova dimora. Personaggi estremi, e con un’anima grande.

Alla tragedia concorrono poi due divinità che colpiscono senza soccorrere: Afrodite colpisce Ippolito, che non sa sottomettersi; Artemide sul finale si dichiara pronta a vendicare il suo protetto. Un dramma pieno di opposizioni, parallelismi e ancora duplicazioni. Ippolito è per questo una tragedia simmetrica, in cui si fronteggiano personaggi tormentati generati dall’incapacità di comprendere le origini dei disagi degli altri protagonisti.

4 attori per 9 personaggi

In scena (un piccolo scorcio di un giardino primaverile, una panchina, due ritratti di Afrodite e Artemide) quattro attori che come in un gioco di richiami ed evocazioni affronteranno tutti i 9 personaggi della tragedia di Euripide. Afrodite si trasforma nella nutrice, quasi un suo braccio operativo; Fedra in Artemide, testimone dell’onorabilità della scelta “virtuosa” del suicidio; il Coro (che qui è un uomo testimone e forza emotiva della vicenda) diventerà Teseo, personaggio dalla sensibilità che sconfina il perimetro del pensiero classico e arriva quasi a rivelarsi personaggio ”contemporaneissimo”. A sottrarsi al gioco delle trasformazione è Ippolito, immobile nelle sue scelte, rifiuta la contaminazione perché casto. Ippolito è incapace di desiderare: virtù e giustizia le sue uniche direttrici di vita. Un’icona compiuta di autosufficienza che non può essere profanata ma solo distrutta.

L’America di fine anni ’50

Il tempo scelto per questa tragedia è l’America della fine degli anni ’50, l’America di Eisenhower, bigotta e omertosa, razzista e maschilista. E’ l’America di Fedra in continuo conflitto tra immobilità e movimento, tra bigottismo religioso e libertarismo, tra corpo e lavorio interiore. Paradigma della donna perduta, Fedra vive una continua tensione fra la sua esteriorità (immagine sociale di donna perfetta) e la sua interiorità (divorata dal male che la corrode). Fedra tace, si nasconde, non vuole essere vista, non vuole avere testimoni, conosce il bene sociale ma è incapace di attuarlo. Questa incapacità la porterà al suicidio: la soppressione del desiderio finirà per sopprimere la sua soggettività.

Ippolito di Euripide

con

Egle Doria, Silvio Laviano, Luana Toscano e Gianmarco Arcadipane

Regia di Nicola Alberto Orofino

Scene e costumi Vincenzo la Mendola

Assistente alla regia Gabriella Caltabiano

Produzione Teatro Stabile di Catania, in collaborazione con Madè Associazione culturale

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