Je suis cicciottella. Ogni società ha il suo burqa: il nostro è la taglia 42 e ha la farfalla tatuata sull'inguine

Je suis cicciottella. Ogni società ha il suo burqa: il nostro è la taglia 42 e ha la farfalla tatuata sull’inguine

Rosaria Brancato

Je suis cicciottella. Ogni società ha il suo burqa: il nostro è la taglia 42 e ha la farfalla tatuata sull’inguine

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sabato 20 Agosto 2016 - 22:03

Anche noi abbiamo il nostro burqa, è quella taglia 40 che fa digiunare le nostre figlie per essere accettate, che umilia le atlete alle Olimpiadi, che costringe le giornaliste a salire sulla bilancia per mantenere il lavoro. Iniziamo a difendere la bellezza dell'essere diversa in un mondo che obbliga a indossare un burqa con la farfallina tatuata nell'inguine

I dibattiti sul Trio delle cicciottelle, sulle 8 giornaliste televisive sospese in Egitto e sul burkini hanno un filo conduttore in comune ed è la parola imposizione. In particolare il comune denominatore è l’imposizione di un modello.

A prima vista potrebbe sembrare un accostamento strampalato, persino azzardato, ma nell’era del Burqa occidentale, ovvero la taglia 42, le polemiche divampate sotto il sole d’agosto sono lo specchio di una società che impone alle donne come vestirsi o svestirsi e come “apparire”, ignorando del tutto che conta di più l’”essere”. La vicenda mi tocca da vicino, come giornalista, come donna e come appartenente alla categoria delle “rotonde”.

Il trio delle cicciottelle- Iniziamo da 3 straordinarie atlete, Guendalina Sartori, Claudia Mandia e Lucilla Boari, che alle Olimpiadi di Rio hanno sfiorato l’impresa nel tiro con l’arco, perdendo il bronzo per un soffio e piazzandosi quarte. La foto con i loro sorrisi è bellissima, è l’immagine di chi per anni si è impegnato, tra sacrifici, allenamenti sfiancanti, speranze, rinunce, solo per quei pochi minuti. La sfida della loro vita portata avanti in nome di tutta l’Italia. Quattro anni di lotte per pochi attimi di sfida. Probabilmente, come ogni atleta che arriva quarto, passeranno i prossimi anni a chiedersi qual è stato l’istante che le ha allontanate dal podio. La mattina dopo una notte trascorsa insonne per la delusione hanno scoperto dal Resto del Carlino di non essere le atlete olimpioniche che hanno fatto un’impresa, ma di essere “il trio delle cicciottelle”. Quel titolo scatena la polemica ed interviene con una nota durissima la Fitarco. Il direttore di QS Giuseppe Tassi (che sarà poi sospeso) spiega: “era una connotazione affettiva” (la frase si commenta da sola). Poi peggiora la situazione: “mi scuso con i lettori se ho urtato la loro sensibilità”. A lui quindi non importa l’aver offeso tre atlete mondiali, ma di aver urtato la sensibilità di chi legge. Evidentemente pensa che in fondo sono abituate a sentirsi appellare in quel modo. Anche Vanessa Ferrari ha sfiorato il bronzo ed è arrivata quarta ma nei titoli nessuno si è soffermato sull’aspetto fisico.

Le 8 conduttrici sospese- La tv di stato egiziana ha sospeso 8 conduttrici di telegiornali perché in sovrappeso e ha dato loro 1 mese di tempo per dimagrire e poter tornare sullo schermo. Tra un mese se vorranno mantenere il lavoro non dovranno superare alcun colloquio che testi la loro preparazione o professionalità, ma gli sarà chiesto di salire sulla bilancia. La polemica è finita in Parlamento,dove il dibattito si è concentrato sul peso ideale delle giornaliste. Il termine usato è bakabouzas, più o meno l’equivalente delle cicciottelle italiane. Un fatto simile non può accadere in Italia e non perché siamo un Paese civile, quanto piuttosto perché a condurre i tg non ci sono giornaliste in sovrappeso. A meno che non si voglia far passare l’ipocrisia che le giornaliste televisive italiane siano tutte snelle o che quelle in carne non siano abbastanza competenti o professionali.

Il burkini– la polemica è scoppiata in Francia, a Nizza, dopo che il sindaco ha disposto il divieto d’indossare il burkini ( nato dall’unione tra burqa e bikini). Multe, per motivi di sicurezza, alle islamiche che lo indossano. Mi chiedo se una cintura esplosiva o un kalashnikov possa passare inosservato sotto una tuta. L’opinione pubblica si è divisa. Chi è d’accordo con le multe dice: “la spiaggia è occidentale se vuoi farti il bagno vestiti come noi”. Chi non capisce il divieto si chiede come mai possiamo andare in spiaggia nudi o possono andarci le suore con la tonaca e nessuno dice nulla ma vietiamo i burkini.

Tutti, favorevoli e contrari, concordano su un fatto: il problema è se il burkini lo indossi per scelta o per imposizione. A mio avviso non può essere una scelta coprirsi dalla testa ai piedi quando ci sono 40 gradi all’ombra e sei al mare. Quantomeno non è una scelta felice. Le nostre bisnonne indossavano qualcosa di analogo e deve essere stata una vera sofferenza. Quindi il burkini è un’imposizione. E’ l’imposizione di un modello culturale e di una visione della donna. Più che multare dovremmo operare per cambiare una cultura che impone un modello di vestiario alle donne, una cultura che impone un particolare modo di apparire facendolo coincidere con il modo di essere.

Riflettiamo sulla frase appena scritta e che troverà tutti d’accordo e sostituiamo la parola burkini con la taglia 42, con il titolo sulle cicciottelle, con le 8 giornaliste egiziane messe a dieta per mantenere il lavoro e chiediamoci se anche l’occidente progressista non imponga i suoi burqa alle donne. Chiediamoci, noi occidentali che ci sentiamo moderni e liberali nel difendere le donne oppresse dal burkini se anche noi non imponiamo modelli che umiliano e opprimono le donne, modelli che diventano strumenti di violenza psicologica sulle donne.

Come chiamiamo l’imperativo di essere magre imposto dai media, dalla pubblicità che impone alle donne che la taglia 40- 42 è quella che devi avere per essere accettata, per non finire sui giornali come cicciottella, per non essere umiliata? Perché mentre le nostre atlete arrivavano al quarto posto lo sguardo del cronista si è posato sul loro corpo e non sull’impresa? Perché chi conduce un telegiornale deve apparire diversa rispetto a quel mondo reale che pure descrive? Perché ci scandalizziamo se una donna va con il burkini in spiaggia e nessuno batte ciglio se intere generazioni di adolescenti fanno la fame per somigliare alle modelle? La domanda è: migliaia di adolescenti scelgono liberamente di vomitare, di vivere di carote e acqua, di sfiancarsi in palestra e di non dedicare un solo minuto della loro vita invece ad amarsi di più? Il digiuno come strumento per essere accettate dalla società è davvero una scelta libera e consapevole?

Oggi come ieri, in Europa come nell’Islam a decidere come deve apparire e come deve essere vestita o svestita una donna è l’occhio dell’uomo, uno sguardo che resta fuori e non varca mai alcuna porta. Ma l’intera società si uniforma a queste imposizioni culturali. Anita Ekberg, icona degli anni ’50 e ’60 oggi sarebbe additata come la “bella cicciottella” e al massimo farebbe da comparsa in una fiction.

Non mi stupirei se nelle spiagge alla moda tra un paio di anni multassero le donne con la cellulite o con i fianchi larghi, se trovassimo lidi balneari con la scritta: qui non entrano le cicciottelle.

Sono contraria al burqa e ad OGNI cultura che opprime e strumentalizza la donna, che ne viola e ne limita la libertà.

Mi spaventa qualsiasi imposizione che limita la mia libertà di apparire diversa perché io sono diversa e il termine diversa non significa peggiore, significa unica.

Forse dovremmo iniziare a difendere la nostra unicità, la nostra bellezza unica in un mondo che ci obbliga a indossare un burqa che ha la farfallina tatuata sull’inguine.

Je suis cicciottella. Je suis unica.

Rosaria Brancato

8 commenti

  1. La prossima edizione di striscia la notiza sarà presentata da belen rodriguez e Michel Hunziker …I giornali hanno sottolineato che entrambe sono note per il loro lato b. Se questo non è un problema per loro ….forse qualche domanda dovrebbero farsela per prima le donne.

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  2. La prossima edizione di striscia la notiza sarà presentata da belen rodriguez e Michel Hunziker …I giornali hanno sottolineato che entrambe sono note per il loro lato b. Se questo non è un problema per loro ….forse qualche domanda dovrebbero farsela per prima le donne.

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  3. La similitudine tra burkini e tg.42 è ben raccontata. Mentre l’altro articolo targato “Andaloro” Sembra suggerito da qualche imam per i lettori più ingenui.

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  4. La similitudine tra burkini e tg.42 è ben raccontata. Mentre l’altro articolo targato “Andaloro” Sembra suggerito da qualche imam per i lettori più ingenui.

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  5. Raggiuni avi Donna Sarina!

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  6. Raggiuni avi Donna Sarina!

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  7. DONNA SARINA SMETTIAMOLA DI PARLARE DI CULI IN ARIA E ALLAH, FINIAMOLA PRIMA CHE E’ TROPPO TARDI. GIA’ OGGI UNA ORGANIZZAZIONE CATTOLICA, DIVENTATA DA OGGI CATTOCOMUNISTA HA CENSURATO UN PROPRIO MONSIGNORE ARCIVESCOVO DI FERRARA, VOGLIO OMETTERE IL NOME NON E’ GIUSTO, IN QUANTO HA CRITICATO I CULI IN ARIA. MENO SI PARLA DI QUETI E’ MEGLIO. VI STATE SOTTOMETTENDO SILENZIOSAMENTE E INEVITABILMENTE A QUESTI RETROGRADI MEDIOEVALI. NON PARAGONIAMO LA COSTRIZIONE CONTRO UNA PARTE DELL’UMANITA’ CON IL DISORDINE MENTALE DI UGUAGLIARE LE MODELLE ANORESSICHE O PEGGIO. PIU’ RIMPATRI E’ L’ITALIA RITORNERA’ UN PAESE OCCIDENTALE NORMALE. NON PARAGONI QUESTE TORTURE O UNGIORNO NON SI PARLERA’ PIU’ DI DONNA SARINA, IN QUANTO SARA’ OBBLIGATA A STARE IN CASA

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  8. DONNA SARINA SMETTIAMOLA DI PARLARE DI CULI IN ARIA E ALLAH, FINIAMOLA PRIMA CHE E’ TROPPO TARDI. GIA’ OGGI UNA ORGANIZZAZIONE CATTOLICA, DIVENTATA DA OGGI CATTOCOMUNISTA HA CENSURATO UN PROPRIO MONSIGNORE ARCIVESCOVO DI FERRARA, VOGLIO OMETTERE IL NOME NON E’ GIUSTO, IN QUANTO HA CRITICATO I CULI IN ARIA. MENO SI PARLA DI QUETI E’ MEGLIO. VI STATE SOTTOMETTENDO SILENZIOSAMENTE E INEVITABILMENTE A QUESTI RETROGRADI MEDIOEVALI. NON PARAGONIAMO LA COSTRIZIONE CONTRO UNA PARTE DELL’UMANITA’ CON IL DISORDINE MENTALE DI UGUAGLIARE LE MODELLE ANORESSICHE O PEGGIO. PIU’ RIMPATRI E’ L’ITALIA RITORNERA’ UN PAESE OCCIDENTALE NORMALE. NON PARAGONI QUESTE TORTURE O UNGIORNO NON SI PARLERA’ PIU’ DI DONNA SARINA, IN QUANTO SARA’ OBBLIGATA A STARE IN CASA

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