Sindemia, l’aggregazione di due o più epidemie concomitanti
“Era in quel giorno morta di peste, tra gli altri, un’intera famiglia. Nell’ora del maggior concorso, in mezzo alle carrozze, i cadaveri di quella famiglia furono, d’ordine della Sanità, condotti al cimitero suddetto, sur un carro, ignudi, affinché la folla potesse vedere in essi il marchio manifesto della pestilenza. Un grido di ribrezzo, di terrore, s’alzava per tutto dove passava il carro; un lungo mormorio regnava dove era passato; un altro mormorio lo precorreva. La peste fu più creduta: ma del resto andava acquistandosi fede da sé, ogni giorno di più…”.
L’inizio
Dall’autunno 1629 al maggio 1630 la peste invase vite e persone, portando morte e sofferenza con una velocità tale da riuscire a far breccia in Milano. L’epidemia si diffuse nei luoghi del passaggio dei Lanzichenecchi, ma quel che, secondo la fedele ricostruzione di Manzoni le permise di impossessarsi della città meneghina, fu in realtà dovuto all’atteggiamento con il quale i cittadini approcciarono al problema. Negligenza e incuria delle pubbliche autorità nel cercare di arginare il contagio non permisero adeguate attenzioni e profili di profilassi.
Posizioni
Non vi sembra di aver un deja-vù? Ripercorrete un po’ quello che da quasi un anno sta accadendo, e soprattutto le posizioni variegate e variopinte che sono state prese da leader, primi ministri, scienziati, opinionisti (siamo in una società dove i mass media pagano chi da la sua opinione, pur non avendo alcuna competenza o know-how per farlo…eh, il progresso!!). E se è vero che il popolo continua e tenere posizioni dubbie, alle volte assurde, abbiam definito negazioniste…cosa dire di chi invece avrebbe/dovrebbe proteggerci? Cosa hanno pensato e che posizione hanno preso i “padri” del popolo a tutela dei loro figli?
Incredulità
Nella Milano dei Promessi Sposi la peste entrò in città e si diffuse lentamente inizialmente, ma la popolazione non credette alle cause dell’epidemia e accusò persino medici (la storia ci ritorna tra quei nomi Lodovico Settala). Il contagio si diffuse tanto più quanto le autorità faticarono ad affrontare la situazione e considerarla con la serietà e l’attenzione che avrebbe necessitato.
Significato del padre
Chi e cosa è un padre? Un padre introduce la differenza. Il padre scinde la diade madre-figlio ed indica un percorso di emancipazione che consente un processo di costruzione dell’identità. Il padre è istanza di responsabilità civile e di stratificazione culturale. E quando manca un padre? Quando non ci sono padri, o sono assenti i “padri” del popolo, proprio per come successe durante la peste di manzoniana memoria…proprio per come sta succedendo ora, durante una pandemia che toccherà ai posteri raccontare?
Il vuoto
Il Nome del Padre, come Lacan ha mirabilmente rappresentato nelle sue opere, rappresenta quell’ istanza normativa dentro la quale ogni pulsione di vita può essere condotta, e che individua recinti e strade entro le quali poterla canalizzare. Quando il Nome del Padre manca e non può rispondervi, il soggetto incontra un vuoto, e quel vuoto determina uno spazio di psicosi, che a tutt’ oggi diremmo quasi ordinaria da osservatori neanche poi così tanto profondi.
Sindemia
Virus e Psicosi…contagio e contagio…non credete le psicosi possano esser collettive e da contagio? Non avete ancora realizzato che in realtà questo tempo ci sta restituendo una sindemia? Richard Horton, direttore della celebre rivista scientifica The Lancet, per primo il 10 Novembre 2020 ha allargato la visuale di questo tempo storico, delineando questa idea: il termine sindemia deriva dal greco συν, insieme, e δήμος, popolo, con sottinteso νόσημα, malattia, e descrive l’aggregazione di due o più epidemie concomitanti o sequenziali o di gruppi di malattie in una popolazione, con conseguenti interazioni biologiche che aggravano la prognosi delle patologie singolarmente considerate.
Psicosi ordinaria
Virus e Psicoi. Contagio e contagio. I professionisti della salute mentale in questa seconda ondata, ancor di più, stanno assistendo ad un aumento esponenziale di richieste d’ intervento, di recrudescenza di funzionamenti sotto soglia o di sintomi. E questa psicosi ordinaria, che i mass media stanno cominciando a raccontarci ogni giorno pian piano, come rientra nel campo di una “clinica del funzionamento”, come dice J.A. Miller: è tutto ciò che “funziona” in quanto fa da tenuta dell’essere del soggetto, a livello del suo funzionamento sociale, del rapporto con il suo corpo, nel costrutto della sua identità e nella sua percezione soggettiva. Talmente condivisa, talmente sovrapponibile proprio perché media, come funzionamento, da potersi considerare una vera psicosi ordinaria collettiva.
Tutelare
Ed allora, il contagio diventa una dimensione virale e psicologica, una soluzione di continuità dove quanto più non si è riusciti a gestire e responsabilizzare lo spazio a tutela della propria integrità, tanto più si sono esacerbate disfunzioni disadattive alla non regola, e all’ impossibilità di consentirsi un limite – perché l’assenza dei Padri, o del Nome del Padre, non ha consentito si strutturasse.“I medici opposti alla opinion del contagio, non volendo ora confessare ciò che avevan deriso, e dovendo pur dare un nome generico alla nuova malattia, divenuta troppo comune e troppo palese per andarne senza, trovarono quello di febbri maligne, di febbri pestilenti: miserabile transazione, anzi trufferia di parole, e che pur faceva gran danno; perchè, figurando di riconoscere la verità, riusciva ancora a non lasciar credere ciò che più importava di credere, di vedere, che il male s’attaccava per mezzo del contatto”.
La vacatio del Padre, non consente al figlio di conoscere, e nella misconoscenza, germoglia quella psicosi ordinaria che ritiene legittima qualsiasi posizione personale, quelle mutazioni dell’etica del soggetto caratterizzata dal predominio del principio di godimento e di trasgressione “a tutti i costi” su quello della Legge stabilita dal Nome-del-Padre. Solo così, culturalmente riusciremo a divergere dall’ individualismo regressivo di cui continuiamo a far finta di non volerci assumere responsabilità ed oneri…l Io collettivo giace silente sotto i piedi dell’ Ego ipertrofico di ognuno.
Vincenzo Maria Romeo
Psichiatra – Psicoanalista