Un medico palermitano racconta la sua esperienza: "Molti vanno al nord perché non conoscono le nostre eccellenze"
“Molte persone vanno fuori e anche io ero già programmato per fare l’intervento al nord ma poi ho scelto l’ospedale Piemonte di Messina”. A scrivere è il dottor Matteo Tutino, chirurgo plastico palermitano.
“Sono stato operato da un équipe eccezionale, guidata dai cardiologi Giuseppe Picciolo e Giulio La Rosa – scrive – ed ho avuto un intervento al cuore con tecnologia d’avanguardia. Oggi esco dopo appena soli tre giorni di degenza. Ho ricevuto la terapia chirurgica della fibrillazione atriale ancor più avanzata dal punto di vista tecnologico della chirurgia robotica. Con un sistema altamente sofisticato di navigazione intra cardiaca, sembra di stare all’interno di una capsula spaziale, viene eseguita l’ablazione con radiofrequenza, tecnologia nuova con margine di errore pari a zero. Il reparto di cardiologia del Piemonte di Messina è una delle eccellenze italiane ed internazionali: sono felice di aver affidato la mia vita nelle loro mani”.
TOP!!!
Ho avuto il piacere di lavorare , in veste di infermiera professionale nella predetta sala
di elettrostimolazione della cardiologia dell’ospedale Piemonte e posso confermare l’eccellenza che è stata prima e la grande eccellenza che continua ad essere oggi. È inutile andare fuori della nostra terra , quando abbiamo i migliori medici e infermieri , che non hanno niente da invidiare a quelli del nord! Oltretutto i medici del nord sono una grossa fetta di professionisti siciliani. Ad maiora a tutta l’équipe.
Spesso i nostri migliori medici vanno via per lavorare al Nord, dove non sono sotto organico, trovano organizzazione, macchinari e tecnologia all’avanguardia. Quando tutto questo si riesce a realizzare da noi, ecco che si hanno queste eccellenze. Nelle realtà ospedaliere (rare purtroppo) dove ciò viene replicato, gli esempi di ottima sanità non mancano. Se poi si riuscisse anche gratificare economicamente questi operatori sanitari, come avviene al Nord, col cappero che i nostri giovani (e meno giovani) andrebbero a lavorare su.