Diversi soci fondatori e apertura totale alla partecipazione: "La squadra è un bene comune e va tutelato. Capisaldi democrazia e competenza"
MESSINA – “La nostra è una crisi endemica, non si può dire altrimenti”. È con queste parole che Antonino Indaimo ha aperto la conferenza stampa con cui alcuni imprenditori, che si stanno impegnando nel progetto Cooperativa Messina calcio, si è presentato alla città e ai tifosi. Tifosi che, nell’idea alla base dell’iniziativa, devono rivestire un ruolo diverso, centrale e non da “clienti”.
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Indaimo ha quindi spiegato: “Perché nasce questo progetto? Perché siamo stanchi. La squadra di calcio è un bene comune, dei tifosi e di tutte le persone che ne a cuore le sorti. Il tifoso rimane anche se non vince, non c’è un termine alla propria passione né uno scopo di lucro. Vuole vedere la sua squadra giocare, si muove solo per passione. Siamo stanchi di assistere a questo teatro tragicomico. Vogliamo prendere nelle nostre mani le sorti, custodirlo e preservarlo, è il momento di prendere in mano il Messina e dimostrare che è possibile gestire una squadra di calcio dal basso. Come vogliamo farlo? Fondando una cooperativa di tifosi che li porti a essere responsabili della squadra e non solo clienti. Non c’è garanzia più grande. Bisogna riconnettere il tessuto imprenditoriale della provincia con la squadra. Il fine ultimo deve essere il bene del Messina”.
“Democrazia e partecipazione dei tifosi per il bene del Messina, gli esempi internazionali non mancano”
E ancora: “Ci sono esempi vicini e lontani di cose che appaiono già oggi: in Spagna ci sono società sportive, club che accolgono i tifosi all’interno che acquistano quote, eleggono il presidente, vigilano sull’operato; ci sono anche le Sad che, pur mantenendo i tifosi all’interno, si aprono agli investitori per un massimo del 25%. In Germania ci sono associazioni di persone che hanno lo scopo di promuovere finalità sociali e solo dopo economica. I soci si candidano a vari ruoli con elezioni regolari. La formula è del 50%+1, che deve rimanere di proprietà dei tifosi. Ci sono anche in Inghilterra. E in Italia? Molto poco, manca un esempio concreto e ambizioso, mancano anche le leggi. Però ci sono degli esempi come l’Enna calcio, che ha un discreto numero di soci e oggi è in Serie D. C’è il Modena Sport Club che ha l’1% del Modena, ma c’è anche il Sud Tirol che è con azionariato popolare. Insomma qualcosa c’è”.
“Occorre puntare sul settore giovanile e un impianto di proprietà”
Ha continuato l’imprenditore Indaimo: ” Quali sono i pilastri del nostro progetto? Democrazia: una testa un voto. A prescindere dalla quota che uno versa ha diritto di voto, così si crea partecipazione. Così c’è anche trasparenza, perché bisogna approvare I bilanci ad esempio? Competenza è un altro pilastro: a ognuno le sue competenze. Progettualità: per un un futuro serve un progetto che parta dalle basi, cioè il settore giovanile, che il Messina non ha da 20 anni, ma anche un impianto di proprietà dove allenarsi. Qualcosa che darebbe grande valore alla società, che deve essere in grado di camminare sulle sue gambe. E poi bisogna ricostruire il rapporto con la comunità, perché il calcio è questo. L’idea è garantire la partecipazione il più grande possibile, ma dato che il calcio è un mondo difficile e la sostenibilità economica è fondamentale bisogna creare capitale facendo partecipare imprenditori piccoli, medi, grandi, favorirlo in tutti i modi. Alla partecipazione va di pari passo la fidelizzazione: i soci devono avere dei vantaggi, pensiamo agli sconti su abbonamenti, biglietti, magliette. Le cooperative possono consentire tante cose. Bisogna essere ambiziosi, ma farlo coi giusti tempi: bisogna partire per forza dal settore giovanile, senza discussioni, e si spera poi un centro sportivo”.
“I tifosi messinesi sono unici”
Indaimo ha concluso: “Ci sono molte persone rassegnate ma anche tantissime che hanno mostrato entusiasmo. Ci sono. È vero che a Messina siamo un po’ disfattisti, ma dove li trovate 5mila tifosi che vanno a riempire un settore ospiti come fatto dai messinesi ad Avellino con una squadra in queste condizioni o le centinaia di Potenza? Ci siamo”.
Al fianco di Indaimo anche Ezio Sindoni, Andrea Trimarchi, Tina Gullo, Giovanni Giorgianni, Danilo D’Anieri e Alessandro Certo. In platea diversi altri soci fondatori della cooperativa, decine di tifosi (tra loro anche il consigliere comunale Dario Carbone) e alcuni imprenditori. In streaming, invece, a partecipare sono stati in centinaia, tra chi ha solo assistito e chi ha commentato attivamente.

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