Blitz dei carabinieri contro la mafia rurale del palermitano. Luigi Cino coinvolto per un certificato ai parenti del boss
C’è anche un primo cittadino tra gli indagati dalla Dda di Palermo sulla cosca mafiosa di Camporeale, sfociata in 6 arresti dei Carabinieri.
Indagato il sindaco Cino
E’ il sindaco del centro palermitano, Luigi Cino, eletto nel 2022. L’ipotesi d’accusa, che ora sarà approfondita per essere confermata o smentita, riguarda la certificazione della corretta messa alla prova per Giuseppe e Pietro Bologna, oggi arrestati nel blitz antimafia. Si tratta di un certificato controfirmato dal primo cittadino che in qualche modo sospende la pena per chi compie lavori di pubblica utilità. Il boss del clan Antonio Sciortino, inoltre, spiega la magistratura di Palermo, avrebbe portato voti a Cino alle ultime elezioni.
I nomi
Ecco gli arrestati: Antonino Sciortino (62 anni), Antonino Scardino (59), Giuseppe Bologna (63), Pietro Bologna (68), Giuseppe Vinci (50), Raimondo Santinelli (37).
Gli ordini dal carcere
La direzione distrettuale antimafia ha scoperto che il boss del clan continuava a gestire gli affari anche dal carcere, con la complicità della moglie. Così il capoclan comunicava in particolare al cugino Antonino Scardino, reggente, per avere l’ultima parola anche nella compravendita, a un prezzo imposto, di bovini e ovini destinati al macello.
La mafia rurale di Camporeale
Inoltre, l’indagine ha permesso ai carabinieri di ricostruire casi nei quali anche semplici cittadini si sarebbero rivolti al clan per ottenere l’autorizzazione preventiva all’acquisto di fondi agricoli, al recupero di crediti da debitori insolventi e ancora per dirimere controversie sorte tra privati.
