La droga spacciata sui social, condannata la "Dinastia" mafiosa di Barcellona

La droga spacciata sui social, condannata la “Dinastia” mafiosa di Barcellona

Alessandra Serio

La droga spacciata sui social, condannata la “Dinastia” mafiosa di Barcellona

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venerdì 23 Dicembre 2022 - 10:48

Chi è stato scagionato e chi assolto alla fine del processo. Nella retata del 2020 finirono i rampolli del clan e i pusher

BARCELLONA – Sono 12 condanne, 8 assoluzioni totali e tante assoluzioni parziali quelle decise dal Tribunale di Barcellona (presidente Orifici) alla fine del processo Dinastia, l’inchiesta dei Carabinieri sull’ascesa dei rampolli del clan del Longano e il mercato della droga tra il barcellonese e Milazzo. In questo processo ci sono soprattutto i componenti della rete di pusher da loro controllati, mentre i presunti capi hanno scelto di definire la partita in precedenza: il processo con 42 condanne è stato definito in appello la scorsa estate.

Ecco invece la sentenza di primo grado per gli imputati che avevano scelto il rito ordinario: 17 anni e mezzo per Alessio Catalfamo, 22 anni per Francesco Duilio Doddo, 10 anni per Tindaro Giardina, 8 anni e mezzo per Antonino Iacono, 30 anni (in continuazione con precedenti condanne) per Simone Mirabito, 12 anni per Edmond Ndoj, 4 anni per Vincenzo Nucera, 6 anni e 8 mesi per Vincenzo Rosano, 1 anno e mezzo ( in continuazione) per Andrea Sgroi, 16 anni e 8 mesi per Filippo Torre e Francesco Turiano, 6 anni per Salvatore Torre.

Assolti del tutto: Antonino Chiofalo, Mauro Di Bella, Marco Formica, Luciano Fugazzotto, Sebastiano Salicola, Giuseppe Torre, Roberto Torre, prescrizione per Cristina Di Salvo.

L’Accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Fabrizio Monaco e Francesco Massara, aveva invocato condanne anche più severe. Hanno difeso gli avvocati Antonio Spiccia, Fabrizio Formica, Giuseppe Tortora, Tommaso Autru Ryolo, Salvatore Silvestro e Giuseppe Donato.

La retata dei Carabinieri è scattata nel 2020 ed ha documentato l’intenso giro di droga, ma anche le estorsioni a tappetto, gestite dalle nuove leve della “dinastia” mafiosa di Barcellona, che aveva rapporti anche gli spacciatori di Giostra, a Messina e che utilizzava anche i canali dei social per piazzare le dosi e raggiungere giovanissimi clienti (leggi qui LO SPACCIO 2.0)

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