Tre location diverse, moltissimi artisti, per la Festa Europea della Musica 2020. Ma tutto senza pubblico, in streaming....
Domenica u.s. si è svolta in tutta Europa la Festa della Musica, una sorta di celebrazione collettiva in onore di questa divina fra le arti, e anche la nostra città ha voluto partecipare, offrendo un impegnativo programma, ove si è spaziato dalla musica classica, al rock, al jazz, alla musica popolare, ai cantautori italiani, fino alle Cover di complessi famosi (uno per tutti gli U2). Svoltosi in tre diverse “location”, L’Arena Cicciò, il Teatro Vittorio Emanuele e la Basilica di S. Antonio, il mega evento ha visto esibirsi moltissimi artisti, (non ne cito alcuno per non fare torto ad altri) in un’offerta musicale che, anche nell’ambito della classica, non si è limitata a brani famosi o popolari, come ci si potrebbe aspettare da occasioni di questo tipo, ma, solo per fare un esempio, è iniziata al Teatro con l’esecuzione della difficile e complessa Ballata n. 4 op. 52 di Chopin, uno dei brani più profondi e straordinari dell’intera letteratura pianistica dell’ottocento. Notevole l’inaugurazione, al mattino: un incantevole video dello Stretto di Messina all’alba, con le suggestive note del Sax di Nat Minutoli. Il tutto però, si è svolto senza pubblico, in “streaming”, attraverso i freddi video degli smartphone, nessun applauso, solo “like”, nessuna commozione, nessun trasporto.
La pandemia del Corona Virus ha sicuramente piegato ogni forma di attività, sociale, economica, artistica, culturale. Anche oggi che sembra stiamo uscendo da questo incubo (così definito nel suo toccante discorso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), a Messina il Museo Regionale rimane chiuso, per motivi non troppo chiari. È ancora chiusa la Biblioteca Regionale di Messina, vero polo culturale attrattivo della città, nonostante gli sforzi appassionati della sua direttrice, Tosi Siragusa, della quale non posso dire di più per palese conflitto di interessi, essendone il consorte. Ma forse è proprio la musica, insieme al Teatro, quella che ha pagato il prezzo più alto. Avrei forse potuto accreditarmi come giornalista per assistere dal vivo all’evento, non lo so, non ci ho neanche provato, mi sembrava che sarei stato un privilegiato, mentre un concerto musicale è condivisione di ascolto, di stati d’animo, di impressioni dal vivo, in una parola di coinvolgimento emotivo, impossibile in “streaming”. Per ritrovare l’ultimo concerto di musica classica al quale abbiamo assistito, dobbiamo risalire al 29 febbraio (maledetto anno bisestile!), ove, per l’Associazione V. Bellini, si sono esibiti Il Quartetto Echos e il Quartetto Celia, eseguendo, tra l’altro, l’entusiasmante Ottetto di Mendelssohn, mentre qualche giorno prima, domenica 23 febbraio, avevamo assistito al concerto di Noa, ospite dell’Accademia Filarmonica, con una sala piena, nessun distanziamento sociale e nessuna conseguenza (evidentemente il virus qui non era ancora arrivato). Per i concerti della Filarmonica Laudamo dobbiamo andare ancora indietro nel tempo, al 16 febbraio, con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Corelli, ed il celebre solista Bruno Schneider al corno. Sabato 29 febbraio – anche se il concerto è stato probabilmente l’unico evento andato in scena nelle sale messinesi in quel periodo, essendo tutti gli altri annullati o rinviati a data da destinarsi a causa, diretta o indiretta, del “Corona virus” – nessuno probabilmente avrebbe immaginato che quello sarebbe stato l’ultimo concerto della stagione. Certo la maggior parte dei concerti programmati è stata rappresentata, e probabilmente abbiamo anche assistito ai concerti fra i più interessanti, ma, solo per fare un esempio, non abbiamo potuto ascoltare dal vivo, per la Filarmonica Laudamo, lo splendido Requiem di Faurè, che sarebbe stato il Concerto di Pasqua, e si sarebbe tenuto, con la direzione di Michele Amoroso, alla Chiesa di Santa Caterina di Valverde. Avevo esordito all’inizio dell’anno con un pezzo sul 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven, illustrando i principali eventi che si sarebbero tenuti nel corso dell’anno in Europa e anche in Sicilia. Non so quanti di questi hanno potuto avere luogo o si terranno prossimamente, pare sia confermato il Festival di Salisburgo dal 1 agosto. Certo è che non è stato un anniversario fortunato, pazienza… la grandezza di Beethoven rimane tale anche senza celebrazioni. Il concerto del 29 febbraio è anche l’ultimo che ho recensito, poi anche in me ha prevalso il silenzio. Ho rifuggito all’inizio anche l’ascolto della musica a casa, in cd o vinile, e non ho potuto scrivere più nulla……”E come potevamo noi cantare….” scriveva il grande Quasimodo, quando una tristezza mista a sgomento ti priva di quello che fino al giorno prima era la normalità, ma anche il cibo spirituale per molti di noi, cioè la musica nelle sale concertistiche. Ma poi la musica, inevitabilmente, ha ripreso il sopravvento. Ho ascoltato spesso durante il “lockdown” la Sinfonia n. 5 di Beethoven, sia per onorare, nel mio piccolo, l’anniversario di questo immenso genio, sia perché l’ascolto della Quinta l’ho trovato particolarmente adatto in questo frangente. Nel primo movimento, famosissimo, il destino batte minacciosamente alla porta, e, come il Corona Virus, ci palesa l’ineluttabilità del fato, al cospetto del quale l’uomo può solo chinarsi. L’ultimo movimento, però, è un trionfo affermativo dell’uomo, che risorge dalla sconfitta, e ritrova la sua grandezza solo in quanto consapevole della sua debolezza. Ed eccomi quindi riprendere a scrivere di musica, sperando di rivedervi presto alle prossime stagioni musicali, forse distanziati, ma sicuramente numerosi, e affamati di musica dal vivo, non del suo surrogato in “streaming”. Certo, con le regole attualmente vigenti, non sarà facile rappresentare concerti neanche per gli esecutori, molto difficile per le orchestre (complicato sia mantenere il distanziamento che indossare le mascherine), quasi impossibile, per motivi intuitivi, per i cori. Quanto alla Festa della Musica, l’evento, ove si fosse potuto celebrare dal vivo, sarebbe stato entusiasmante, in “streaming” ho assistito un po’ a diverse performance, ma, non me ne vogliano gli apprezzabilissimi organizzatori e artisti, a un certo punto non ho potuto più staccarmi dalla visione del televisivo Canale 23, che ha mandato in onda una sublime rappresentazione del Don Giovanni mozartiano dalla Scala di Milano, per la direzione di Riccardo Muti, anch’esso per la maratona delle Festa della Musica.